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Notiziario Marketpress di Martedì 25 Marzo 2008
 
   
  TIEFFE TEATRO STABILE D’INNOVAZIONE PRESENTA, DAL 10 AL 13 APRILE PRESSO LO SPAZIO MIL DI SESTO SAN GIOVANNI, LE INTELLETTUALI DI JEAN-BAPTISTE POQUELIN MOLIÈRE

 
   
  Milano, 25 marzo 2008 - Le femmes savantes, (Le Intellettuali), debuttò a Parigi, al Palais Royal, l´11 marzo del 1672. È il penultimo spettacolo di Molière, che morirà l´anno successivo recitando Le malade immaginaire. “Le Intellettuali ha come protagonista il teatro stesso”, questo dice Arturo Cirillo nelle sue note di regia, “è quindi finto ma dice delle verità, si sta recitando e si parla del mondo con i suoi poteri e le sue perversioni. 
Lo spettacolo non è completamente nell´oggi o nell´allora del Diciassettesimo secolo, è nel presente contraddittorio della rappresentazione. Do fiducia a Molière e credo che ci possa dire tante cose su di noi, le nostre famiglie, i nostri intellettuali, le nostre complicazioni sessuali, il nostro egoismo, pur restando se stesso. Ma lo spettacolo dovrebbe parare da solo, e se dico questo è solo per contraddirmi un pò. E poi ancora Cesare Garboli, che ha firmato la traduzione del testo, pubblicata per Einaudi e ora fuori catalogo: “Ecco senza tante storie, senza falsi problemi, il solo modo di dare Molière, saltando il futile scoglio del "tradire o no i classici", ed evitando sia lo stolido aggiornamento avanguardistico sia il gusto della perfetta ricostruzione d´epoca ispirata a dubbia fedeltà storicistica (che poi è sempre bugiarda). Via dunque il Seicento rifatto sui tascabili di antiquariato e il mobilio d´epoca, via il décor, le stoffe e la cartapesta, per fare posto a una comune tavola e a due sedie. Sì però alle parrucche, col gusto aperto di contraddirsi e con un rapporto dialettico, elastico, continuamente sottolineato, fra il vetusto e il moderno, il morto e il vivo, oggi e ieri, oggi e allora”. “Lo spettacolo non è ambientato a Napoli” dichiara ancora il regista. “Se fosse recitato in francese si potrebbe dire che ha luogo a Parigi. Se gli spettatori riscontreranno talvolta degli accenti napoletani questo dipende da altri motivi: dovendo fare una commedia che ha tra le sue tematiche quella del linguaggio e la sua parossistica degenerazione, e dovendo trovare un piano di realtà nell´oggi, mi sono riferito a realtà più familiari a me e ai miei attori. Non credo nella lingua italiana come lingua del teatro, come lingua capace di portare l´attore ad una sua fisicità e di metterlo in rapporto con la sua storia. ” Il testo è nella sua versione originale. 
Nell’edizione di Molière la parte di Filaminta era interpretata da un uomo, l´attore Hubert, qui è il ruolo di Belisa che viene recitato da un uomo, l´attore Rosario Giglio. La parte del Notaio in questo spettacolo diventa un travestimento del personaggio di Aristo, che aggiunge così uno stratagemma, oltre a quello delle lettere, per evitare il matrimonio tra Enrichetta e Trissottani .  
   
 

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