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Notiziario Marketpress di Lunedì 03 Marzo 2008
 
   
  “IL VIAGGIO DI ULISSE” OPERE DI PINO PANDOLFINI DAL 5 APRILE AL 18 MAGGIO 2008

 
   
  Longiano, 3 marzo 2008 - Torna ad esporre nella sua terra d’origine con un’ampia rassegna antologica a lui completamente dedicata l’artista Pino Pandolfini dopo trent’anni di produzione artistica trascorsi ad Atene. La mostra dal titolo “Il viaggio di Ulisse”, organizzata dall’associazione “Gruppo Culturale Prospettive”, raccoglie la vastità delle opere dell’artista e coinvolge due sedi espositive prestigiose: lo spazio d’arte di Gambettola “Fabbrica”, diretto da Angelo Grassi, ex Cementificio Sicli, monumentale complesso di archeologia industriale, e la suggestiva rocca della Fondazione “Tito Balestra” nello splendido borgo medievale di Longiano, che accoglieranno le opere di Pino Pandolfini a partire da sabato 5 aprile dove rimarranno esposte al pubblico rispettivamente fino al 18 maggio e fino al 25 aprile. In collaborazione e con il patrocinio dell’Istituto Italiano di Cultura di Atene e dell’Ente Cultura del Comune di Atene, della Regione Emilia-romagna, della Provincia di Forlì-cesena, dei Comuni di Gambettola e Longiano, la mostra “Il viaggio di Ulisse”, espone 140 opere tra dipinti, installazioni e, soprattutto, incisioni dell’artista romagnolo che – dopo la formazione all’Accademia di Belle Arti di Bologna e presso lo studio di Mario e Carlo Leoni – si è trasferito in Grecia concedendo rarissime apparizioni all’Italia. Nella Galleria d’arte del complesso Fabbrica saranno esposte un centinaio di opere che rappresentano il primo periodo di lavoro dell’artista, mentre rimarranno in mostra fino al 25 aprile nelle sale della Fondazione "Tito Balestra" le quaranta opere della serie “tracce” di pneumatico, che dal 26 aprile al 18 maggio saranno spostate a Gambettola. La mostra antologica costituisce il primo di una serie di appuntamenti che culmineranno a novembre con l’assegnazione a Pandolfini del tradizionale Premio Nemo Propheta in Patria, giunto alla 18° edizione e istituito dal “Gruppo Culturale Prospettive” come riconoscimento alle personalità gambettolesi per nascita o adozione, che si siano distinte nei vari campi dello scibile umano. Nella sua attività artistica, Pino Pandolfini si confronta con tutte le forme d’arte visiva e sperimenta l’utilizzo di diversi materiali e tecniche. Concentra parte importante della sua attività nella realizzazione di grandi installazioni-sculture in spazi all’aperto e al chiuso. Ne “Il viaggio di Ulisse” Pandolfini presenta l’intero ventaglio delle varianti creative maturate nel corso di un viaggio inesauribile che lo tiene sospeso tra ansie espressive e ricerca della forma, tra sperimentazioni radicali e rivisitazione delle immagini classiche, tra scoperta e nostalgia del ritorno. Ecco allora le prime, grandi superfici pittoriche che rivisitano il fondale marino, e la ricostruzione di arcaiche formule espressive, la decostruzione delle tecniche dell’incisione e lo sforzo di far convivere al loro interno ricerca formale e azzardo, armonia e caso, rigore e passione, le “tracce” usurate degli pneumatici che segnano il tempo del nostro transito e che invadono la cornice che cerca di trattenerle e le installazioni in cui dimensione spaziale e memoria del tempo cercano di convivere. Per Pandolfini il Mediterraneo è prima di ogni cosa ricchezza e generosità, è accoglienza e rispetto, è qualche cosa che non si eredita, ma che si consegue: è una decisione e non un vantaggio. E’ un viaggio in cui si alternano i rituali della partenza e del commiato, i drammi del distacco e del ritorno, i movimenti circolari e gli sforzi per spezzarli ed uscirne fuori: palingenesi e palinsesti. Nei primi anni di soggiorno in Grecia, Pandolfini non solo si dedica alla pittura, che investiga le mutevoli e cangianti forme dei fondali marini, attraverso una pittura invasiva, ricca di colori che sembrano voler saturare lo spazio con gesti repentini; una pittura che nasce dalla visione aerea di uno spazio nuovo che, prima di essere terra ferma, approdo, è mare, è Mediterraneo. Pandolfini ci sorprende adottando una strategia compositiva decisamente originale, dove il gioco, l’azzardo, il dominio dell’evento naturale, si confronta con la tecnica incisoria. Sulla riva del mare l’artista lascia che il sale generi la morsura delle lastre, che successivamente saranno adattate alle necessità formali dell’immagine visiva. Si tratta di incisioni che si presentano coma una sorta di ready-made rettificato, di interventi sulla poetica del caso che sono all’origine di gran parte delle scelte che Pandolfini viene compiendo. Il fatto che nella sua produzione artistica prevalga decisamente l’incisione, non esclude affatto la sua passione e la sua dimestichezza con la pittura, le contaminazioni con l’installazione e l’incursione con i giochi di masse e volumi propri della plastica e della scultura. La trireme – ultima in ordine di tempo fra le sue “installazioni” – non è affatto il primo caso di contaminazione cui l’autore ci ha abituato. Il caso della ruota della bicicletta della madre, che solca la neve nella natia Gambettola, è l’anticipo di quella prora minacciosa e guerriera. La tecnica della contaminazione è probabilmente la matrice che attraversa tutti i lavori di Pandolfini. E’ un viaggio di Ulisse senza ritorno e senza nostalgie, perché l’opera non è mai compiuta, ma solo abbandonata, piena di cancellazioni e di ripensamenti, densa di palinsesti. Cenni di biografia Pino Pandolfini nasce a Gambettola (Cesena) nel 1947. Nel 1967 si reca a Bologna dove incontra Mario e Carlo Leoni e per due anni lavora nei loro laboratori di Incisione e Scultura. Nel 1969 inizia gli studi all’Accademia di Belle Arti di Bologna dove si diploma in Pittura nel 1973. Dal 1975 al 1977 collabora con il centro culturale “Alzaia” di Roma prendendo parte a diverse esposizioni ed edizioni artistiche. Nel 1977 si trasferisce ad Atene dove, insieme all’artista Dimitra Siaterli, fonda il “Centro di Incisione di Atene”, un laboratorio che collabora con artisti, enti culturali, gallerie, pinacoteche e musei sia in Grecia che all’estero, realizzando edizioni d’arte, stampe e organizzando seminari e mostre di incisione. Dal 1977 fino al 1980, come membro del “Gruppo Incisori”, espone in molte città della Grecia. Dal 1974 realizza numerose mostre personali e partecipa a diverse esposizioni collettive ed edizioni artistiche sia in Grecia che all’estero. Nel 1989, su iniziativa del Centro di Incisione di Atene di Pandolfini & Siaterli, viene fondato il “Gruppo del Centro di Incisione”, il quale si caratterizza per un’intensa attività espositiva in Grecia e in altri paesi. Nel 1983 illustra la raccolta di poesie “Cripta” di Michalis Santorinios, mentre nel 1994 viene pubblicato il libro d’arte “Tanagree” con poesie di M. Santorinios e incisioni di Pandolfini. A partire dagli anni novanta, parte importante del suo lavoro è dedicata alla realizzazione di installazioni scultoree di grandi dimensioni tra cui ricordiamo la “Trireme”, tuttora esposta al Dipartimento di Ingegneria Portuale dell’Università di Atene, e “Tracce Di Ruote” commissionata dalla Silver & Baryte Ores Mining Co. S. A. Le sue opere sono esposte in varie collezioni private e musei. .  
   
 

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