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Notiziario Marketpress di
Lunedì 17 Marzo 2008 |
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LA GRATUITÀ È UN FURTO QUANDO LA PIRATERIA UCCIDE LA CULTURA DI DENIS OLIVENNES
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Milano, 17 marzo 2008 - «Il ragionamento era semplice: dal momento che voi, distributori, guadagnate soldi con i contenuti (attraverso la pubblicità e gli abbonamenti), siete tenuti a pagare coloro che creano o rendono possibile la creazione. Nel caso di Internet accadde il contrario: i provider sono finanziati dai contenuti e si arricchiscono a spese delle industrie culturali che investono sulla creazione» (tratto dal volume “La gratuità è un furto”” di Denis Oliviennes). Libri Scheiwiller presenta un volume di grande attualità firmato da Denis Olivennes La gratuità è un furto, pubblicato nella collana Idee diretta da Salvatore Carrubba, e accompagnato dalla prefazione di Giorgio Assumma, Presidente della Società Italiana degli Autori ed Editori. Alla famosa formula di Proudhon, “La proprietà è un furto”, fa oggi da contraltare il seguente avvertimento: “La gratuità è un furto”. La battaglia per il consumo gratuito di musica, film e libri ha visto allearsi due fazioni divise su tutto il resto: i sostenitori dell’assolutismo del mercato e i contestatori radicali del capitalismo. Gli iperliberali hanno posto la cauzione economica e tecnologica, mentre i libertari sbandieravano il vessillo della fraternità. Ma nel corso delle battaglie legislative e dei dibattiti societari sulla gratuità cibernetica come ha fatto a venirsi a creare questa santa alleanza contro natura tra antimoderni e ultracapitalisti? L’autore mette in chiaro qui verità controcorrente rispetto alla demagogia attuale e ai luoghi comuni: 1) La cultura, ci dice, è anche merce. L’emergere di un mercato della cultura ha consentito una democratizzazione delle opere dell’ingegno, che non sono più state esclusivo appannaggio di una élite, ma sono entrate a far parte del consumo di massa. L’idea in base alla quale il mercato sarebbe il nemico della cultura trae nutrimento da tre diverse sorgenti: una critica “morale”dell’usura, di origine medievale; una critica estetica della corruzione dell’arte, nata all’inizio del Xix secolo; una critica sociale dell’alienazione mercantile, scaturita dal fondamento del marxismo. 2) La tirannia del divertimento è del tutto sradicata e globalizzata: non denota né il trionfo dell’imperialismo yankee, né quello della cultura americana. 3) La televisione, le radio e la stampa cosiddette “gratuite” sono in realtà finanziate dalla pubblicità. Non vendono più contenuti da consumatori, ma vendono consumatori a inserzionisti. Tuttavia le “opere” seguitano a essere comprate da coloro i quali le producono (autori, produttori, giornalisti). Il caso dello scaricamento selvaggio di musica o film è completamente diverso: autori e produttori non percepiscono più remunerazione alcuna! 4) Tutti gli studi sono concordi nel dimostrare che la cultura della gratuità, invece di diversificare l’offerta, la impoverisce notevolmente: una rete internet non regolamentata equivale alla morte della diversità. Questo saggio si propone di ripensare l’eccezione culturale nell’era digitale. Laureato alla Ecole Normale Supérieure de Saint-cloud (1980), Denis Olivennes ha iniziato la sua carriera presso la Corte dei conti, prima di diventare nel 1992 il consulente del ministro dell’Economia e delle Finanze. Nel 1993 entra nel gruppo Air France. Nel giugno 2000, è nominato presidente di Canal+. Dal 2003 è a capo del gruppo Fnac. Ha preso spesso posizione a favore della libera vendita della musica attraverso internet, attribuendo alle case discografiche di essere causa della propria cattiva immagine e della crisi del settore. Il Rapporto Olivennes, consegnato al Ministro della cultura Christine Albanel il 23 Novembre 2007, sull’offerta culturale e la lotta contro la pirateria, sta suscitando scalpore e accesi dibattiti su scala internazionale. . |
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