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Notiziario Marketpress di Giovedì 24 Gennaio 2008
 
   
  DISOCCUPAZIONE FEMMINILE ED INTELLETTUALE, PRESENTATO PROGETTO AD ORGANISMI REGIONALI DELL’ UMBRIA SULLE PARI OPPORTUNITA’

 
   
  Perugia, 24 gennaio 2008 - Aumentare le possibilità di impiego dei giovani con titoli di studio medio-alti, con particolare riferimento alle donne, e favorire la conciliazione tra vita famigliare e lavorativa, condizione fondamentale per l’accesso e la permanenza femminile nel mercato del lavoro: si muove lungo queste due direttrici il progetto per la “riduzione della disoccupazione intellettuale e femminile” illustrato ieri, a Perugia, dall’assessore regionale alle politiche attive del lavoro, Maria Prodi nel corso di un incontro con le rappresentanti degli Organismi di Pari Opportunità presenti sul territorio regionale. “Abbiamo voluto promuovere – ha detto Prodi – un occasione di incontro e di approfondimento dei contenuti del progetto con i soggetti che operano direttamente per la valorizzazione delle risorse e dei saperi femminili ed aprire una discussione sulle politiche di genere a partire da questa proposta”. Il progetto, che rientra tra le dieci misure strategiche e “caratterizzanti” individuate dalla Giunta regionale nell’ambito della seconda fase del Patto per lo sviluppo dell’Umbria – ha ricordato Prodi, prevede azioni mirate sul fronte dell’offerta e della domanda da attuare attraverso una concertazione costante ed il coinvolgimento di tutti i soggetti interessati. “La disoccupazione intellettuale e femminile – ha sottolineato l’assessore – rappresenta una vera e propria ingiustizia sociale per la quale vanno trovate soluzioni strutturali che producano reali opportunità di lavoro. Gli interventi individuati si muovono in questa direzione ed hanno per molti aspetti un carattere innovativo, allo scopo di superare la contingenza e delineare un percorso strategico per evitare esclusioni di genere. Per questo – ha aggiunto - nell’articolazione degli interventi si intende assicurare il rispetto dei principi di pari opportunità. E ciò sia nella fase di programmazione che di attuazione delle diverse misure che saranno sostenute da diversi canali di finanziamento, a cominciare – ha concluso Prodi - da quelli derivanti dalla nuova fase di programmazione comunitaria”. Il progetto prevede una vasta gamma di azioni che vanno dalle attività di formazione e orientamento all’erogazione di incentivi e voucher, fino a misure di accompagnamento finalizzate alla creazione delle condizioni per potenziare l’efficacia degli interventi. A tali iniziative fanno da sfondo gli strumenti di supporto e completamento degli attori del territorio con la definizione di specifici accordi e protocolli di intesa. Questi gli interventi previsti dal progetto, con particolare riferimento alle donne: - Interventi per la promozione e diversificazione delle scelte formative e di istruzione superiore, attraverso l’orientamento ed il sostegno all’accesso ai corsi di laurea e ai percorsi di istruzione e formazione superiore ad indirizzo scientifico e tecnologico e l’erogazione di borse di studio e “voucher” per promuovere l’iscrizione ai corsi di laurea ad indirizzo scientifico e tecnologico e per sostenere le iscrizioni agli anni successivi al primo. - Interventi per favorire l’incontro dei giovani, inseriti in processi di istruzione e formazione superiore (Università e percorsi di Ifts), con il mondo del lavoro e soprattutto con le imprese umbre. Sono previste borse di studio per gli studenti dei corsi di laurea e dei percorsi di istruzione e formazione superiore. Saranno realizzati “project work” all’interno delle imprese del territorio su obiettivi concordati fra Università/ente di formazione e impresa. - Interventi per supportare l’ingresso e la stabilizzazione nel mondo del lavoro dei giovani con titoli di studio medio-alti. A tal fine verranno promossi: “work experiences” di giovani laureati presso datori di lavoro privati, ad integrazione e completamento del percorso universitario, ed azioni di supporto ed incentivi per la stabilizzazione a tempo indeterminato dei precari. Verranno inoltre sperimentate forme di mobilità di giovani laureati verso l’Europa e sviluppati progetti di formazione o lavoro all’estero finalizzati a costruire stabili legami fra giovani e imprese locali (con funzione di “mentoring”). - Interventi per la riqualificazione dei soggetti con titoli di studio medio-alti ma difficilmente spendibili sul mercato del lavoro, ritenuti prioritari nei percorsi di formazione di figure tecnico-specialistiche per le quali si stima esista una significativa domanda. - Interventi per diversificare e qualificare l’offerta di servizi socio educativi per l’infanzia e sostenere la domanda. Nell’ambito della sperimentazione di nuove tipologie di servizi (Lr. 30/2005) verrà promossa l’attivazione di servizi socio-assistenziali a valenza educativa per la prima infanzia (educatrice di nido familiare), integrativi o sostitutivi dell’asilo nido, per bambini dai 3 mesi ai 3 anni. Sono inoltre previsti aiuti per la creazione di nuove imprese e per l’ampliamento e l’innovazione di strutture esistenti a conduzione prevalentemente femminile finalizzate all’erogazione di servizi socio-educativi per l’infanzia, in particolare all’interno dei luoghi di lavoro. In programma anche “voucher” per usufruire di servizi di cura, sia nell’ambito dei servizi socio-educativi per la prima infanzia di tipo tradizionale sia in ambito domiciliare e la “messa in rete” dei bisogni delle famiglie e delle “educatrici familiari”, oltre all’attivazione di interventi integrati di assistenza e tutoraggio alle figure professionali formate per l’eventuale creazione di nuova impresa sociale che dovrà operare nel campo dei servizi socio-educativi alla prima infanzia in ambito domiciliare. Prevista anche la sperimentazione di “voucher” formativi per il personale dei servizi socio educativi della prima infanzia che ha funzioni educative(L. R. 30/2005), allo scopo di incentivare l’iscrizione ai corsi di laurea richiesti per l’esercizio del ruolo di educatore professionale. - Interventi per favorire e sostenere la diffusione nelle imprese di una cultura attenta alle esigenze di conciliazione famiglia/lavoro, anche attraverso l’assegnazione di un marchio di qualità alle imprese che sperimentano modalità innovative per favorire la differenza di genere e la conciliazione tra tempi di vita familiare e professionale. E’ previsto il sostegno alle imprese per l’accesso alle agevolazioni della Legge nazionale n. 53/2000, in particolare per progetti innovativi sulla flessibilità degli orari, sull’organizzazione e sui processi lavorativi. Relativamente alle azioni di accompagnamento si evidenzia la necessità di integrarle con le diverse tipologie di interventi. Si prevedono azioni di comunicazione sugli obiettivi specifici delle singole tipologie di azione; attività di consulenza alle imprese per valutare il fabbisogno effettivo di competenze utile alla crescita, all’innovazione ed al superamento di stereotipi legati al genere nella valutazione del potenziale professionale. Ci saranno azioni di sensibilizzazione di istituzioni ed imprese per evitare – è scritto nel progetto - la marginalizzazione delle donne che scelgono, in particolare al rientro dalla maternità, modalità di impiego come quelle del lavoro part-time e dal telelavoro”. Il monitoraggio degli interventi, infine, consentirà di valutare il grado di soddisfazione, le criticità, i risultati ed i correttivi da apportare al progetto. Nei primi nove mesi del 2007 l’occupazione femminile in Umbria ha fatto registrare un aumento medio di 8. 000 unità (155. 000), con un conseguente aumento (+2,6 punti) del tasso di occupazione (pari al 55,1%). Anche le forze lavoro sono aumentate sensibilmente (+6. 000) e così il relativo tasso (59,1%, +1,7 punti); mentre la disoccupazione è scesa a quota 11. 000 (-3. 000) con conseguente flessione di 1,8 punti del relativo tasso (pari al 6,7%). I dati forniti dall’Osservatorio del mercato del lavoro della Regione Umbria confermano che, sul fronte dell’occupazione femminile, il 2007 è stato un anno migliore del precedente, quando si interruppe la fase negativa in corso dal 2002. Inoltre – secondo l’Osservatorio – si sta verificando una consistente riduzione del “gap” di genere in tutti gli indicatori. Nell’occupazione (17,7) e nella partecipazione attiva (15,9) il dato umbro è inferiore alla media del centro e del nord, mentre per la disoccupazione (3,9 punti) è superiore persino alla media nazionale. Il confronto territoriale evidenzia per la componente femminile umbra una partecipazione attiva ben superiore a quella media del centro (+3,3 punti) ed in linea con quella del nord del paese (-3 decimi). Anche il suo tasso di occupazione è più elevato della media del centro (+3,1 punti) e non risulta più così lontano da quello del nord (-1,6 punti), ma il differenziale esistente fa sì che il livello di disoccupazione risulti in Umbria marcatamente superiore a quello del nord (il gap è ancora di 2,1 punti) e solo in linea con la media del centro (un decimo in meno). Una parte non trascurabile delle difficoltà incontrate dalle donne in Umbria dipende dall’elevata “distanza” tra qualifiche e titoli di studio posseduti dall’offerta e figure ricercate dalla domanda che continua ad essere rivolta principalmente a figure di basso livello educativo, in particolare dei settori ad elevata presenza maschile. Ciò genera disoccupazione ad elevata scolarità ed un diffuso sottoutilizzo di competenze. Nel 2006, tuttavia, si sono avuti importanti segnali positivi sull’occupabilità delle laureate il cui tasso di disoccupazione, a differenza di quello delle diplomate (8,3%), è divenuto inferiore alla media ripartizionale (6,1% contro 6,3%). E’ tuttavia da considerare che i problemi occupazionali non riguardano solo le più scolarizzate: il tasso di disoccupazione più elevato, infatti, riguarda le donne con la sola licenza media (11,8%). .  
   
 

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