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Notiziario Marketpress di Martedì 22 Gennaio 2008
 
   
  DALL´ORTO ALLA TAVOLA: SPAZI DOVE GLI AGRICOLTORI VENDONO I PROPRI PRODOTTI: UN’OPPORTUNITÀ PER I CONSUMATORI.

 
   
  Farmer’s markets nel Biellese? «Ne abbiamo parlato con le associazioni di categoria e avanzato la proposta di aprirli alle amministrazioni dei due centri maggiori, Biella e Cossato. La nostra agricoltura, che punta sulla qualità prima che sulla quantità, ha tutto da guadagnare da un’operazione come questa». Così l’assessore all’agricoltura della Provincia, Giuseppe Graziola, commenta l’iniziativa di proporre la creazione, sul territorio, dei primi Farmer’s markets locali. Vale a dire spazi dove gli agricoltori vendono direttamente i propri prodotti: un’opportunità per i consumatori, che si garantiscono acquisti genuini evitando la “moltiplicazione” dei prezzi dal campo alla tavola, ma anche un’occasione per le imprese, che possono vendere senza intermediazioni. È il tema di una serie di riunioni che, su impulso della Provincia, vede confrontarsi gli enti locali biellesi. I Farmer’s markets sono nati in California negli anni ’90 e un decreto del Ministero delle politiche agricole del 1° gennaio li istituisce per legge anche in Italia. «Questi mercatini – prosegue Graziola – stanno prendendo piede in tutta Italia: ne beneficiano sia i produttori agricoli sia i consumatori, che comprano a prezzi convenienti prodotti freschi e di qualità. È lo stesso spirito con cui questa amministrazione ha creato il consorzio Terre Biellesi, che riunisce i produttori per dar loro più forza commerciale e valorizzare i sapori della nostra terra». Favorire il rapporto diretto tra imprese e consumatori e valorizzare commercialmente la produzione locale è coerente con lo sviluppo del “made in Italy” e intanto assicura una crescita sostenibile del territorio. «È importante che queste iniziative appaiano sempre più professionali, si svolgano in modo continuativo, in aree centrate e frequentate», dice Graziola. Nei Farmer’s markets la qualità è sorvegliata da un decalogo rigido: solo merci prodotte direttamente, non più vecchie di 2 giorni, prezzo fisso ed esposto. Si chiamano prodotti “a km zero”, come si dice in gergo ecologista: meno camion che portano verdura da qui a lì incrociando quelli che la portano da lì a qui. «Con questa proposta – sottolinea Graziola – ci facciamo garanti anche nei confronti dei ristoratori locali: in futuro potremo arrivare a proporre, in collaborazione con le associazioni di categoria, menù a “km zero” come già viene fatto in tante parti d’Italia. I ristoranti biellesi offrono prodotti biellesi, con un chiaro significato di tutela ambientale e valorizzazione delle nostre peculiarità». «Il farmer’s market come lo immaginiamo – aggiunge Graziola – diventerebbe così uno spazio dove il cittadino prende un primo contatto con prodotti e produttori nuovi, che sa di poter trovare, magari una volta al mese, in un luogo pubblico ma che può raggiungere direttamente in azienda quando ne ha voglia». L’iniziativa darebbe nel Biellese una forma concreta alla cosiddetta “filiera corta”, ossia il salto di una serie di passaggi commerciali: il produttore spunta prezzi vantaggiosi rispetto alla vendita ai grossisti o il conferimento alla cooperativa; il consumatore trova prodotti “dal campo alla tavola” a prezzi più bassi che in negozio. I “mercati degli agricoltori” si svilupperanno se saranno organizzati in modo professionale e qualificato, se nella gestione gli agricoltori rivestiranno un ruolo determinante e se ci sarà un reale supporto della pubblica amministrazione, specie sul versante burocratico. Conclude Graziola: «Il ruolo dell’ente pubblico è quello di propulsore. Come Provincia siamo impegnati nella valorizzazione del nostro comparto agroalimentare con varie iniziative. Ora stiamo cercando le necessarie sinergie con i comuni, cui spetterà la gestione diretta dei rapporti con gli agricoltori, per dare vita a un’iniziativa che oltre a rappresentare una novità per il nostro territorio, si configura come un’operazione di tutela della produzione locale e di educazione a un’alimentazione improntata alla qualità, senza che il prezzo diventi proibitivo come purtroppo accade spesso». .  
   
 

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