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Notiziario Marketpress di Giovedì 20 Dicembre 2007
 
   
  PARLAMENTO EUROPEO, TESSILI: VIGILANZA SULL´IMPORT CINESE E ETICHETTA "MADE IN"

 
   
  Allo scadere dell´accordo con la Cina, il Parlamento europeo chiede una vigilanza efficace e un migliore accesso ai mercati esteri per i prodotti Ue. Sollecita poi norme vincolanti sull´indicazione dell´origine dei tessili importati e la lotta alla contraffazione. L´ue dovrebbe anche ricorrere agli strumenti di difesa commerciale, garantire la sicurezza dei consumatori, creare un nuovo programma a favore dell´industria europea e promuovere la creazione di una zona di produzione euro-mediterranea. Il Parlamento ha approvato una risoluzione comune sostenuta da tutti i gruppi politici (eccetto Ind/dem) che sottolinea anzitutto come il 70% di tutte le merci contraffatte che entrano nel mercato europeo «proviene dalla Cina» e che «la metà di tutte le procedure doganali europee contro la contraffazione riguarda il settore tessile e dell´abbigliamento». Consapevole del fatto che l´eliminazione del sistema di quote scaturisce da un accordo legalmente vincolante e contestuale all´adesione della Cina all´Omc, il Parlamento ricorda tuttavia che tale accordo consente a tutti i membri dell´Omc, compresa l´Ue, «di applicare misure di salvaguardia nei confronti di importazioni dalla Cina fino alla fine del 2008», qualora ciò dovesse essere necessario. Nell´invitare la Commissione ad incoraggiare le autorità cinesi a flessibilizzare i tassi di cambio della loro moneta, il Parlamento accoglie con favore un sistema di vigilanza congiunta sulle importazioni. Tuttavia esprime «profonda preoccupazione» per le modalità di istituzione del sistema e invita pertanto la Commissione a garantire un´adeguata applicazione e a valutarne l´efficacia, «in modo da assicurare una transizione agevole verso il libero commercio dei prodotti tessili». Sottolinea, peraltro, che occorre garantire un sistema di vigilanza efficace nel lungo periodo e che è necessario applicare nuove misure di salvaguardia «per consentire di mantenere e promuovere l´occupazione e l´attività del settore Ue». Invitando la Commissione e gli Usa ad avviare consultazioni sulla questione delle importazioni tessili dalla Cina, il Parlamento chiede l´istituzione di un sistema di monitoraggio e di valutare i risultati entro la fine del primo trimestre del 2008, «in modo da garantire che gli effetti perturbatori di un´impennata delle importazioni tessili siano debitamente e rapidamente presi in considerazione». Segnala peraltro Osservando poi che l´Unione europea è il secondo esportatore mondiale di prodotti tessili e di abbigliamento, il Parlamento manifesta la sua preoccupazione «per le elevate barriere tariffarie e non tariffarie in numerosi paesi terzi». In proposito sottolinea che la Commissione, negli accordi bilaterali, regionali e multilaterali con i paesi terzi, «dovrebbe garantire migliori condizioni di accesso ai mercati di tali paesi». I deputati ritengono infatti che ciò è «essenziale per il futuro dell´industria tessile e dell´abbigliamento basata in Europa», in particolare per le Pmi. Il Parlamento ritiene poi che andrebbero applicate «norme vincolanti» sulla denominazione d´origine per i prodotti tessili importati da paesi terzi e invita quindi il Consiglio a adottare la proposta di regolamento, attualmente all´esame, sull´indicazione del "made in". Tale regolamento, per i deputati, «contribuirebbe a tutelare meglio i consumatori e a sostenere l´industria europea che si fonda su ricerca, innovazione e qualità». Anche perché si dicono preoccupati «per le sistematiche violazioni dei diritti di proprietà intellettuale». Sollecitano quindi la Commissione a combattere tali violazioni, in particolare la contraffazione, a livello multilaterale, regionale e bilaterale. [L´11 dicembre il Parlamento ha ufficialmente adottato una dichiarazione scritta sul marchio d´origine, ndr]. D´altra parte, il Parlamento invita la Commissione a cogliere l´opportunità della negoziazione di accordi commerciali «per incoraggiare e rafforzare norme ambientali e sociali, come quelle inerenti a un lavoro dignitoso, nei paesi terzi, al fine di garantire eque condizioni di concorrenza». In proposito, ricorda che gli strumenti di difesa commerciale (antidumping, antisovvenzioni e misure di salvaguardia) costituiscono «meccanismi essenziali» di regolamentazione e strumenti legittimi per far fronte alle importazioni legali ed illegali da paesi terzi. In particolare per il settore tessile e dell´abbigliamento, che attualmente è un mercato aperto non protetto dalle quote. Al fine di garantire la sicurezza e la protezione dei consumatori, il Parlamento esorta la Commissione ad avvalersi dei suoi poteri «per proibire che siano immessi prodotti pericolosi nel mercato dell´Ue». Più in particolare, la invita a garantire che i prodotti tessili importati che entrano nel mercato dell´Ue, in particolare dalla Cina, «siano soggetti ad esigenze di sicurezza e di protezione dei consumatori identiche a quelle applicate ai prodotti tessili confezionati nel territorio dell´Ue». Andrebbero inoltre realizzati una valutazione e uno studio adeguati sulla questione del presunto pass-through (trasferimento) delle riduzioni dei prezzi ai consumatori dell´Unione europea. La Commissione e gli Stati membri sono invitati a promuovere attivamente l´ammodernamento dell´industria tessile europea «sostenendo l´innovazione tecnologica, la ricerca e lo sviluppo», nonché la formazione professionale, soprattutto per quanto riguarda le Pmi. Dovrebbe poi essere garantito che il Fondo di adeguamento alla globalizzazione sia utilizzato in modo sostanziale per la ristrutturazione e la riqualificazione del settore tessile e, in particolare, delle Pmi «ampiamente colpite dalla liberalizzazione del mercato». Per i deputati occorre inoltre assistere i lavoratori del settore tessile e dell´abbigliamento «con misure sociali» e «realizzare piani concreti per le imprese che devono attuare misure di ristrutturazione». Facendo proprio un emendamento proposto dalla Gue/ngl, il Parlamento ribadisce la sua proposta di creare un programma comunitario - con adeguati mezzi di sostegno - per il settore tessile e dell´abbigliamento, specialmente per le regioni più sfavorite dipendenti dal settore, destinato a sostenere la ricerca, l´innovazione, la formazione professionale e le Pmi. Ma anche un programma comunitario mirato «a incentivare la creazione di marche e la promozione esterna dei prodotti del settore», segnatamente nelle fiere internazionali Infine, il Parlamento invita la Commissione ad appoggiare la creazione di una zona di produzione euro-mediterranea nel settore tessile, «al fine di creare una zona competitiva a livello internazionale che possa garantire il mantenimento della produzione industriale e dell´occupazione». Ma chiede di studiare l´impatto della piena liberalizzazione del settore tessile e dell´abbigliamento sui paesi meno sviluppati e a valutare come programmi di aiuto per il commercio possano agevolare i paesi meno sviluppati ad impegnarsi in programmi settoriali e sostenibili dal punto di vista sociale e ambientale. Antefatti A seguito di una crescita esponenziale delle importazioni di tessili cinesi dopo la liberalizzazione dei mercati mondiali avviata all´inizio del 2005, la Commissione e il ministero del Commercio della Repubblica popolare cinese hanno firmato, nel mese di giugno, un memorandum d’intesa sull’esportazione di alcuni prodotti tessili e dell’abbigliamento cinesi nella Comunità. Tale memorandum ha introdotto livelli concordati per alcune categorie di prodotti tessili, la cui applicazione scade il 1° gennaio 2008. Il memorandum riguarda l’importazione dalla Cina nella Comunità di dieci categorie di prodotti tessili: categoria 2 (tessuti di cotone), categoria 4 (T-shirt), categoria 5 (pullover), categoria 6 (pantaloni), categoria 7 (bluse), categoria 20 (biancheria da letto), categoria 26 (abiti), categoria 31 (reggiseni), categoria 39 (biancheria da tavola e da cucina) e categoria 115 (tessuti di lino o di ramiè). Sulla base di un’analisi dettagliata di ogni categoria del memorandum, la Commissione e il ministero cinese sono giunti alla conclusione che sia necessario introdurre un sistema di sorveglianza, poiché sussiste la ragionevole possibilità che otto delle categorie di prodotti tessili soggette ai livelli concordati nel memorandum - tutte quelle summenzionate, eccetto i tessuti di cotone e la biancheria da tavola e da cucina - potrebbero subire pressioni nel 2008 a causa delle importazioni originarie della Cina. Alla fine dello scorso mese di ottobre, l´Ufficio europeo per la lotta antifrode (Olaf), in collaborazione con le autorità austriache, ha scoperto un vasto traffico illegale di tessuti e scarpe provenienti dalla Cina. La frode - organizzata tramite false fatturazioni, false dichiarazioni d´origine e la sottostima (fino a 15 volte) del valore reale di mercato - riguardava soprattutto jeans, magliette (T-shirt) e diversi tipi di scarpe, soprattutto sportive. L´olaf ha stimato in 600. 000 tonnellate la quantità di tessili e scarpe implicata finora in questo tipo di frodi. Per i soli dazi doganali, si calcola che l´impatto globale sul bilancio Ue sarebbe superiore a 200 milioni di euro. .  
   
 

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