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Notiziario Marketpress di Giovedì 13 Marzo 2008
 
   
  IL FUTURO DELLA PAC È NEI PRODOTTI TRADIZIONALI DI QUALITÀ

 
   
  Parlamento Europeo - Tutela di Dop e Igp, marchio europeo di qualità, indicazione dell´origine in etichetta e misure contro le speculazioni. E´ quanto sollecita il Parlamento chiedendo di fornire gli aiuti Pac solo ai veri agricoltori, abolire il set-aside e gli aiuti alle colture energetiche, senza estendere la condizionalità. Occorre poi procedere a un più rapido disaccoppiamento, mantenere l´intervento e promuovere assicurazioni multirischio. Al posto della degressività propone una modulazione progressiva. Con 510 voti favorevoli, 88 contrari e 80 astensioni, il Parlamento ha adottato la relazione Lutz Goepel (Ppe/de, De) che accoglie con favore gli adeguamenti tecnici derivanti dalla comunicazione della Commissione sullo "stato di salute" della politica agricola comune (Pac). I deputati sottolineano anzitutto che l’agricoltura, insieme all´industria alimentare ad essa collegata, «rappresenta uno dei maggiori settori dell´economia dell´Ue», determina la sua sicurezza alimentare e partecipa in grado sempre maggiore alla definizione della sicurezza energetica. Ritengono, inoltre, che una Pac basata su un modello agrario europeo economico, ecologico e sociale, capace di garantire la sostenibilità e la sicurezza alimentare, «sarà necessaria anche in futuro». Ma, ammoniscono, «occorre proseguire sulla via fruttuosa delle riforme, potenziando ulteriormente lo sviluppo rurale». La riforma della Pac del 2003, a loro parere, è stata, nei suoi aspetti essenziali, «un notevole successo». Ha infatti permesso di accrescere considerevolmente la trasparenza e l´efficacia della Pac, rafforzando nel contempo la responsabilità degli agricoltori e il loro orientamento ai bisogni del mercato. Occorre quindi proseguire tale processo, a condizione che siano mantenuti intatti fino al 2013 i fondi agricoli del primo pilastro. D´altra parte, sottolineano la necessità di proseguire «una decisa semplificazione amministrativa» della Pac e delle molte direttive e regolamenti Ue «al fine di alleviare l´onere per gli agricoltori». Ma tale semplificazione, avvertono, non deve dar luogo «a una rinazionalizzazione della Pac o a un´ulteriore riduzione degli aiuti». Il Parlamento insiste poi sulla difesa del concetto di agricoltura «sostenibile, competitiva e multifunzionale», il cui obiettivo fondamentale sia l´approvvigionamento della popolazione con alimenti sani e sicuri, in quantità sufficienti e a prezzi ragionevoli. D´altra parte, appoggia «in linea di principio» l´integrazione degli obiettivi generali nella Pac, come la sicurezza alimentare, la coesione territoriale, la protezione dei consumatori, dell´ambiente, del clima e degli animali, le energie rinnovabili e la biodiversità. Ma sottolinea che ciò non deve mettere in questione la produzione nelle regioni montane, svantaggiate, periferiche e insulari dell´Ue, che applicano metodi di produzione estensiva e producono in ampia misura per il mercato locale. Tutelare le indicazioni geografiche e indicare l´origine dei prodotti in etichetta Se l´Ue impone requisiti rigorosi ai suoi agricoltori e produttori, afferma il Parlamento, essa deve anche assicurare che gli stessi requisiti siano soddisfatti da quanti esportano i loro prodotti agricoli in Europa. E insiste affinché gli obiettivi generali summenzionati siano inclusi nei negoziati Omc. La Commissione deve quindi mettere a punto con urgenza una strategia organica per difendere «i fattori europei di carattere non commerciale» in sede di negoziati mondiali sul commercio al fine di evitare la concorrenza sleale. Si tratta, in particolare delle questioni legate al benessere degli animali e dello stato sanitario dei prodotti animali e vegetali importati, così come al riconoscimento e alla protezione delle indicazioni geografiche. A quest´ultimo proposito, i deputati sottolineano che la condizione per qualsiasi accordo sull´agricoltura nel quadro dell´Omc consiste nel pervenire ad un accordo sulla proprietà intellettuale che copra le indicazioni geografiche. Anche perché «la forza e il futuro dell´agricoltura europea» risiedono nei prodotti regionali, tradizionali e in altre categorie di prodotti di riconosciuta alta qualità e di valore aggiunto. A tale riguardo, il Parlamento invita la Commissione a istituire un "marchio europeo" per identificare la qualità della produzione agricola e alimentare dell’Ue sul mercato europeo e sui mercati internazionali e per identificare le norme severe in materia di ambiente, benesssere degli animali e sicurezza alimentare in base alla quale si svolge la produzione. La invita inoltre a presentare un piano globale mirante a migliorare la commercializzazione, nell´Ue e all´estero, dei prodotti europei di alta qualità. Occorre quindi aumentare gli stanziamenti destinati a campagne d´informazione e di promozione sui mercati interno ed esterno e sostenere le organizzazioni di produttori nella concezione e nell’intensificazione delle loro attività o altre forme di organizzazioni di filiera. Ma è anche necessario introdurre un´etichettatura adeguata, che preveda, in particolare, l´indicazione di origine delle materie prime agricole impiegate e che sia più chiara e trasparente per i consumatori. Approvando un emendamento della Gue/ngl, il Parlamento invita poi la Commissione e gli Stati membri a adottare le misure necessarie «per evitare che imprese del settore svolgano attività speculative, acquisiscano posizioni dominanti nei mercati dei generi alimentari o formino oligopoli». E ciò «sfruttando l´attuale assenza di norme legislative o di controlli, le carenze organizzative dei produttori e dei consumatori e la mancanza di infrastrutture adatte» e «avendo come scopo esclusivo l´incremento dei profitti, la riduzione dei prezzi al produttore e l´imposizione di prezzi elevati per i consumatori». Aiutare solo i veri agricoltori e accelerare il disaccoppiamento Il Parlamento respinge una riduzione del bilancio complessivo del primo pilastro per il periodo che va fino al 2013 e invita la Commissione a proporre misure idonee finalizzate a garantire che la totalità dei pagamenti diretti «vada solo a beneficio delle persone e delle imprese che lavorano effettivamente nell´agricoltura». Ritiene inoltre che tutti gli stanziamenti di bilancio destinati all´attuazione della Pac che sono stati risparmiati o non sono stati utilizzati debbano essere spesi nel quadro di quest´ultima. Allo stesso tempo, i deputati si oppongono a «qualsiasi discriminazione basata sulle dimensioni dell´azienda e sulla forma giuridica in sede di pagamenti diretti». Questi ultimi, a loro parere, «continueranno ad essere necessari anche dopo il 2013», in quanto garanzia di reddito di base, ma anche come remunerazione per la fornitura di beni comuni e come compensazione per le norme in materia di ambiente, di approvvigionamento e sicurezza alimentare, di tracciabilità e di benessere animale nonché in campo sociale. Queste norme, infatti, sono «estremamente rigorose raffrontate su scala internazionale». Ma i pagamenti diretti, insistono, dovranno basarsi «su nuovi criteri oggettivi», come l’occupazione diretta generata dalle aziende agricole. Oppure, dovranno assumere maggiormente la forma di un premio destinato agli agricoltori per la gestione del suolo o di un indennizzo per taluni servizi effettivi di interesse generale. D´altro canto, rilevano che il livello dei pagamenti non sempre sembra essere commisurato agli sforzi compiuti dagli agricoltori in questo senso. Il Parlamento accoglie con favore la proposta della Commissione di concedere agli Stati membri su base volontaria maggiore flessibilità nel passaggio verso una separazione dei pagamenti diretti dai valori di riferimento storici e verso un sistema più uniforme. La invita peraltro a chiarire se sia realizzabile entro il 2013 una transizione più rapida su base volontaria verso un premio unico regionale o nazionale per superficie per quanto riguarda i pagamenti disaccoppiati. Nel ritenere che il disaccoppiamento dei pagamenti diretti abbia in generale condotto con successo a orientare l’agricoltura europea verso il mercato, invita quindi la Commissione ad applicare tale politica «a ritmo più sostenuto», a meno che ciò non risulti in svantaggi considerevoli sul piano socioeconomico e/o ambientale in determinate regioni. I deputati ritengono infatti che il disaccoppiamento completo dei premi per capo di bestiame possa comportare svantaggi di questo genere nelle regioni montane e con difficoltà specifiche (isole, zone secche e umide, regioni ultraperiferiche, ecc. ) ove non esiste alcuna alternativa all´allevamento ad intensità di manodopera relativamente elevata. Per il momento è quindi «ragionevole» il mantenimento parziale dei premi accoppiati per animale. L´aula ha anche respinto con 484 voti contrari un emendamento che chiedeva di non trasferire il 50% dei pagamenti diretti del settore del tabacco verso lo sviluppo rurale nel 2010, al fine di assicurare parità di trattamento dei tabacchicoltori rispetto agli altri agricoltori. Il Parlamento accoglie con favore la preannunciata modifica della disposizione in base alla quale gli Stati membri possono trattenere fino al 10% dei massimali nazionali per incentivare attività agricole di particolare rilevanza ambientale o per migliorare la qualità e la commercializzazione dei prodotti agricoli (articolo 69). Ritiene tuttavia che questo strumento non debba essere utilizzato «per introdurre surrettiziamente una modulazione volontaria e un doppio rafforzamento del secondo pilastro», né condurre a una rinazionalizzazione della Pac e che occorra garantire, nei limiti del possibile, condizioni omogenee tra Stati membri. Gli stanziamenti erogati a questo titolo, pertanto, dovrebbero essere destinati in via prioritaria a favore di misure di rafforzamento dei singoli settori, e in particolare a favore di quelle intese a prevenire l´abbandono della produzione agricola nelle regioni sensibili. Ma anche a favore di misure miranti alla ristrutturazione e al rafforzamento dei settori agricoli chiave (settori lattiero-caseario e dell’allevamento bovino e ovino), nonché di misure ambientali (come l´agricoltura biologica) non contemplate finora nello sviluppo rurale, e della gestione dei rischi. Abolire set aside e aiuti alle colture energetiche, no all´estensione della condizionalità Il Parlamento chiede l´immediata abolizione dell´obbligo di ritiro dei seminativi dalla produzione, poiché ritiene che tale strumento abbia «perso la sua ragione d´essere» in un sistema di aiuti diretti disaccoppiati e si rivela, oltretutto, «estremamente oneroso sul piano amministrativo». Preme quindi per una conversione dei diritti di ritiro in diritti normali. Per i deputati, inoltre, occorre abolire gradualmente il regime di aiuti alle colture energetiche poiché anche queste «sono particolarmente onerose sotto il profilo amministrativo e presentano vantaggi scarsi o inesistenti in termini di politica energetica sul mercato attuale». Gli stanziamenti non utilizzati a seguito dell’abolizione del premio alle colture energetiche dovrebbero poi essere messi a disposizione di misure di accompagnamento nel quadro dell´organizzazione del mercato lattiero, in particolare nelle regioni di montagna e in altre regioni con difficoltà specifiche. D´altra parte, il Parlamento ritiene che la produzione di energie rinnovabili di origine agricola non può avvenire «a scapito dell’allevamento e della sicurezza alimentare delle popolazioni in Europa e nel mondo, della sostenibilità e della biodiversità». Chiede pertanto alla Commissione di realizzare una valutazione dell’impatto della promozione di energie rinnovabili e che siano destinati fondi adeguati alla ricerca e all´introduzione di tecnologie energetiche recenti ed efficienti che sfruttino appieno la biomassa (ad esempio biocarburanti della seconda generazione). A fronte del calo dei pagamenti diretti, il Parlamento respinge inoltre ogni ampliamento del campo di applicazione della condizionalità «fintantoché gli Stati membri e la Commissione non registreranno progressi significativi sulla via della semplificazione e dell´armonizzazione delle disposizioni di controllo». Chiede poi che si metta fine agli «oneri sproporzionati» che gravano sull´allevamento per effetto della condizionalità, sollecitando un esame critico di alcune norme igieniche e di marcatura (ad esempio marchi auricolari). Ritiene, d´altra parte, che la condizionalità debba limitarsi al controllo delle norme essenziali del modello produttivo europeo e delle norme che possono essere soggette a controlli sistematici e armonizzati nei vari Stati membri. No alle degressività, sì alla modulazione progressiva Il Parlamento respinge la proposta della Commissione relativa alla degressività (riduzione fino al 45%) nella sua forma attuale, «in quanto non stabilisce una chiara connessione tra le dimensioni e la ricchezza di un’azienda e non tiene conto nel calcolo della manodopera necessaria per gestire un’azienda agricola di grandi dimensioni». A suo parere, questa «discriminerebbe ingiustificatamente le aziende o associazioni agricole e condurrebbe a una perdita di posti di lavoro e alla frammentazione di strutture competitive mature». Con l´unica conseguenza di determinare scissioni aziendali «solamente per motivi legati alle sovvenzioni», provocando danni strutturali in alcune regioni d´Europa. La degressività e/o la definizione di massimali, per i deputati, sono accettabili solo a condizione che si instauri un sistema che permetta di tenere conto del numero di lavoratori a tempo pieno coperti dalla previdenza sociale, di talune strutture aziendali (imprese condotte da più famiglie, organizzazioni cooperative, ecc. ) o dei costi totali della manodopera, al fine di ridurre la degressività. La Commissione deve inoltre tenere presente che è opportuno «non svantaggiare le aziende più piccole riunite in un’unica persona giuridica al fine di creare economie di scala» e divenire più competitive. Gli eventuali fondi risultanti dalla degressività, d´altra parte, dovrebbero restare nelle regioni o Stati membri interessati. Ritenendo inammissibile un´ulteriore riduzione dell´8% dei pagamenti diretti, a fronte delle numerose richieste di riduzione dei grandi pagamenti, il Parlamento suggerisce di prevedere una modulazione progressiva, tenendo conto della struttura dell’azienda agricola (associazioni, ecc. ), dell’organizzazione del lavoro e/o del costo della manodopera e dei tipi specifici di produzione nei diversi sistemi di pagamento diretto. Propone quindi il sistema seguente: Pagamenti diretti di 10. 000 - 100. 000 euro: - 1% (per l´intero periodo 2009-2013) • Pagamenti diretti di 100. 000 - 200. 000 euro: - 2% (per l´intero periodo 2009-2013) • Pagamenti diretti di 200. 000 - 300. 000 euro: - 3% (per l´intero periodo 2009-2013) • Pagamenti diretti di oltre 300. 000 euro: - 4% (per l´intero periodo 2009-2013). La modulazione facoltativa dovrebbe inoltre essere sostituita dalla modulazione obbligatoria. Mantenere l´intervento e promuovere le assicurazioni In considerazione del previsto aumento di rischi ambientali, climatici ed epidemici nonché delle notevoli fluttuazioni dei prezzi sui mercati agricoli, i deputati ritengono che sia «di vitale importanza» adottare misure supplementari di prevenzione dei rischi che fungano da rete di sicurezza. Per ovviare alle lacune del mercato, è quindi opportuno mantenere il sistema di intervento, «trasformandolo in una vera e propria rete di sicurezza per le circostanze eccezionali e dotandolo di norme basate sull´evoluzione del mercato mondiale». Il Parlamento chiede poi lo sviluppo urgente di sistemi di assicurazione privati o misti, quali le assicurazioni multirischio e invita la Commissione ad esaminare l´introduzione o la promozione in futuro di un regime comunitario di riassicurazione per far fronte ai problemi derivanti da catastrofi climatiche o ambientali. Ritiene peraltro che, in una prima fase, occorra creare fonti di finanziamento per sovvenzionare a livello nazionale o regionale sistemi di assicurazione contro i rischi a partire dal 2009, tenendo conto dei diversi potenziali di rischio in Europa. Ma le misure di gestione e prevenzione dei rischi non devono tradursi nella reintroduzione di misure di sostegno basate sulla produzione. Per quanto riguarda l´Ocm dei prodotti lattiero caseari, si veda il comunicato sulla votazione della relazione Jeggle ("Aumentare del 2% la quote latte, ma su base volontaria"). .  
   
 

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