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Notiziario Marketpress di Martedì 11 Marzo 2008
 
   
  AUSER VICENZA “MONODIA E POLIFONIA MEDIOEVALE IN ITALIA E SPAGNA” CONCERTO DEL CORO I LAUDESI CHIESA DI SAN ROCCO – VICENZA

 
   
  Vicenza, 11 marzo 2008 - Nell’ambito degli incontri culturali dell’Auser di Vicenza, che quest’anno segue un “Medioevo: ovvio e meno ovvio”, mercoledì 12 marzo, nella chiesa di San Rocco con inizio alle ore 19. 30 (ingresso libero), si tiene un concerto del coro “I Laudesi”, diretto dal M° Antonio Cozza, dal titolo “Monodia e Polifonia medioevale in Italia e Spagna”. Affiancano il coro le voci delle soliste Mariella Cenere e Paola Rossi e alcuni strumentisti, a formare un ensemble in grado di riprodurre le sonorità e la prassi esecutiva antiche: Tea Bressan al flauto, Elena Bellon all’arpa, Valerio Galla alle percussioni, Massimiliano Raschietti al clavicembalo. La serata è dedicata alle espressioni musicali fiorite nel secoli Xii e Xiii, un momento particolarmente fecondo della cultura del Mondo Occidentale, nel quale si intravedono le radici stesse della Civiltà Europea. Il concerto ripercorre i diversi stili, dal canto gregoriano ai canti devozionali del periodo comunale, che nascono come forme ibride di sacro e profano e adottano, anche per la musica di argomento religioso, gli stilemi del canto trobadorico, mescolando elementi dotti con influssi popolari Il programma si apre con alcuni canti gregoriani del 1200, appartenenti all’Ufficio di S. Antonio, che ci ha lasciato Giuliano da Spira. Tra i brani sono presenti due “sequenze”, la forma musicale più rappresentativa di quei secoli: l’Alleluia haec dies e la sequenza Virginis Mariae laudes, presa dal Planctus Mariae ad Sepulcrum (dramma sacro, forma di teatro musicale “in nuce” che stava dando vita ai primi personaggi drammatici). Il Planctus proviene dal manoscritto Ci del Museo archeologico di Cividale del Friuli, del secolo Xiii, e fa parte del patrimonio di Aquileia. Crocevia tra il mondo cristiano d’Oriente e quello di Occidente, la storia del Patriarcato ci consegna un tesoro ricchissimo di influssi musicali, che all’ascoltatore di oggi rendono quel sapore inconfondibile di musica antica, parte di un patrimonio storico che merita essere riscoperto. Sempre da Aquileia provengono i discanti Cunctipotens genitor Deus e Quem ethera et terra, i primi sviluppi di polifonia che sperimentano il contrasto tra le voci. Il Medioevo vede poi un ricco fiorire di forme popolari di religiosità: in Spagna si diffondono le Cantigas de Santa Maria, come forma devozionale per la Vergine. Musica di grande immediatezza, si accompagna a testi che riferiscono di miracoli presunti e credenze che hanno tutto il sapore della saggezza popolare. Musiche e testi, in lingua galiziana antica, sono presi dall’antologia compilata da Alfonso X di Castiglia, detto “il savio” (1252 – 1284). Parallele alle Castigas sono le italiane Laude, canzoni religiose popolari in lingua volgare, nate sulla scia dei movimenti religiosi sorti in centro Italia nel 1200. Da una delle confraternite laiche di tipo penitenziale dell’epoca, quella dei Laudesi, prende il nome il coro vicentino, fondato nel 1982 (nell’Viii centenario della nascita di San Francesco), per far conoscere le laude francescane e la musica prepolifonica. Le laude annoverano, accanto a testi anonimi, anche liriche di Jacopone da Todi, nelle quali la linea melodica enfatizza testi vigorosi e pregnanti. In forme all’apparenza semplici, ne risultano composizioni sorprendentemente intense e affascinanti. Il concerto si conclude con una contaminazione contemporanea: la lirica di Jacopone ha ispirato il maestro Cozza in composizioni a due voci che rivisitano la sensibilità e il gusto antico della musica modale. .  
   
 

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