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Notiziario Marketpress di
Mercoledì 05 Dicembre 2007 |
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GLI ACCONCIATORI TRENTINI DI FRONTE ALLE NUOVE SFIDE DELLA RIFORMA DELLA DISCIPLINA DI SETTORE “ABBIAMO CERCATO DI MITIGARE GLI EFFETTI DELLA LEGGE BERSANI”
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Superfici minime più elevate, parcheggi obbligatori, apertura annuale e semplificazione normativa attraverso la predisposizione di un regolamento provinciale che sostituirà tutti i diversi regolamenti comunali ad oggi in vigore, ma soprattutto qualificazione della professione e formazione dei giovani attraverso l’utilizzo dei maestri artigiani nei percorsi di abilitazione e nella scuola professionale attraverso le Botteghe scuola: questa la “via trentina” degli acconciatori (800 aziende con 2500 addetti) di fronte alla nuova legge sulle liberalizzazioni che ha riformato la disciplina di settore, annunciata il 3 dicembre a Rovereto al terzo convegno provinciale degli acconciatori trentini dai vertici della categoria e dall’assessore all’artigianato Franco Panizza. Tra gli interventi al convegno “L’acconciatore, la crescita di una professione” anche quello del presidente dell’Associazione Artigiani e Piccole imprese Dario Denicolò. La legge n. 174/2005 (Disciplina dell’attività di acconciatore) ha riformato la disciplina del settore. Alcuni disposizioni della legge, quali la figura unica dell’acconciatore che sostituisce i vecchi “parrucchieri per uomo” (o addirittura barbieri) e “parrucchieri per donna”, non hanno avuto impatto in Trentino, dove già da tempo le distinzioni erano state superate dalle norme (autorizzazioni comunali “unisex” dal 1994) e dal sistema formativo (figura unica di parrucchiere uomo-donna). La Provincia ha recepito la disciplina dell’attività di acconciatore con la legge finanziaria per l’anno 2007 prevedendo due successivi atti, un Regolamento per regole generali sull’attività e una delibera della Giunta provinciale per l’abilitazione. Il quadro normativo anche provinciale è stato tuttavia modificato dal Decreto Bersani (Dl 7/2007) che da aprile ha eliminato la programmazione delle autorizzazioni comunali: anche la Provincia ha dunque dovuto adeguarsi, prima con una delibera ed ora con l’adeguamento dell’articolo18 bis nella legge finanziaria 2008. Nel suo intervento, Panizza si è soffermato in particolare sul regolamento per l’attività di acconciatore. “E’ chiaro – ha detto l’assessore all’artigianato - che l’abrogazione delle norme sulla programmazione ha tolto una parte importante al regolamento provinciale, che avrebbe avuto probabilmente l’obiettivo di accompagnare gradualmente il settore verso la liberalizzazione, non certo introdurla bruscamente. Per favorire l’equilibrato sviluppo del settore e valorizzare la funzione di servizio delle imprese di acconciatura, senza tuttavia poter agire attraverso la programmazione, si è cercato di puntare sull’elevazione dei requisiti qualitativi delle nuove imprese, a partire dai requisiti dei locali (superfici min. Più elevate e parcheggi obbligatori), nonché sulla necessità di garantire un apertura annuale (servizio per i residenti nelle zone turistiche). Proprio su questi aspetti ha “rilanciato” il direttivo della categoria, suggerendo un’ulteriore rafforzamento: requisiti tecnici dei saloni (superficie minima di 30 metri quadrati anziché 20) e urbanistici (obbligo, non solo indicazione, di dotazione minima di parcheggi pertinenziali più elevata, pari a quella prevista per il commercio). Aspetti, questi, sui quali è in corso la valutazione del Consorzio dei Comuni e degli Assessorati all’urbanistica e al turismo. Il regolamento provinciale sostituirà tutti i diversi regolamenti comunali ad oggi in vigore: i comuni potranno adottare proprie norme solo per aspetti particolari (requisiti edilizi ed urbanistici dei locali, consultazione con categorie, modalità presentazione delle denunce, ecc. ), comunque nei limiti delle regole “provinciali”. Si dovrebbe quindi avere una semplificazione del quadro normativo. Altro elemento di rilievo previsto dalla nuova normativa – sul quale si è soffermata pure la presidente provinciale degli acconciatori – riguarda l’introduzione dell’abilitazione professionale (prima era prevista una più semplice e breve “qualifica”) quale requisito necessario per poter svolgere l’attività in forma autonoma. Spetta alle Regioni e alle Province autonome definire lo standard professionale dell’acconciatore, l´organizzazione degli esami di abilitazione e i programmi dei corsi, tenendo conto dei criteri generali stabiliti dalla Conferenza Stato-regioni. La Provincia ha previsto in particolare (con la Finanziaria 2007) che la Giunta provinciale possa individuare un percorso di abilitazione che valorizzi le professionalità espresse dagli istituti del maestro artigiano e della bottega scuola. Nel corso del corrente anno la Conferenza Stato-regioni ha approvato i criteri generali ed è quindi necessario tracciare il percorso formativo di abilitazione per la professione. In considerazione della forte interdisciplinarietà del compito che ci si appresta a svolgere, l’Assessorato all’artigianato ha attivato un gruppo di lavoro trasversale alle competenze della formazione professionale e dell’artigianato che si occupi di redigere una proposta tecnica da sottoporre all’esame della Giunta provinciale. “La nuova impostazione – ha spiegato l’assessore Panizza - comporta un ruolo assolutamente centrale, e quindi anche propositivo, della Parte imprenditoriale: non si tratta infatti, come in altri casi di professioni artigiane regolate dalla legge, solamente di valutare requisiti in ragione di anni di lavoro o corsi frequentati ma, per la prima volta, di definire lo “standard professionale” delle imprese, in termini di attività svolte e competenze possedute. Come noto, la norma provinciale ha inoltre voluto introdurre un elemento di caratterizzazione territoriale, quale è il Maestro artigiano e la Bottega scuola, che dovranno essere valorizzati all’interno dei percorsi formativi per il conseguimento dell’abilitazione. Per il Maestro artigiano acconciatore, la notizia è che a breve partirà la seconda edizione del corso, attivata per cercare di soddisfare ad una consistente domanda di partecipazione che nel 2005 aveva portato all’esclusione di parecchi canditati in considerazione del numero massimo di 20 partecipanti al corso. Infine l’utilizzo dei Maestri artigiani nella scuola professionale: è una partita aperta, tutta da giocare con le scuole professionali; punto fermo rimane comunque l’utilizzo dei maestri artigiani nei percorsi di abilitazione, come previsto dalla legge provinciale. . |
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