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Notiziario Marketpress di Giovedì 13 Dicembre 2007
 
   
  DIRITTI UMANI: SALEH MAHMUD OSMAN, VINCITORE DEL PREMIO SACHAROV 2007

 
   
  Strasburgo, 13 dicembre 2007 - Insignito del Premio Sacharov 2007, Salih Osman ha descritto all´Aula la situazione nel suo paese, in particolare nel Darfur, rivolgendo un appello all´Ue affinché si adoperi per proteggere la popolazione dalle violenze quotidiane e sostenga l´invio nella regione di un contingente internazionale Onu/unione africana per garantire la pace. Ha inoltre insistito affinché i criminali di guerra siano processati, poiché non vi può essere una pace duratura senza giustizia. Il Presidente Pöttering ha ricordato che da circa due decenni il Parlamento europeo assegna il Premio Sacharov per la libertà di pensiero a uomini e donne del mondo intero che lottano per il rispetto dei diritti dell´uomo e della libertà di espressione e di pensiero. Esprimendo «grande gioia» nell´accogliere in Aula il vincitore del premio Sacharov 2007 Salih Mahmoud Osman e sua moglie, ha sottolineato che la nomina è frutto di «una scelta unanime» della Conferenza dei Presidenti a seguito di una proposta sostenuta da un ampio numero di deputati provenienti da diversi gruppi politici. Il Parlamento conferma così la sua solidarietà con il popolo del Darfur e reitera la sua convinzione che «l´unica soluzione durevole per questa regione passa dalla giustizia, la democrazia e i diritti dell´uomo». Il conflitto che imperversa nel Darfur dal 2003, ha aggiunto il Presidente, «non fa che aggravare la situazione di un paese devastato da più di vent´anni di guerra civile». E, come nella maggior parte dei conflitti, «è la popolazione civile che soffre, subendo gli attacchi delle milizie, la distruzione dei villaggi, la politica della "terra bruciata", gli sfollamenti coatti». Questo conflitto, ha proseguito, ha causato 400. 000 morti e più di 2,5 milioni di sfollati interni e rifugiati, «nonostante la firma dell´accordo di pace in Darfur nel 2006». Come il Parlamento europeo, ha sottolineato il Presidente, anche il vincitore del Premio Sacharov 2007 «non accetta l´ingiustizia di questa situazione e si batte contro l´impunità che la caratterizza». Da molti anni, ha spiegato, «difende i diritti delle vittime del conflitto nel Darfur: migliaia di persone detenute arbitrariamente, vittime di torture, condannate a morte, sfollate in maniera coatta, rifugiate o vittime di violenze sessuali conoscono il nome di Salih Mahmoud Osman». Nel sottolineare il notevole impegno di Osman, il Presidente ha osservato che in un paese dove la violenza non smette di aumentare, egli «mette in pericolo la sua vita ogni giorno in nome della dignità umana e della giustizia». Dignità, ha spiegato il Presidente, poiché Osman «dà a questi uomini e a queste donne indifesi, vulnerabili, intimiditi e ignorati, il riconoscimento della loro sofferenza, l´assicurazione che questa non sarà dimenticata e la speranza di un ritorno ad una vita normale». Dal 2004, infatti, è impegnato nella creazione e nella gestione del centro Amal (che significa "speranza") di riabilitazione per le vittime di violenze e abusi sessuali a Nyala. In un paese a maggioranza musulmana, ha aggiunto il Presidente, «è uno dei rari uomini impegnati in maniera così attiva nella difesa dei diritti delle donne e, in particolare, nel riconoscimento del diritto a un risarcimento per le vittime di violenze sessuali». Giustizia, poiché Osman «si batte ogni giorno affinché i colpevoli dei crimini di guerra si assumano le loro responsabilità, a livello nazionale e internazionale». In effetti, ha spiegato il Presidente, «mentre il sistema giudiziario sudanese è ancora troppo lacunoso, la giustizia internazionale appare come un´alternativa». Tuttavia, si è rammaricato il Presidente, «il fatto che le autorità sudanesi rifiutino di consegnare i presunti criminali di guerra alla Corte penale internazionale dimostra i limiti della giustizia internazionale e che sono necessari ulteriori progressi a livello istituzionale affinché sia ristabilito lo Stato di diritto in Darfur e in più in generale nel Sudan». Ecco perché, ha detto il Presidente, il lavoro di Osman non si limita all´assistenza legale che assicura alle vittime. Membro dell´opposizione al parlamento sudanese dal 2005, egli non esita infatti a raffermare le sue convinzioni sulla scena politica del suo paese ed a promuovere una vera riforma giudiziaria. Dopo aver sottolineato la forte personalità e il coraggioso impegno dimostrati da Osman, nonostante le angherie, l´imprigionamento e le torture che ha patito assieme alla sua famiglia, il Presidente ha evidenziato che il Parlamento europeo è particolarmente sensibile alle sofferenze dei popoli africani. Ciò è anche dimostrato dal fatto che Osman si aggiunge alle numerose personalità africane che sono state insignite del Premio Sacharov, tra le quali Nelson Mandela. Si è quindi congratulato con il vincitore 2007 per il suo lavoro indefesso e si è augurato che il riconoscimento gli conferisca «forza e protezione, anno dopo anno, finché durerà la sua battaglia». Ha quindi concluso affermando: «siamo al suo fianco». Salih Osman si è detto anzitutto molto onorato di ricevere il Premio, anche perchè gli dà la possibilità di rivolgersi direttamente al Parlamento europeo. Ha quindi ricordato che, a causa del suo lavoro di avvocato, è stato imprigionato e torturato, e anche membri della sua famiglia sono stati torturati e cacciati dalle proprie case da parte delle milizie. In tanti anni di lavoro, ha spiegato, «ho rappresentato migliaia di persone che avevano bisogno del mio aiuto in tribunale; ho visto migliaia di persone che sono state torturate e centinaia di donne e ragazze vittime di abusi sessuali; ho visto quattro milioni di persone obbligate a lasciare le proprie case e 2,5 milioni di persone confinate in campi profughi». Osman ha quindi voluto cogliere l´opportunità per rivolgersi ai leader europei: «la popolazione del Darfur ha bisogno di un´Unione europea forte e con una posizione unica sulla protezione dei civili innocenti». La popolazione «vi chiede di proteggerla dalla violenza quotidiana, dagli eccidi e dagli abusi che sono costretti a subire . Chiede di proteggere i suoi figli e le sue donne vittime di violenze sessuali, che sono usate come "armi di guerra"». Questa protezione, ha spiegato, «è possibile solo attraverso lo spiegamento di forze ibride Onu/unione Africana». Il coinvolgimento di forze internazionali e, in particolare, europee è quindi «imperativo», anche se il governo sudanese potrebbe essere riluttante ad accettarlo. L´europa, ha proseguito, ha un ruolo importante da svolgere per convincere il governo sudanese ad accettare lo spiegamento di queste truppe: «in Darfur non ci sarà pace se non vi è protezione». La pace, ha aggiunto, può essere agevolata dall´Europa e l´Unione europea ha una grande responsabilità per promuoverla a livello internazionale. Anche perché i leader europei «hanno la capacità di guidare il processo di pace in Sudan». Osman ha quindi chiesto loro di aumentare gli sforzi affinché i gruppi ribelli e il governo siedano al tavolo della pace con urgenza. Anche se è possibile garantire la pace e provvedere alla protezione, ha ammonito, «la giustizia e la responsabilità non devono essere compromesse da accordi politici». Attualmente, ha infatti spiegato, nessuna delle vittime può tornare nella propria casa a causa di una mancanza assoluta di sicurezza, non solo per gli attacchi delle milizie ma anche per i bombardamenti effettuati dal governo. Nonostante queste serie violazioni dei diritti umani e della legge umanitaria internazionale, ha aggiunto, «nessuno dei responsabili è stato portato di fronte alla giustizia» perché il sistema giudiziario sudanese è «incapace, incompetente e riluttante». Questo conflitto, ha sottolineato, «è caratterizzato da una cultura della totale impunità». A suo parere, invece, nella regione «non potrà mai aversi una pace duratura senza giustizia». La Corte penale internazionale, ha quindi osservato, ha realizzato alcuni progressi nel promuovere la responsabilità ma «il ciclo dell´impunità non è ancora stato spezzato». Osman ha poi osservato che il Darfur non è la sola regione sudanese in cui sono violati i diritti umani: in tutto il paese vi sono restrizioni alla libertà di espressione e di associazione e di altri diritti fondamentali «che i popoli europei danno per acquisiti». Ha quindi rivolto un appello all´Europa affinché promuova lo Stato di diritto in Sudan e ha auspicato che le elezioni del giugno 2009 si svolgano liberamente e in modo equo. Infine, Osman ha voluto ringraziare i deputati che si sono recati in Sudan nel giugno scorso per osservare di persona la situazione e ha rivolto un particolare ringraziamento alla Commissione europeo per il sostegno che gli ha dato nel suo lavoro. Il riconoscimento europeo del lavoro dei difensori dei diritti dell´uomo, ha detto, «ci dà il coraggio e la determinazione di continuare a parlare in nome delle vittime e alleviare in parte le loro sofferenze». Si è poi detto orgoglioso di accettare il Premio, anche in nome degli altri candidati in lizza e «dei tanti sudanesi che credono nella dignità umana e nella ricerca della giustizia». I deputati, in piedi, hanno tributato un lungo applauso al vincitore del Premio Sacharov 2007. Dopo aver consegnato il Premio, il Presidente ha chiesto ai deputati di rimanere in piedi per ascoltare l´Inno europeo. .  
   
 

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