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Notiziario Marketpress di Mercoledì 20 Febbraio 2008
 
   
  RESPINTA LA RELAZIONE SULLA STRATEGIA UE CONTRO IL TERRORISMO

 
   
  Strasburgo, 20 febbraio 2008 - Il Parlamento europeo ha respinto la relazione sulla strategia globale per la lotta al terrorismo e al reclutamento, a causa delle divergenze tra i principali gruppi. In precedenza, infatti, l´Aula aveva adottato tutti gli emendamenti del Pse, respingendo quelli proposti dal Ppe/de. Il testo emendato chiedeva di punire la glorificazione e la propaganda del terrorismo, nel pieno rispetto della libertà di espressione. Sollecitava anche misure per favorire il dialogo e l´integrazione sociale dei migranti. Con 241 voti favorevoli, 332 contrari e 87 astensioni il Parlamento ha respinto la relazione di Gérard Deprez (Alde/adle, Be) che conteneva una raccomandazione al Consiglio sui fattori che propiziano l´appoggio al terrorismo e attirano nuove reclute tra i terroristi. Il Ppe/de, che si è visto respingere una serie di emendamenti, l´Uen, l´Ind/dem, i Verdi/ale e Non iscritti hanno votato - salvo poche eccezioni - contro la relazione. A favore si è invece pronunciata la stragrande maggioranza del Pse e dell´Alde e diversi membri della Gue/ngl. Il testo emendato - prima di essere bocciato in toto dall´Aula - sottolineava anzitutto che il terrorismo costituisce attualmente «la principale minaccia alla sicurezza dei cittadini dell´Unione», anche perché gli attentati di Londra e Madrid «hanno dimostrato che nell´Ue sono attive organizzazioni terroristiche internazionali che cercano di espandersi attraverso il reclutamento e prendono come bersaglio i cittadini dell´Unione». Era quindi evidenziata la necessità di una strategia globale volta a identificare, combattere e perseguire i responsabili degli attacchi terroristici, ma anche azioni volte a contrastare il reclutamento dei terroristi. In tale ambito si sottolineava che la priorità principale per l´Ue doveva essere quella di smantellare le reti terroristiche e perseguire tutte le correlate attività criminali di reclutamento, finanziamento, formazione e propaganda volte ad istigare gli individui a commettere atti terroristici con qualsiasi mezzo, compreso l´uso di Internet. La Commissione e gli Stati membri erano anche esortati a fornire «un solido e specifico sostegno» alle vittime del terrorismo. Il terrorismo non ha giustificazioni, stop alla propaganda - La lotta contro il terrorismo, indicava la relazione, «deve svolgersi sulla base dello scrupoloso rispetto dei diritti dell´uomo e delle libertà fondamentali». Ma era sottolineata la necessità di inserire la "glorificazione del terrorismo" - un «fattore che può contribuire alla radicalizzazione violenta» - nell´ambito d´applicazione della decisione quadro sulla lotta al terrorismo (2002/475/Jha), per essere considerata un reato perseguibile. Era tuttavia precisato che doveva avvenire «nel pieno rispetto della libertà di espressione e della libertà di pensiero». Era quindi raccomandato agli Stati membri e alle istituzioni Ue di intervenire al fine di prevenire la divulgazione di propaganda terroristica attraverso gli strumenti audiovisivi, applicando tutte le disposizioni giuridiche in vigore che vietano l´utilizzo di tali mezzi per la diffusione di qualsiasi incitamento alla violenza, all´odio e alla discriminazione fondata sulla razza, il sesso, l´orientamento sessuale o la religione. In tale contesto, era chiesto il rafforzamento della vigilanza contro la propaganda realizzata attraverso Internet, sia a livello nazionale che europeo, sulla base di una stretta collaborazione con Europol. Nel rispetto, però, della libertà di espressione e di informazione. Gli Stati membri dovrebbero inoltre rafforzare il proprio monitoraggio «dei luoghi che, divergendo dal loro legittimo obiettivo, sono utilizzati per istigare alla violenza». Al riguardo era stato accolto un emendamento del Pse che sopprimeva il riferimento ai «centri educativi e religiosi». L´ingresso e il soggiorno sul territorio dell´Ue di persone che contribuiscono alla radicalizzazione e incitano a commettere atti terroristici, indicava la relazione, «costituiscono un aspetto fondamentale della lotta contro la radicalizzazione violenta». In tale ambito, era chiesto di «analizzare le possibilità di adottare misure legislative a livello di Unione europea per armonizzare in tutti gli Stati membri le condizioni di ingresso, soggiorno ed espulsione di tali individui». Studiare i fattori alla base del terrorismo e promuovere il dialogo - La relazione sosteneva che «la rabbia e la frustrazione sono fattori che generano un terreno fertile per la radicalizzazione violenta», così come l´isolamento sociale e la mancanza di fiducia nella politica e nella democrazia. E riteneva quindi importante analizzare e comprendere appieno le ragioni, i motivi e i processi che portano alla radicalizzazione e al terrorismo. Invitava pertanto gli Stati membri a «promuovere energicamente» la ricerca scientifica ed accademica sulla radicalizzazione violenta e destinare le necessarie risorse a questo fine. Precisava, peraltro, che «la libera discussione di tali questioni e le possibili soluzioni non devono essere criminalizzate o censurate». Sosteneva poi la necessità di incoraggiare «un dialogo effettivo» tra le autorità degli Stati membri e le comunità religiose «che rappresentano un Islam moderato», assicurando la partecipazione sociale di queste ultime, la piena ed effettiva uguaglianza tra le persone appartenenti a tali comunità nonché il dialogo interculturale ed interreligioso». In questo modo, sottolineava il testo, è possibile riconquistare «il terreno sul quale prospera il radicalismo terroristico». Favorire l´integrazione sociale - D´altra parte, osservando che il terrorismo è basato «su un´interpretazione distorta della religione», la relazione riteneva che l´identificazione di una cultura, di una civiltà o di una religione con il terrorismo «potrebbe avere forti effetti controproducenti». Pertanto, sottolineava la massima importanza di «stabilire una chiara distinzione fra la stragrande maggioranza dei musulmani e una violenta minoranza radicalizzata». A livello europeo è invece essenziale prevenire la divulgazione di messaggi che istigano alla violenza, «attraverso l´istruzione e l´integrazione sociale di determinati individui e gruppi che potrebbero essere sviati da gruppi radicali violenti». Per i deputati, infatti, «le misure repressive non saranno efficaci, e potrebbero perfino rivelarsi controproducenti, se non saranno accompagnate dall´offerta di prospettive concrete e di una posizione nella società ai soggetti particolarmente vulnerabili alla radicalizzazione e al reclutamento». Gli Stati membri devono quindi mobilitare tutti i mezzi possibili per garantire la massima integrazione nella società di tutti i cittadini dell´Unione e di altri residenti nell´Ue - «in particolare le comunità musulmane» - «che desiderano vivere pacificamente e in democrazia, senza alcun tipo di discriminazione in base alla razza, alla religione o alle differenze culturali». L´aula aveva però respinto un emendamento proposto dal Ppe/de che raccomandava agli Stati membri di informare chiaramente i migranti sul fatto che «devono accettare le misure di integrazione e prendervi parte», poiché anche se tradizioni e culture diverse arrichiscono l´Europa, è lo stesso necessaria «una minima volontà di integrazione e adattamento». Maggiore cooperazione a livello Ue - La lotta contro il terrorismo e la radicalizzazione violenta, sollecitava il testo, deve rimanere una priorità Ue e diventare uno degli elementi chiave della politica esterna Ue fondata sul concetto di Alleanza di civiltà dell´Onu. La richiesta del Ppe/de di sopprimere il riferimento all´Alleanza era stata bocciata dall´Aula. Era poi chiesta l´intensificazione della cooperazione tra gli Stati membri nonché tra gli Stati membri ed Europol, Eurojust e Sitcen e il rafforzamento della cooperazione giudiziaria e di polizia in materia penale a livello Ue. La relazione, infine, sottolineava che la presentazione di un fronte unitario da parte delle forze politiche democratiche e il loro pieno sostegno a favore delle strategie antiterrorismo europee e nazionali «costituiscono un elemento essenziale per il successo della lotta al terrorismo». .  
   
 

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