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Notiziario Marketpress di Giovedì 13 Dicembre 2007
 
   
  “RAGAZZI, C’È DI MEGLIO DA FARE CHE BERE” ECCO I GIOVANI VIDEOREPORTER CONTRO L’ALCOLISMO INIZIATIVA DI ASSESSORATO ALLA SALUTE, SEDE RAI REGIONALE E COOPERATIVA SENZA BARRIERE

 
   
   Trento, 13 dicembre 2007 - – “Ragazzi, c’è di meglio da fare che bere”. Quando uno slogan è un messaggio culturale destinato ai giovani, spesso non arriva a colpire se a diffondere il messaggio sono gli adulti. Le cose però cambiano se a fare i “creativi” sono i giovani stessi, magari armati di una telecamera anziché di una bottiglia di birra. Ne sono convinti l’Assessorato provinciale alle politiche per la salute, la sede regionale di Trento della Rai e la Cooperativa sociale Senza Barriere onlus di Scurelle, promotori di “Giovani Videoreporter”, un’iniziativa che fa parte della campagna per contrastare il consumo giovanile di alcol – si ricordi il concorso dello scorso anno “Zerogradi Clip” – recentemente premiata, tra l’altro, al concorso nazionale “Marketing per la Salute”. Di cosa si tratta lo hanno spiegato stamane ad una conferenza stampa l’assessore alle politiche per la salute Remo Andreolli, la caporedattrice responsabile della sede regionale Rai, Laura Strada, il presidente della cooperativa Senza Barriere Eraldo Busarello e Vittorio Curzel del Servizio organizzazione e qualità delle attività sanitarie. “Tutte le ricerche condotte negli ultimi anni – ha spiegato l’assessore Andreolli – evidenziano una esposizione crescente della popolazione giovanile al rischio alcol nella forma prevalente dell’abuso occasionale, pur di fronte ad una maggior consapevolezza dei danni che possono derivare alla salute. Fra i giovani la probabilità dell’abuso di alcol sembra correlarsi con forme esplicite di disagio, tradizionalmente conosciute, e sempre più ad una cultura giovanile che utilizza l’alcol e altre sostanze come una sorta di mediazione chimica per esprimere un livello “più adeguato” di socialità. E’ evidente che, di fronte a questo fenomeno, non possono bastare misure specifiche, pur necessarie, di contrasto, di controllo e di scoraggiamento del consumo. E’ necessario attivare anche un’ampia strategia di prevenzione primaria e di promozione della responsabilità e di scelte di salute, che incida proprio sul piano della cultura e degli stili di vita”. Di qui, appunto, il progetto “Giovani Videoreporter” sotto l’insegna dello slogan “C’è di meglio da fare che bere, per divertirsi e stare bene insieme”. L’idea riprende e sviluppa il concorso “Zerogradiclip”, per la creazione di video musicali sui problemi legati al consumo di alcol, rivolto a gruppi di ragazzi e ragazze di età compresa fra i 13 e i 22 anni, che si era svolto lo scorso anno. Un concorso che ha dato la possibilità ai ragazzi che vi hanno partecipato di seguire anche varie attività formative: un laboratorio per l’utilizzo della videocamera, uno sul montaggio video, uno per l’elaborazione dei testi delle canzoni e uno per la registrazione dei brani musicali, con la possibilità di utilizzare uno studio di registrazione professionale. Da alcuni mesi i quattro spot che vinsero il concorso vengono proiettati, tutti i giorni, a rotazione, in tutte le principali sale cinematografiche del Trentino, prima dell’inizio del film in programmazione. Inoltre sono stati riprodotti su centinaia di dvd distribuiti nelle scuole secondarie di primo e secondo grado e nelle biblioteche pubbliche del Trentino. Altre iniziative sono in corso di realizzazione e riguardano azioni di comunicazione, informazione, formazione, promozione della cultura e della partecipazione giovanile, integrate e coordinate in un unico piano e attuate in modo sinergico da vari soggetti presenti sul territorio. Tra queste un percorso di “teatro forum” (Scuole Medie superiori e Cfp Borgo Valsugana) e la realizzazione, da parte di un gruppo di giovani e adolescenti, supportati da esperti adulti, di programmi giornalistici sulla condizione giovanile per una “tv di strada” nell’ambito, appunto, dell’iniziativa “Giovani Videoreporter” presentata stamane. Preceduta da un’attività formativa ad hoc, realizzata con la collaborazione della sede regionale Rai di Trento, che fornirà consulenza tecnica ai giovani videoreporter e che manderà in onda gli spot antialcol realizzati dai giovani trentini e che si accompagneranno ad una serie di servizi televisivi sul tema dell’alcolismo, l’iniziativa sarà condotta in collaborazione con la Cooperativa Senza Barriere e con una tele-street (tivù di strada) di valle del Tesino. Il progetto si propone di realizzare e gestire, con la progettazione partecipata dei giovani, uno “spazio giovani” in una piccola comunità di valle ma punta – come è stato detto stamane – alla autoresponsabilizzazione dei giovani. Sapendo che questa può crearsi se a parlarne saranno, in prima battuta, i giovani stessi, con il loro linguaggio, i loro simboli, la loro voglia e fantasia comunicativa. Scheda: L’alcolismo In Trentino E Tra I Giovani - In Trentino il fenomeno dell’abuso alcolico assume dimensioni considerevoli. Secondo i dati rilevati dal Ministero della Salute sulle schede di dimissione ospedaliera, le ospedalizzazioni trentine con diagnosi totalmente attribuibile all’alcol mostrano un tasso quasi tre volte maggiore rispetto a quello italiano. Il fatto che le differenze nei tassi di ospedalizzazione siano evidenti soprattutto nella fascia adulta, non implica una esposizione al consumo più contenuta tra i giovani, dal momento che le patologie alcolcorrelate si manifestano nel medio-lungo periodo. Di seguito alcuni dati estrapolati da una ricerca che danno idea di cosa stiamo parlando:
Tassi di ospedalizzazione per diagnosi totalmente attribuibili all´alcol. Dimessi per 100mila abitanti. Confronto Trentino – Italia per classi di età e genere. Anno 2002[1]
<=14 anni 15-35 anni 36-55 anni >55 anni Totale
M F M F M F M F
Trentino 8. 3 -- 131. 1 41. 3 715. 0 213. 4 1303. 4 244. 7 426. 6
Italia 4. 6 2. 4 124. 7 35. 2 405. 6 120. 3 505. 1 102. 9 177. 1
Fonte: elaborazione Ogi-iprase su dati Ministero della salute
Gli stessi dati dell’Istituto Iard confermano come anche tra la popolazione giovanile il Trentino abbia livelli di esposizione maggiore. Ad esempio alla domanda: “negli ultimi tre mesi ti è capitato di ubriacarti, anche solo leggermente” le risposte dei giovani 15-24enni trentini, comparate con quelle dei coetanei italiani, sono le seguenti:
Si sono ubriacati negli ultimi tre mesi (giovani 15-24enni -valori percentuali)
Italia Trentino
Abbastanza spesso 4,2 4,3
Qualche volta 13,5 24,5
Una o due volte 18,9 26,0
Mai 63,5 45,2
Fonte: Indagini Istituto Iard anni 2004 (Italia) e 2003 (Trentino)
Come si può osservare, non è tanto nella frequenza costante all’abuso che la nostra provincia si distingue (l’incidenza è pressoché simile, intorno al 4%), bensì nell’abuso occasionale (qualche volta o 1-2 volte) dove il dato trentino supera il dato nazionale di ben 18 punti percentuali. Giovani e alcol in Trentino Numerose ricerche empiriche sulla popolazione giovanile hanno messo in rilievo come tra i giovani italiani sia aumentata la conoscenza dei danni alla salute correlati all’abuso di alcol, tuttavia l’aumento di informazione non sempre si è tradotto in comportamenti conseguenti. L’indagine condotta dall’Istituto Iard per conto della Pat nel 2003 sulla condizione giovanile in Trentino ha raccolto, su un campione rappresentativo di giovani in età compresa tra i 15 e i 29 anni, interessanti informazioni relativamente ai comportamenti e alle motivazioni nei confronti del bere. Limitandoci ai soli atteggiamenti e agli stereotipi legati al consumo di bevande alcoliche, dall’Indagine Iard emergono alcuni tratti emblematici che dovrebbero essere tenuti presenti in ciascuna attività di prevenzione: il vino fa bene… - Il 75,8% di giovani trentini è d’accordo con l’affermazione bere un po’ di vino fa bene alla salute e il 68,1% dichiara che bere uno o due bicchieri di vino a pasto è una cosa normale; semmai ci si può stupire di quella minoranza consistente che nega la veridicità di queste due asserzioni così largamente accettate; … ed ha delle virtù particolari - Alcuni giovani elencano dei pregi, anche se dalla gran parte non condivisi: da quelli collegati intrinsecamente alla sostanza (35,6%: un bicchiere di vino o di birra aiutano a rilassarsi, o 13,7%: bere una bevanda alcolica rende più creativi) a quelli connessi alla relazionalità (35,4%: quando ti offrono da bere è difficile tirarsi indietro, o 20,8%: quando si bevono bevande alcoliche si sta meglio con gli altri). In pratica ampie minoranze di giovani sono propense a riconoscere nelle bevande alcoliche aspetti oltremodo positivi sia dal punto di vista psicologico che da quello dei rapporti sociali; … anche se l’alcol può essere pericoloso – Nel contempo il 63,1% sostiene che tutte le bevande alcoliche sono dannose e il 59,0% che l’alcol rende violenti. Pur essendo un gruppo residuale chi pensa che l’abitudine sia irreversibile (12,5%: se uno comincia a bere, poi non può più smettere), la maggioranza non sottovaluta il pericolo della dipendenza (76,1%: non è vero che è più facile diventare schiavi della droga che dell’alcol). Come risolvere l’apparente contraddizione che da un lato vengono date valutazioni positive e dall’altro si dimostra di conoscerne la pericolosità? Evidentemente agisce un distinguo basato sulla quantità assunta: tutto sembrerebbe spiegato dalla capacità di controllo dell’assuntore; … ma si sottovaluta il pericolo del bere nella guida - Il 52,8% dei giovani trentini si dice d’accordo con l’affermazione è pericoloso guidare anche dopo aver bevuto una piccola quantità di alcol, ma ben il 47,2%, invece, ne nega la validità. Questo atteggiamento diffuso si collega evidentemente all’alta percentuale di intervistati che si sono dimostrati concretamente esposti al rischio della guida dopo l’assunzione di alcolici (è capitato almeno una volta al 35,3% dei maschi e l 13,2% delle femmine)[2]. Sembrerebbe dunque che la sottovalutazione degli effetti della guida in stato di ebbrezza, anche leggera, sia una caratteristica ben presente nella cultura giovanile trentina. Nel periodo 2002-05 in corrispondenza con il progetto di prevenzione Pub & disco condotto dai Servizi di Alcologia della Provincia sono stati rilevati i tassi di alcolemia di numerosissimi giovani in uscita da pub, discoteche o feste campestri; tra quelli che prima di sottoporsi all’etilometro avevano dichiarato di doversi mettere alla guida solo il 55,9% aveva un tasso di alcolemia inferiore allo 0,50 g/l (dunque in regola con il codice stradale per guidare), il 39,6% mostrava un tasso compreso tra 0,50 e 1,50 g/l (quindi sopra il limite consentito), mentre il 4,5% era completamente ubriaco (oltre l’1,50 g/l di alcolemia). Nella stessa indagine veniva stimato che oltre la metà (il 56,9%) dei giovani coinvolti nel test e che avevano un valore alcolemico superiore allo 0,50 dichiaravano che avrebbero guidato lo stesso. Uno degli elementi più significativi emersi è che ben il 28,7% di chi credeva di essere sotto il limite dell’alterazione in realtà era sopra il limite di 0,50 di alcolemia. Quest’ultimo dato appare particolarmente preoccupante, soprattutto se viene associato con un altro, messo in luce dalla ricerca Iard; che i giovani si dimostrino contrari all’abuso non può essere negato, tuttavia il confine che divide l’uso dall’abuso appare sorprendentemente elevato: il 71,0% sostiene che ci vogliono almeno quattro bicchieri di vino o quattro lattine di birra per ubriacarsi, se si passa agli amari o ai superalcolici, rispettivamente il 48,0% e il 37,2% pensa siano indispensabili non meno di quattro bicchierini. I parametri dati dall’Oms sono molto più restrittivi e i limiti indicati dai giovani appaiono non in grado di garantire un uso non pericoloso.
Atteggiamenti, opinioni, stereotipi nei confronti del bere (giovani trentini 15-29 anni; valori percentuali di accordo o non accordo su alcune affermazioni)
% d’accordo % non d’accordo
Bere un po’ di vino fa bene alla salute 75,8 24,2
Bere uno o due bicchieri di vino a pasto è una cosa normale 68,1 31,9
Tutte le bevande alcoliche sono dannose 63,1 36,9
L’alcol rende violenti 59,0 41,0
E’ pericoloso guidare anche dopo aver bevuto una piccola quantità di alcol 52,8 47,2
Un bicchiere di vino o di birra aiutano a rilassarsi 35,6 64,4
Quando ti offrono da bere è difficile tirarsi indietro 35,4 64,6
Il vino allungato con l’acqua fa meno male 31,9 68,1
Le donne bevono molto meno degli uomini 30,1 69,9
E’ più facile diventare schiavi della droga che dell’alcol 23,9 76,1
Quando si bevono bevande alcoliche si sta meglio con gli altri 20,8 79,2
Bere una bevanda alcolica rende più creativi 13,7 86,3
Se uno comincia a bere poi non può più smettere 12,5 87,5
Un uomo forte beve alcolici 2,1 97,9
Fonte: Istituto Iard 2003
Come si può osservare, gli atteggiamenti complessivi verso il consumo di alcol derivano da un mix di accettazione culturale del bere moderato, conoscenza dei danni legati all’abuso soprattutto se reiterato, sottovalutazione dei limiti accettabili. Al di là delle convinzioni sedimentate dalla tradizione, nel complesso prevale un orientamento ad una valutazione negativa del consumo; tuttavia larghe minoranze sembrerebbero aver abbracciato criteri di giudizio molto meno severi, tanto da far prevalere aspetti positivi. Non stupisce, in questo contesto, come l’abuso di bevande alcoliche, e dunque l’esperienza dell’ubriacatura, sia assai diffusa nel campione intervistato, come si è visto in precedenza. Tuttavia l’ampiezza del fenomeno è tale da estendere l’esperienza dell’abuso anche a chi ne avrebbe una visione poco edificante: è questa un’ulteriore prova che spesso a conoscenza e ad atteggiamenti corretti non necessariamente conseguono comportamenti adeguati. Iniziamo con l’abitudine del bere fuori pasto. La birra è nettamente la bevanda alcolica più popolare tra i giovani (il 47,5% la beve almeno una volta alla settimana fuori pasto) mentre il vino è, con qualche sorpresa, poco diffuso (l’incidenza di chi lo beve almeno una volta alla settimana fuori pasto è del 18,2%) superato anche dagli aperitivi alcolici (21,6%), dai superalcolici (19,3%) e perfino dagli amari e digestivi (18,3%)
Frequenza con cui si bevono alcolici fuori pasto per tipo di bevanda (giovani trentini 15-29enni; valori percentuali)
Frequenza
Tutti i giorni Più volte la settimana Una volta la settimana Più raramente Mai
Vino 1,2 7,2 9,9 21,5 60,2
Birra 3,0 23,7 20,9 18,2 34,2
Aperitivi alcolici 0,6 7,9 13,1 25,6 52,8
Digestivi, amari 1,0 6,8 10,5 21,2 60,5
Superalcolici 0,2 5,0 14,1 28,7 52,0
Liquori fatti in casa 0,3 3,7 9,8 35,5 50,7
Fonte: Istituto Iard 2003
Dall’indagine è stato possibile ricavare un indice complessivo di contatto con le sostanze alcoliche fuori dai pasti sulla base delle abitudini di assunzione settimanale. I risultati sono esposti nella tab. Seguente; un maschio ogni cinque e una femmina ogni dodici possono essere considerati consumatori abituali (bevono più volte alla settimana), forte è anche l’uso settimanale, verosimilmente il sabato sera, che riguarda più della metà dei maschi e più di un terzo delle femmine. La consuetudine del bere si massimizza in corrispondenza delle fasce di età comprese tra i 18 e 24 anni e assume una dimensione più consistente ovviamente tra i maschi. E’ evidente che il fenomeno si collega al significato conviviale e sociale, particolarmente diffuso all’interno del gruppo dei pari, e in connessione con la frequentazione di pub, bar, discoteche. Da ciò, come s’è visto, discende il primato della birra e il declino del vino.
Tipologia di abitudine all’uso di bevande alcoliche fuori dai pasti (giovani trentini 15-29enni; valori percentuali)
Totale Genere Età
maschi femmine 15-17 18-20 21-24 25-29
Non bevitori 41,7 27,9 55,2 42,5 36,0 35,3 46,8
Bevitori settimanali 44,0 51,7 36,5 48,7 47,1 47,8 39,9
Bevitori abituali 14,3 20,4 8,3 8,8 16,9 16,9 13,3
Età maschi Età femmine
15-17 18-20 21-24 25-29 15-17 18-20 21-24 25-29
Non bevitori 34,0 24,1 25,0 29,4 50,0 47,2 45,6 64,3
Bevitori settimanali 56,6 54,2 47,6 51,8 41,7 40,4 48,0 27,9
Bevitori abituali 9,4 21,7 27,4 18,8 8,3 12,4 6,4 7,8
Fonte: Istituto Iard 2003
Prendendo in considerazione l’intero campione dei 15-29enni e la prospettiva temporale degli ultimi tre mesi, il 3,8% dichiara di essersi ubriacato abbastanza spesso, il 42,9% di averlo fatto almeno una volta e il 53,2% di essere estraneo all’esperienza. Tuttavia la distribuzione subisce forti influenze in relazione alle variabili socio-anagrafiche. La distinzione tra maschi e femmine si rivela indispensabile. Facendo riferimento agli ultimi tre mesi i tre quinti dei ragazzi è incorso almeno una volta nell’abuso (anche leggero), per alcuni la ricorrenza del fenomeno non appare sporadica (un giovane su quattro) e per altri si può parlare di vera e propria abitualità (un giovane su sedici). Anche molte ragazze non sono avulse dall’esperienza, ma la loro numerosità è nettamente inferiore (un terzo) e assume maggiormente i toni dell’occasionalità. Altrettanto importante la distinzione per fasce di età. In questo caso, superati i vent’anni, l’abuso sembra decrescere, riducendosi considerevolmente dopo i 25 anni (cfr. Tab. 8). La costanza dell’abuso appare piuttosto ristretta (anche se con una punta preoccupante tra i minorenni) tuttavia prevale in modo massiccio l’occasionalità dell’ubriacatura: in altre parole ci sono più 15-20enni trentini che hanno “alzato il gomito” negli ultimi tre mesi di quanti non l’hanno fatto e tra i 21-24enni i due gruppi si equivalgono; solo l’ultima fascia di età è meno coinvolta. E’ probabile che agisca quel fenomeno, assai diffuso nei paesi anglosassoni del binge-drinking, ovvero del bere per sballare, che consiste in bevute massicce ma occasionali, del resto favorite dall’ampia offerta di happy hours che sta caratterizzando il territorio. La combinazione genere/età ovviamente esalta i gruppi maggiormente esposti: i sottogruppi possono essere messi su un continuum lineare ordinato secondo il genere e, all’interno del genere, secondo l’età e che va dai maschi più giovani (massimo coinvolgimento) alle femmine meno giovani (minimo coinvolgimento) (cfr. Seconda parte tab. Seguente).
Si sono ubriacati negli ultimi tre mesi per genere ed età
(giovani trentini 15-29enni; valori percentuali)
Totale Genere Età
maschi femmine 15-17 18-20 21-24 25-29
Abbastanza spesso 3,8 6,2 1,6 7,2 2,9 4,0 3,3
Almeno una volta 42,9 53,8 32,2 49,6 56,7 46,6 34,6
Mai 53,3 40,0 66,2 43,2 40,4 49,4 62,1
Età maschi Età femmine
15-17 18-20 21-24 25-29 15-17 18-20 21-24 25-29
Abbastanza spesso 11,5 4,8 4,8 6,1 3,4 1,1 3,2 0,4
Almeno una volta 55,8 64,7 55,7 47,6 44,1 45,5 37,6 21,6
Mai 32,7 26,5 39,5 46,3 52,5 53,4 59,2 78,0
Fonte: Istituto Iard 2003
La residenza dei giovani (città o valle) non sembra eserciti una influenza significativa, mentre le caratteristiche sociali e culturali della famiglia di origine hanno un peso non irrilevante. Tuttavia il fatto che l’esposizione maggiore si riveli tra i giovani di famiglia di classe superiore (figli di imprenditori, dirigenti, liberi professionisti) o della piccola borghesia autonoma (figli di artigiani o commercianti) mostra come l’abuso di alcol non dipenda da condizioni di disagio ma, al contrario, si associ a condizioni di benessere (redditi e possibilità di consumo più elevati). Anche il background culturale dei genitori agisce in modo sorprendente: i giovani con genitori mediamente più istruiti mostrano livelli di coinvolgimento nel fenomeno superiori rispetto a quelli meno istruiti. Ciò ci fa pensare che agiscano differenti strutture familiari e diversi modelli socializzativi; sta di fatto che i giovani meno esposti in assoluto sono i figli di operai con un modesto livello di scolarità. L’eccesso reiterato e non occasionale, non appare particolarmente ampio coinvolgendo nel complesso il 3,8% dei giovani trentini. Tuttavia tra i vari gruppi vi sono alcune punte massime assai più elevate (ad esempio l’11,5% tra i maschi 15-17enni) che si pongono come l’apice di un iceberg che rivela una forte diffusione del bere tra le nuove generazioni.
Si sono ubriacati negli ultimi tre mesi per classe sociale e capitale culturale della famiglia (giovani trentini 15-29enni; valori percentuali)
Classe sociale Capitale culturale
classi superiori ceto medio impiega-tizio piccola borghesia autonoma classe operaia alto medio-alto medio-basso basso
Abbastanza spesso 3,8 4,2 3,5 4,1 1,2 5,0 3,3 4,6
Almeno una volta 48,5 40,4 48,5 38,7 50,6 50,5 40,6 34,9
Mai 47,7 55,4 48,0 57,2 48,2 44,5 56,1 60,5
Fonte: Istituto Iard 2003
A dimostrazione che esiste una specifica relazione tra abuso anche occasionale e abitudine al contatto non occasionale con la sostanza alcolica , basterebbe osservare come tra chi non beve mai fuori pasto la possibilità di ubriacarsi è assai ridotta (12,4%), ma sale vertiginosamente anche solo tra chi beve non più di una volta alla settimana (69,1%), per incrementarsi ulteriormente (74,7%) se l’abitudine al bere fuori pasto assume i caratteri della maggiore abitualità (cfr. Tab. 10).
Si sono ubriacati negli ultimi tre mesi per l’abitudine al bere fuori pasto (giovani trentini 15-29enni; valori percentuali per colonna)
Si sono ubriacati: Abitudine a bere fuori pasto
Non bevitori Bevitori settimanali Bevitori abituali
Mai 87,6 29,9 25,3
Almeno una volta 12,4 63,8 67,2
Abbastanza spesso 0,0 6,3 7,5
Fonte: Istituto Iard 2003
Il consumo di alcol - Posto che l’assunzione di alcolici, specie quando se ne abusa, rappresenta una condizione di rischio sanitario e sociale, le persone a maggiore rischio nei confronti di conseguenze sfavorevoli da alcol sono coloro che bevono fuori pasto, che sono forti consumatori (più di 3 unità alcoliche -lattine di birra, bicchieri di vino o bicchierini di liquore al giorno per gli uomini e più di 2 per le donne) e coloro che indulgono in grandi bevute o binge drink (consumo di almeno una volta al mese di 6 o più unità di bevanda alcolica in un’unica occasione). In Trentino la percentuale di persone intervistate nell’ambito dello studio Passi che, nell’ultimo mese, riferisce di aver bevuto almeno una unità di bevanda alcolica (almeno una lattina di birra o un bicchiere di vino o un bicchierino di liquore) è risultata del 72%. Si sono osservati tassi più alti nei giovani (in particolare nella fascia 18-24 anni), negli uomini e nelle persone con alto livello di istruzione. Tra le altre Asl partecipanti allo studio la percentuale di persone intervistate che, nell’ultimo mese, riferisce di aver bevuto almeno una unità di bevanda alcolica è risultata pari al 64%.
Consumo di alcol, Apss Trento, Studio Passi, 2005
Caratteristiche demografiche % che ha bevuto ³1 unità di bevanda alcolica* nell’ultimo mese
Totale 72,0 (Ic95%:65,2-78,1)
Età, anni
18 - 24 81,8
25 - 34 72,5
35 - 49 67,2
50 - 69 73,0
Sesso^
uomini 89,0
donne 55,0
Istruzione**
bassa 64,8
alta 77,7
* una unità di bevanda alcolica equivale a una lattina di birra o un bicchiere di vino o un bicchierino di liquore.
** istruzione bassa: nessun titolo, licenza elementare, licenza media inferiore; istruzione alta: da scuola media superiore - differenze statisticamente significative (p=0,04)
^ le differenze risultano statisticamente significative (p<0,0001)
Complessivamente il 36% degli intervistati può essere ritenuto un consumatore a rischio di alcol (fuoripasto o forte consumo o “binge”). In un mese il 29% della popolazione beve fuori pasto almeno 1 volta la settimana. Il 14% è un bevitore “binge”. Il 9% può essere considerato un forte bevitore. Tra le altre Asl partecipanti il 12% beve fuoripasto, l’ 8% è un bevitore “binge” e il 6% è un forte bevitore. La bevuta “binge”, modalità particolarmente pericolosa di consumo, risulta più diffusa tra i giovani, negli uomini e nelle persone con più alto livello di istruzione. Tra le altre Asl partecipanti la percentuale di bevitori “binge” è risultata pari al 8%, con un modello simile di valori più alti nei 18-24enni (14%), negli uomini (14% vs 2%) e leggermente più alti nelle persone con alto livello di istruzione (9% vs 7%). In Trentino solo il 10% degli intervistati riferisce che un operatore sanitario si sia informato sui comportamenti in relazione al consumo di alcol. Tra coloro che negli ultimi 12 mesi sono stati dal medico, solo il 12% dei “binge”, il 10% di chi beve fuori pasto ed il 17% dei forti consumatori riferisce di aver ricevuto il consiglio di bere di meno. Nelle Asl partecipanti il 14% riferisce che il proprio medico si è informato sul consumo dell’alcol. È stato consigliato di bere meno al 12% dei “binge”, al 7% dei bevitori fuoripasto e al 11% dei forti bevitori.
 
   
 

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