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Notiziario Marketpress di Giovedì 13 Dicembre 2007
 
   
  UN QUADRO D´AZIONE UE PER UN MARE PIÙ PULITO

 
   
  Strasburgo, 13 dicembre 2007 Il Parlamento ha approvato definitivamente una direttiva che istituisce un quadro per l´azione comunitaria nel campo della politica per l´ambiente marino. Gli Stati membri dovranno adottare delle strategie volte a proteggere e preservare l´ambiente marino, prevenirne il degrado o, laddove possibile, ripristinare gli ecosistemi delle zone danneggiate. I programmi, sostenuti dal bilancio Ue, dovranno promuovere reti rappresentative delle zone protette ed essere accessibili al pubblico. Sulla base di un accordo negoziato con il Consiglio dalla relatrice Marie-noëlle Lienemann (Pse, Fr), il Parlamento ha approvato un pacchetto di emendamenti di compromesso che consente l´adozione in via definitiva della direttiva che istituisce un quadro per l’azione comunitaria nel campo della politica per l’ambiente marino all´interno del quale gli Stati membri dovranno adottare le misure necessarie per conseguire o mantenere un buono stato ecologico dell´ambiente marino entro il 2020. Questo quadro comune si è reso necessario poiché le misure esistenti volte a controllare e a ridurre le pressioni e gli impatti sull’ambiente marino sono state elaborate secondo un approccio settoriale. Ciò ha dato luogo, a livello nazionale, regionale, comunitario e internazionale, ad un insieme disomogeneo di strategie, normative e piani d’azione. La direttiva dovrebbe, fra l´altro, promuovere l´integrazione delle esigenze ambientali in tutti gli ambiti politici pertinenti e «costituire il pilastro ambientale della futura politica marittima dell´Unione europea». A tal fine dovranno essere elaborate ed attuate strategie intese a proteggere e preservare l´ambiente marino, prevenirne il degrado o, laddove possibile, ripristinare gli ecosistemi marini nelle zone in cui abbiano subito danni. Dovranno mirare inoltre e prevenire e ridurre gli apporti nell´ambiente marino, nell´ottica di eliminare progressivamente l´inquinamento per garantire che non vi siano impatti o rischi significativi per la biodiversità marina, gli ecosistemi marini, la salute umana o gli usi legittimi del mare. Gli Stati membri dovranno adottare le disposizioni legislative, regolamentari e amministrative necessarie per conformarsi alla direttiva entro tre anni dalla sua entrata in vigore (20 giorni dopo la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale). La direttiva si applica a tutte le acque marine e tiene conto degli effetti transfrontalieri sulla qualità dell´ambiente marino degli Stati terzi situati nella stessa regione o sottoregione marina. Con acque marine, si intendono le «acque, compresi il fondale e il sottosuolo, situate al di là della linea di base che serve a misurare l´estensione delle acque territoriali fino ai confini della zona su cui uno Stato membro ha e/o esercita diritti giurisdizionali (. )». Gli Stati membri, nell’adempiere gli obblighi che incombono loro in virtù della direttiva, dovranno peraltro tenere in debita considerazione il fatto che le acque marine soggette alla loro sovranità o giurisdizione formano parte integrante di "regioni marine". Per l´Italia, la regione di riferimento è il Mar Mediterraneo che, per tener conto delle specificità di una zona particolare, può essere suddiviso nelle seguenti sottoregioni: Mar Mediterraneo occidentale, Mare Adriatico, Mar Ionio e Mar Mediterraneo centrale, e Mar Egeo orientale. Ciascuno Stato membro dovrà quindi elaborare, per ogni regione o sottoregione marina interessata, una strategia per l´ambiente marino per le sue acque marine in base a un piano d’azione. Per quanto riguarda la sua preparazione, entro quattro anni dall´entrata in vigore della direttiva, occorrerà procedere a una valutazione iniziale dello stato ecologico attuale delle acque considerate e dell’impatto ambientale esercitato dalle attività umane su tali acque, alla definizione del buono stato ecologico delle acque considerate e alla definizione di una serie di traguardi ambientali e di corrispondenti indicatori. Entro ulteriori due anni dovrà essere elaborato e attuato un programma di monitoraggio per la valutazione continua e l’aggiornamento periodico dei traguardi. Poi, entro il 2015, si dovrà procedere all´elaborazione di un programma di misure finalizzate al conseguimento o al mantenimento di un buono stato ecologico che dovrà essere avviato entro l´anno successivo. Sarà compito della Commissione valutare per ciascuno Stato membro se i programmi di misure comunicati costituiscono un quadro idoneo a soddisfare i requisiti della direttiva e potrà chiedere allo Stato membro interessato di trasmettere qualsiasi ulteriore informazione che sia disponibile e necessaria. Entro sei mesi dal ricevimento di tutte le comunicazioni, la Commissione informerà lo Stato membro interessato se, a suo parere, i programmi di misure comunicati sono effettivamente coerenti con la direttiva, fornendo eventualmente orientamenti in merito alle modifiche che ritiene necessarie. Gli Stati membri che hanno in comune una regione o una sottoregione marina dovranno cooperare per garantire che siano coordinate le misure necessarie a conseguire gli obiettivi della direttiva. Ai fini dell´istituzione e dell´attuazione di una strategia marina, avvalendosi dei pertinenti consessi internazionali, dovranno inoltre adoperarsi per coordinare i loro interventi con i paesi terzi che esercitano la loro sovranità o giurisdizione sulle stesse acque. Nell’elaborare i programmi di misure gli Stati membri dovranno tenere in debita considerazione «il principio dello sviluppo sostenibile e, segnatamente, gli impatti socioeconomici delle misure proposte». I programmi dovranno comprendere misure di protezione spaziale che contribuiscano ad istituire reti coerenti e rappresentative di zone marine protette, che rispecchino adeguatamente la diversità degli ecosistemi. Ciascuno Stato membro, peraltro, non è tenuto, ad eccezione della valutazione iniziale, a prendere iniziative specifiche laddove non vi sia un rischio significativo per l´ambiente marino, o laddove l´azione comporti costi sproporzionati, tenuto conto dei rischi per l´ambiente marino, e purché non si verifichi un ulteriore deterioramento. Qualora uno Stato membro non prenda alcuna iniziativa, sarà tenuto a fornire alla Commissione la necessaria giustificazione a sostegno della sua decisione. D´altra parte, la direttiva dà facoltà agli Stati membri di individuare dei casi all’interno delle proprie acque marine nei quali i traguardi ambientali o un buono stato ecologico non possono essere conseguiti, «in tutti i loro aspetti», attraverso le misure adottate. E ciò a causa di un´azione od omissione non imputabile allo Stato membro interessato, per cause naturali o di forza maggiore oppure per modifiche o alterazioni delle caratteristiche fisiche delle acque marine indotte da provvedimenti adottati per «ragioni di interesse generale imperativo» aventi rilevanza superiore agli effetti negativi sull’ambiente. Potranno inoltre individuare i casi in cui i traguardi non possono essere conseguiti entro le scadenze previste a causa delle condizioni naturali. Se decidono di avvalersi di questa facoltà, gli Stati membri dovranno individuare «chiaramente» tali casi nel programma di misure e fornire alla Commissione una giustificazione. Sarà inoltre necessario adottare «opportune misure ad hoc» volte a continuare a perseguire i traguardi ambientali, impedire l’ulteriore degrado dello stato delle acque marine considerate e attenuare l’impatto negativo a livello di regione o sottoregione marina interessata o nelle acque marine di altri Stati membri. Gli Stati membri dovranno provvedere affinché a tutti i soggetti interessati venga offerta «la tempestiva ed effettiva possibilità di partecipare all’attuazione» della direttiva, associando, ove possibile, gli organi o le strutture di gestione esistenti, compresi le convenzioni marine regionali, i comitati consultivi scientifici e i consigli consultivi regionali. Dovranno inoltre pubblicare una sintesi delle loro strategie per l’ambiente marino o dei relativi aggiornamenti. La Commissione dovrà pubblicare una prima relazione di valutazione sull’attuazione della direttiva entro due anni dal ricevimento di tutti i programmi di misure, e comunque non oltre il 2019. Entro quattro anni dall´entrata in vigore della direttiva, dovrà inoltre pubblicare una relazione che valuta il contributo della direttiva all´adempimento degli obblighi e degli impegni nonché all´attuazione delle iniziative esistenti degli Stati membri o della Comunità, a livello comunitario o internazionale, in tema di protezione ambientale nelle acque marine. Sulla base delle informazioni trasmesse dagli Stati membri entro il 2013, la Commissione dovrà poi riferire, entro il 2014, sui progressi realizzati nella messa a punto di zone marine protette. Entro quindici anni dall´entrata in vigore della direttiva, invece, la Commissione dovrà riesaminarla e proporre le modifiche eventualmente necessarie. Infine, un emendamento di compromesso stabilisce che, dato il carattere prioritario che riveste l´instaurazione delle strategie per l´ambiente marino, l´attuazione della direttiva «è sostenuta dagli strumenti finanziari comunitari in base alle modalità e alle condizioni applicabili». I programmi elaborati dagli Stati membri saranno quindi cofinanziati dall´Unione europea in conformità degli strumenti finanziari esistenti. Background L’europa è circondata da quattro mari e due oceani che dal mar Nero (mare chiuso) fino all’oceano Atlantico centro-orientale (aperto) comprendono diversi tipi di ecosistemi e coprono diverse regioni biogeografiche. La costa europea si estende su 100. 000 km e la superficie marina della Comunità è più vasta di quella terrestre. Almeno il 16% dei cittadini europei vive sulla costa e molti di essi dipendono dal mare per quanto riguarda il lavoro. Il Sesto programma di azione in materia di ambiente dell’Ue prevede l’elaborazione di una strategia tematica per la protezione e la conservazione dell’ambiente marino europeo con l’obiettivo generale di “promuovere l’uso sostenibile dei mari e la conservazione degli ecosistemi marini”. L’ambiente marino è infatti sottoposto a gravi minacce: perdita o degrado della biodiversità e alterazioni della sua struttura, distruzione degli habitat, contaminazione da sostanze pericolose e nutrienti ed effetti del cambiamento climatico. .  
   
 

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