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Notiziario Marketpress di Lunedì 21 Gennaio 2008
 
   
  GRANDE ATTESA PER LA MOSTRA FRANCIS BACON A MILANO, PALAZZO REALE DAL MESE DI MARZO

 
   
  Milano, 21 gennaio 2008 - Francis Bacon è unanimemente riconosciuto come l’ultimo dei grandi maestri del Novecento, ma una rassegna a lui dedicata manca in Italia dal 1993. Nonostante ciò, l’opera di Bacon è conosciuta e apprezzata da un vasto pubblico per la capacità con la quale il grande artista ha saputo interpretare le universali inquietudini del suo secolo. La mostra di Milano, promossa dal Comune di Milano e da Skira Editore e coprodotta da Palazzo Reale con Skira e con la collaborazione di Arthemisia, vuole porsi, per completezza e rigore, nel filone degli importanti omaggi che internazionalmente sono stati dedicati al grande Maestro, rappresentando l’occasione per molti di potersi confrontare per la prima volta con le opere di questo straordinario artista. Milano anticipa inoltre i futuri omaggi al grande artista che saranno resi nel 2009, centenario della sua nascita, dalla Tate di Londra, dal Prado di Madrid e dal Metropolitan di New York. L’esposizione, che costituisce dunque uno degli eventi più importanti della stagione culturale milanese, presenta le fasi salienti della ricerca pittorica di Bacon, attraverso opere provenienti dai più importanti Musei e collezioni di tutto il mondo, in particolare da Francia, Belgio, Gran Bretagna, Portogallo, Germania, Austria, Svizzera, Paesi Bassi, Finlandia, Israele, Stati Uniti d’America, Venezuela, Messico, Giappone, Australia e Taiwan. Il progetto scientifico dell’esposizione è curato dal Professor Rudy Chiappini, già commissario nel 1993, in qualità di direttore del Museo d’Arte Moderna di Lugano, della prima mostra postuma dedicata al pittore. La mostra di Palazzo Reale ha carattere antologico e costituisce un’occasione privilegiata per avvicinarsi all’opera di Francis Bacon, consentendo una lettura complessiva del suo percorso artistico. Il nucleo dell’esposizione prevede la selezione di circa sessanta opere quasi tutte inedite per l’Italia, per un totale di ottanta dipinti considerando lo sviluppo dei dittici e dei trittici, a partire dai primissimi dipinti realizzati negli anni Trenta, che rivelano un Bacon ancora alla ricerca di un linguaggio personale ma già attratto dalla deformazione e dall’ambiguità delle figure riprodotte, fino agli ultimi grandi trittici, in particolare quelli dedicati al compagno John Edwards, nei quali il tormento esistenziale dell’artista sembra intravedere orizzonti di una sofferta serenità. L’esposizione si apre con un gruppo di importanti opere su carta di grande rilevanza ritrovate soltanto dopo la morte dell’artista e finora mai presentate in Italia. Questi disegni forniscono nuove decisive indicazioni per la comprensione del percorso creativo di Bacon, ancora poco studiato e che fino a pochi anni fa si riteneva prescindesse da qualsiasi forma di studio preparatorio e di bozzetto. The Hugh Lane City Gallery di Dublino, città natale dell’artista, ha inoltre ricevuto in eredità l’intero atelier di Bacon a Londra, che espone dal 2001 in modo permanente e conserva preziosi reperti fotografici di straordinaria importanza per rivelare le sue molteplici fonti ispirative, dalle vecchie fotografie di Eadweard Muybridge a preziosi fotogrammi di film di Ejzenstejn, da immagini rielaborate tratte da libri di anatomia a riproduzioni di dipinti sui quali l’artista è intervenuto graficamente. Una stanza di Palazzo Reale presenta così, per la prima volta in Italia, la riproduzione fotografica, assolutamente fedele all’originale, dell’atelier di Bacon al 7 di Reece Mews, South Kensington, Londra, il microcosmo più intimo dell’artista, dove egli ha abitato dal 1961 al 1992 e dove erano assemblati insieme colori e tele, fotografie e oggetti, libri e carte, schizzi e appunti, qualsiasi cosa potesse ispirarlo, in un assemblaggio caotico e da artista “maledetto”, in totale contrasto con l’ordine maniacale della stanza accanto che fungeva da casa con cucina, bagno e camera da letto. Bacon, pur avendo raggiunto in vita una grande notorietà e disponendo di notevoli mezzi finanziari, aveva infatti uno stile di vita quasi monacale. La mostra prosegue con i dipinti del primo dopoguerra, quando Bacon si afferma sulla scena internazionale grazie agli Studi di figura (1945-1946), e soprattutto alla serie delle Teste (1949) che nella loro drammaticità preludono a una delle tematiche più celebri e affascinanti dell’artista: quella dedicata ai papi. Bacon considerava il Ritratto di papa Innocenzo X di Velázquez uno dei quadri più importanti della storia ed era ossessionato dalla sua perfezione. In mostra sono esposti alcuni lavori su questo tema, con il quale l’artista, attraverso gli anni, si è confrontato almeno una quindicina di volte, realizzando alcuni tra i capolavori assoluti dell’arte moderna, e facendo assurgere l’immagine del papa a metafora della condizione umana, tra disperazione e follia: il più straordinario è Papa I (1951) dalla Art Gallery di Aberdeen. Un’attenzione particolare viene poi posta nel documentare l’attività di Bacon negli anni Cinquanta, rivolta ai ritratti, di amici o eseguiti su commissione, come la serie Uomo in blu. Questi dipinti mantengono un carattere piuttosto misterioso e sinistro: figure incorporee e spettrali, volti argentei e sfocati, corpi che svaniscono nell’oscurità nero-inchiostro. In questo decennio Bacon realizza i lavori più importanti. Nel decennio successivo, i suoi personaggi iniziano ad apparire in uno spazio meglio definito e brillantemente illuminato. Non si tratta più di presenze vaghe e indistinte, ma di figure che possiedono solidità e volume, unitamente a un’accresciuta espressività, come testimoniano i ritratti di cari amici come Henrietta Moraes, Isabel Rawsthorne, dell’amato George Dyer o del grande pittore Lucien Freud, cui Bacon è legato da amicizia e rispetto. I grandi trittici degli anni Settanta evidenziano poi che, una volta raggiunta la piena maturità stilistica, Bacon porti all’esasperazione l’attenzione rivolta al soggetto, come se l’artista perseguisse un unico obiettivo: quello di penetrare i misteriosi e oscuri meandri dell’animo umano. Un viaggio nell’interiorità dell’individuo e al tempo stesso nell’attualità di una società sconvolta, scandito dalle figure anonime che urlano nelle loro gabbie, dalla sensualità e dall’erotismo provocatoriamente esibiti, dal senso della morte e dalla voluttuosità vitalistica presenti nei suoi capolavori. Tra i vari esempi in mostra, ricordiamo Tre studi di uomo di spalle dal Kunsthaus di Zurigo e Trittico proveniente dalla National Gallery di Canberra, in Australia. Non mancano poi altri straordinari d’après, dopo Velázquez, come Edipo e la sfinge da Ingres (1983) dal Museo Berardo di Lisbona. Sono presi infine in esame gli ultimi anni, quando il carattere furioso e visionario, tipico dei dipinti degli anni Sessanta e Settanta, viene temperato da una concezione meno appassionata ma non meno realistica e lucida. L’opera di Bacon subisce ora un processo di riduzione all’essenza del racconto, in alcuni casi spinto fino all’estremizzazione, con poche macchie di colore raggrumato in uno sfondo neutro. Una mostra così concepita si presenta quindi come un’occasione unica per avvicinarsi all’opera di Francis Bacon: consente una lettura complessiva del suo percorso artistico sviluppatosi nell’arco di oltre mezzo secolo e rivela, attraverso materiale per lo più inedito, aspetti particolari e assolutamente originali della sua creatività. Il catalogo della mostra edito da Skira ha il carattere di una monografia aggiornata sull’opera di Bacon: oltre al saggio introduttivo di Rudy Chiappini, curatore della mostra, contiene gli scritti di Fabrice Hergott, già responsabile della mostra di Bacon al Centre Pompidou e direttore del Musée de la Ville a Parigi, di Christoph Heinrich, curatore di arte moderna e contemporanea all’Art Museum di Denver, di Jean Louis Schefer, teorico dell’arte e saggista francese e di Barbara Dawson, direttrice della City Gallery The Hugh Lane di Dublino, che conserva l’atelier di Bacon, oltre alle schede descrittive delle opere stilate dalla storica dell’arte Francesca Marini e alle immagini a colori di tutte le opere esposte. L’allestimento della mostra, molto essenziale e minimalista, concepito per rendere assolute protagoniste le sole opere di Bacon, è a cura di Cesare Mari. L’immagine grafica della mostra è di Pier Luigi Cerri. .  
   
 

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