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Notiziario Marketpress di Giovedì 29 Giugno 2006
 
   
  PROPRIETÀ FARMACIE, COMMISSIONE UE APRE INFRAZIONE CONTRO ITALIA MDC: “LIBERALIZZARE IL SETTORE. I FARMACISTI? UNA DELLE CORPORAZIONI PIÙ CHIUSE DEL NOSTRO PAESE”

 
   
  Roma, 26 giugno 2006 - “L’intervento della Commissione europea sulle restrizioni normative in materia di farmacie può essere l’occasione giusta anche per il nostro Governo di affrontare seriamente la questione della liberalizzazione del settore”. Così Antonio Longo, presidente del Movimento Difesa del Cittadino (Mdc) commenta la decisione della Commissione Europea di adire la Corte di Giustizia Ue per l’incompatibilità della normativa italiana sulle farmacie con la libertà di stabilimento e con la libera circolazione dei capitali previste dal trattato Ce. L’esecutivo europeo contesta il divieto d’acquisizione previsto dalla legislazione italiana di partecipazioni da parte di imprese aventi un’attività di distribuzione di medicinali, o legate a società aventi tale attività, in società farmaceutiche private o in farmacie comunali. La Commissione punta inoltre il dito anche contro la riserva di titolarità di farmacie private ai soli farmacisti o alle sole persone giuridiche composte da farmacisti. “I farmacisti – aggiunge Longo - sono una delle corporazioni più chiuse del nostro Paese: vogliono mantenere il numero chiuso delle farmacie, ostacolano qualsiasi ipotesi di vendita dei farmaci da banco nei supermercati, limitano le possibilità di accesso dei farmacisti disoccupati, ma nello stesso tempo vogliono essere liberi di vendere non solo i farmaci ma anche giocattoli, prodotti da erboristeria, creme di dubbia efficacia per cellulite e ringiovanimento. Come se fossero un bazar ma con privilegi da “casa della salute”, come recita una costosissima campagna stampa fatta da Federfarma nel disperato tentativo di recuperare l’immagine molto sfocata del settore”. Mdc chiede con forza un intervento che aiuti i cittadini a risparmiare, i giovani farmacisti a trovare lavoro e il sistema del commercio a liberalizzarsi sempre più, all’insegna di una vera società aperta e non chiusa e asfittica per la responsabilità delle corporazioni. .  
   
 

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