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Notiziario Marketpress di
Mercoledì 19 Dicembre 2007 |
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PARLAMENTO EUROPEO: NIENTE ALLEANZE POLITICHE CON I PARTITI ESTREMISTI
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Strasburgo, 19 dicembre 2007 - Preoccupato dalla crescita dell´estremismo in Europa, il Parlamento europeo ritiene che la lotta a questo fenomeno sia una sfida di portata europea e, chiedendo alle personalità pubbliche di non incitare all´odio, esorta i partiti tradizionali a non allearsi con movimenti estremisti. Chiede poi di privare di finanziamenti pubblici i partiti che non rispettano i diritti dell´uomo, di prevenire l´intolleranza con l´educazione e l´informazione e garantire una piena applicazione della legislazione vigente. Approvando con 527 voti favorevoli, 15 contrari e 39 astensioni - una risoluzione comune sostenuta da tutti i gruppi politici (eccetto l´Ind/dem), il Parlamento si dice «fortemente preoccupato» dinanzi alla rinascita in Europa di movimenti, gruppi paramilitari e partiti estremisti, alcuni dei quali addirittura al governo, «che basano la loro ideologia e il loro discorso politico, le loro prassi e i loro comportamenti sulla discriminazione». E, in particolare, «sul razzismo, l´intolleranza, l´incitamento all´odio religioso, l´esclusione, la xenofobia, l´antisemitismo, l´antiziganismo, l´omofobia, la misoginia e l´ultranazionalismo». Accogliendo con 310 favorevoli, 261 contrari e 12 astensioni un emendamento presentato dai deputati italiani dell´Uen, il Parlamento si dice inoltre «seriamente allarmato dal proselitismo fondamentalista e dalla virulenta campagna di propaganda islamica, con attacchi terroristici all´interno dell´Unione europea, basati sull´odio contro i valori europei e della democrazia». Condanna quindi «con fermezza» tutti gli attacchi motivati dal razzismo e dall´odio e sollecita le autorità nazionali «a fare tutto il possibile per punire i responsabili». Nell´esprimere la propria solidarietà a tutte le vittime di tali attacchi e alle loro famiglie, il Parlamento osserva che tali ideologie estremiste «sono incompatibili con (. ) i valori della diversità e dell´uguaglianza su cui si fonda l´Unione europea. Ritiene peraltro che «nessuno Stato membro è immune dalle intrinseche minacce che l´estremismo fa pesare sulla democrazia» e che, pertanto, la lotta contro la diffusione di atteggiamenti xenofobi e di movimenti politici estremisti «costituisce una sfida di portata europea che richiede un approccio comune e coordinato». Sottolinea tuttavia che la lotta contro l´estremismo «non deve ripercuotersi negativamente sull´obbligo permanente di rispettare i diritti fondamentali e i principi giuridici fondamentali» del trattato dell´Ue. Il Parlamento prende atto che il numero crescente di organizzazioni estremiste, «che spesso contengono elementi neofascisti», tende ad «esacerbare paure nella società che possono portare a manifestazioni di razzismo in tutta una serie di ambiti». Tra questi cita l´occupazione, l´alloggio, l´istruzione, la sanità, le operazioni di polizia, l´accesso a beni e servizi e i mass-media. Nota poi che «gli estremisti neonazisti, paramilitari e di altra ispirazione» dirigono i loro attacchi violenti contro un´ampia varietà di gruppi vulnerabili, tra cui i migranti, i rom, gli omosessuali, gli attivisti antirazzisti e i senzatetto. Il Parlamento osserva inoltre che alcuni partiti e movimenti politici, «fra cui quelli al potere in numerosi paesi», «hanno fatto deliberatamente dell´intolleranza e/o della violenza basata sulla razza, l´origine etnica, la nazionalità, la religione e l´orientamento sessuale, il punto centrale dei loro programmi». Ribadisce quindi la convinzione che le personalità pubbliche dovrebbero astenersi dal fare dichiarazioni che incoraggino o incitino all´odio o alla stigmatizzazione di determinati gruppi di persone in funzione della razza, dell´origine etnica, della religione, dell´handicap, dell´orientamento sessuale o della nazionalità. Sostiene peraltro che, nei casi di incitazione all´odio, il fatto di essere una personalità pubblica «debba essere considerato come circostanza aggravante». Nel condannare in particolare l´inquietante prevalenza dell´antisemitismo, l´Aula ha però respinto un emendamento che esortava gli Stati membri ad affrontare «il problema posto da alcuni imam che dalle moschee propagano odio e calunnie antisemitiche». In proposito, il Parlamento deplora che alcuni partiti tradizionali «abbiano creduto bene di dare credibilità e accettazione a partiti estremisti concludendo con questi accordi di coalizione, sacrificando così la loro integrità morale a un opportunistico guadagno politico a breve termine». Esorta quindi «vivamente» tutte le forze politiche democratiche, a prescindere dall´ideologia, «di astenersi da qualsiasi appoggio a partiti estremisti di carattere razzista o xenofobo, sia esso esplicito o implicito, e, pertanto, da qualsiasi alleanza con i loro rappresentanti eletti». Inoltre, in vista delle elezioni europee del 2009, mette in guardia contro la possibilità che partiti estremisti possano essere rappresentati al Parlamento europeo e chiede ai gruppi politici «di prendere le opportune misure per garantire che un´istituzione democratica non sia usata come piattaforma per finanziare e diffondere messaggi antidemocratici». Il Parlamento chiede poi a tutti gli Stati membri che almeno prevedano la possibilità - dopo una sentenza giudiziaria - di privare di finanziamenti pubblici i partiti politici che non condannano la violenza e il terrorismo e non rispettano i diritti dell´uomo e le libertà fondamentali, la democrazia e lo Stato di diritto quali stabiliti nella Convenzione europea sui diritti dell´uomo e nella Carta dei diritti fondamentali. Chiede inoltre alla Commissione di garantire «che non siano disponibili finanziamenti dell´Unione europea per i media che vengono utilizzati come piattaforma per la promozione su ampia scala di idee razziste, xenofobe e omofobe». Viceversa, invita i media a informare il pubblico «dei pericoli dei discorsi intrisi di odio» e «a contribuire a promuovere i principi e i valori della democrazia, dell´uguaglianza e della tolleranza». Commissione e Consiglio sono poi esortati ad assumere un ruolo di primo piano nella ricerca di idonee soluzioni politiche e giuridiche, in particolare nella fase preventiva - con riferimento all´istruzione dei giovani e l´informazione del pubblico, l´insegnamento contro il totalitarismo e la diffusione dei principi dei diritti umani e delle libertà fondamentali - «in modo da mantenere viva la memoria della storia europea». Il Parlamento invita gli Stati membri ad elaborare politiche di istruzione «che incoraggino una cittadinanza democratica basata sui diritti e sulle responsabilità dei cittadini». Il Parlamento insiste affinché la Commissione controlli la piena applicazione della legislazione esistente diretta a vietare l´istigazione alla violenza politica e religiosa, al razzismo e alla xenofobia. Gli Stati membri devono anche controllare la rigorosa applicazione e il costante miglioramento delle leggi antirazziste e delle campagne di informazione e sensibilizzazione nei media e negli istituti scolastici. Infine, invita le istituzioni europee a conferire un chiaro mandato all´Agenzia europea per i diritti fondamentali «affinché indaghi sulle strutture dei gruppi estremisti, per determinare se alcuni coordinino le loro attività nell´insieme dell´Unione europea ovvero a livello regionale». Prima di procedere al turno di voto, Martin Schulz (Pse, De) aveva chiesto all´Uen di ritirare la propria firma dalla risoluzione, in ragione delle proteste inscenate da alcuni suoi membri durante la cerimonia della firma della Carta dei diritti fondamentali cui la risoluzione fa riferimento. Esprimendo poi la propria solidarietà nei confronti degli uscieri «aggrediti verbalmente e fisicamente» durante i tumulti, ha affermato di non avere più l´intenzione di collaborare con l´Uen. Cristiana Muscardini (Uen, It), nel sottolineare che siede al Parlamento da più 18 anni e che, con i suoi colleghi, ha sempre difeso i diritti umani e civili, ha esclamato di non intendere «prendere lezioni da Martin Schulz» perché «non è il depositario della verità». La democrazia, ha aggiunto, «è una realtà che va difesa anche con il rispetto delle persone e dei gruppi». La deputata ha poi affermato di vergognarsi di Schulz il quale «si deve pentire nella sua coscienza» per quanto detto. L´uen, ha aggiunto, è solidale con gli uscieri che «in molte occasioni hanno tentato di difendere il diritto di parola e di espressione molte volte negato da alcuni gruppi di maggioranza del Parlamento». L´uen, ha proseguito, «crede nei diritti fondamentali e invoca che ci sia il rispetto anche dei doveri». Ha quindi concluso invitando Martin Schulz a ritirare lui la firma dalla risoluzione. . |
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