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Notiziario Marketpress di Lunedì 10 Luglio 2006
 
   
  SI È SVOLTA A ROMA LA TAVOLA ROTONDA SU “LOBBYING È STRUMENTO DEMOCRATICO E DI CRESCITA ECONOMICA”

 
   
  Roma, 10 lugli o2006 - Hanno partecipato alle discussioni: Luigi Paganetto, Preside della Facoltà di Economia; Michele Bagella, Direttore del Dipartimento Economia e Istituzioni (Dei) dell´Università Tor Vergata; Jacopo Avogadro, Presidente del Cipi; Paolo Raffone, Segretario generale del Cipi; Claudio Murri, vice presidente di Time Warner e presidente della Camera di Commercio Americana in Europa (Amcham Eu); Juan Carlos Venti, responsabile Rapporti Istituzionali del Gruppo Telecom Italia; Pier Virgilio Dastoli, direttore Ufficio di Rappresentanza in Italia della Commissione europea; Gianlorenzo Martini, direttore della Rappresentanza a Bruxelles della Regione del Veneto; Daniel Kraus, direttore Affari Strategici e Area Europa di Confindustria; Jennifer Clark, capo redattrice Dow Jones Wires; Sergio Ginebri, professore di Economia Politica. Il Preside della Facoltà di Economia, Prof. Luigi Paganetto, aprendo i lavori ha sottolineato l’intenzione di proporre di inserire l’insegnamento del lobbying tra le materie interdisciplinari della Facoltà. Ha aggiunto che, in un mondo sempre più complesso e competitivo, saper concepire metodi e strumenti di lobbying trasparente significa potenziare il sistema economico e favorire il successo delle imprese e degli enti italiani, in Italia e nell’internazionalizzazione, particolarmente in Europa. Jacopo Avogadro e Paolo Raffone, rispettivamente Presidente e Segretario Generale del Cipi, hanno sottolineato che la “rete intelligente” del Cipi è nata a Bruxelles per promuovere l’eccellenza italiana e gli interessi italiani in Europa e per formare le nuove classi dirigenti in un quadro di riferimento culturale aggiornato ai bisogni del Paese e la realtà del sistema europeo. Il Cipi ha recentemente pubblicato il primo Rapporto italiano “Le lobby d’Italia a Bruxelles”, mentre la seconda edizione prevista per l’inizio del 2007 sarà più orientata ad una valutazione settoriale in collaborazione con il Ceis dell’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”. L’importanza che il lobbying inteso come sistema di strumenti per la promozione degli interessi particolari e collettivi nel quadro del gioco democratico, nelle democrazie aperte e partecipative, è stato sottolineato sia dalla Capo Redattrice del Dow Jones Wires, Jennifer Clark, che dal Rappresentante in Italia della Commissione europea, Pier Virgilio Dastoli. In particolare, Dastoli ha sottolineato che l’Europa è un sistema multilivello al quale si riesce a partecipare se si hanno strategie chiare e strumenti di partecipazione adeguati, tra cui risalta la capacità di lobbying sia istituzionale che non istituzionale. Alcuni Paesi, ha aggiunto Dastoli, sia per motivi culturali sia per ragioni strutturali, sono più deboli di altri: Italia, Grecia e Portogallo, risentono di pratiche pubbliche e private a bassa logica di sistema. In molti casi, ha continuato Dastoli, la non trasposizione delle norme comunitarie, che allontana un Paese dall’Europa, non è il risultato di una svogliatezza del sistema parlamentare ma piuttosto della debolezza della partecipazione degli organi istituzionali, degli attori economici e della società civile, sin dal momento formativo delle policy comuni europee. D’altra parte sin dagli albori del processo europeo le grandi confederazioni industriali e quelle sindacali sono state al centro, se non in molti casi gli iniziatori, del sistema europeo. L’assenza oggi di forze attive di alcuni Paesi rende il processo europeo sbilanciato. Jennifer Clark, ha sottolineato che in America molte battaglie civili e sociali sono state vinte grazie alle lobby create dai cittadini e dei consumatori, sia per contrastare certi interessi politici e/o economici sia per promuovere nuove legislazioni. Jennifer Clark, ha detto che in Italia, dove vive da oltre 20 anni, c’è ancora troppa ideologizzazione che impedisce il gioco libero e costruttivo delle forze vive delle società, al di là degli schieramenti e dei partiti politici. Jennifer Clark e Piervirgilio Dastoli hanno concordato che la mancanza di un quadro regolamentare a livello nazionale ma anche europeo favorisce alcune organizzazioni a scapito di altre. In quest’ottica, Piervirgilio Dastoli ha richiamato che la Commissione europea ha recentemente lanciato una consultazione, che è uno strumento aperto, inclusivo e trasparente, per arrivare a definire un quadro regolamentare europeo per l’azione delle lobby. Jennifer Clark, ha detto che per favorire la trasparenza del lobbying italiano, in Italia e in Europa, sarebbe utile che centri di ricerca e università dedichino degli studi economici e non solo istituzionali al lobbying, particolarmente sulla misurazione del Roi (return on invetsment) del sistema della rappresentanza di interessi. Proposta rilanciata dal Prof. Michele Bagella, direttore del Dei (Dipartimento Economia e Istituzioni) dell’Università di Tor Vergata che ha promesso di istituire un gruppo di lavoro sul tema, anche in collaborazione con il Cipi. Claudio Murri, Vice Presidente della Time Warner Europe, e Presidente della Americam Chamber of Commerce in Europe, ha sottolineato che la capacità di fare lobbying corrisponde alla coscienza che un’organizzazione ha dell’ambiente in cui deve operare. In pratica, se un’organizzazione vive nella società e nel mercato deve saper comunicare i propri bisogni e necessità riuscendo a convincere i suoi interlocutori. Un lavoro altamente tecnico e specialistico, dove non contano le amicizie influenti ma la qualità dei messaggi, la professionalità e la reputazione dei rappresentanti. Essere credibili è il pre-requisito necessario di ogni azione di lobbying, ha detto Murri, senza fuorviare gli interlocutori con false affermazioni o tesi di dubbia scientificità. Inoltre, senza saper costruire alleanze tra interessi diversi e in diversi ambienti settoriali e territoriali nessuna organizzazione può operare correttamente in un’economia ormai globalizzata. Il riferimento culturale a sistemi, pratiche o metodi puramente locali porta facilmente all’esclusione e al declino. In quanto italiano che lavora da anni in strutture americane, ha detto ancora Claudio Murri, sono io stesso l’espressione di questa realtà transnazionale, multiculturale, e aperta. Daniel Kraus, Direttore Affari Strategici e Area Europa di Confindustria, ha richiamato le carenze strutturali del sistema Italia in Europa: “vogliamo essere come la Repubblica di San Marino o finalmente difendere l’interesse nazionale?”. In particolare ha sottolineato come sia urgente passare da un approccio reattivo – inseguire l’agenda politica e economica dell’Unione europea – ad uno pro-attivo – influenzare a monte l’agenda politica dell’Ue. Per fare questo gli italiani devono saper concentrarsi internamente, superando le logiche di concorrenza interna, per agire in modo sinergico e per raggiungere obiettivi condivisi. Questo deve avvenire al più presto, ha aggiunto Kraus, con un’azione molto incisiva del governo e delle sue rappresentanze a livello politico e tecnico, degli europarlamentari, e con la partecipazione del maggior numero di rappresentanti di interessi, istituzionali, pubblici e privati. L’incisività italiana nel sistema europeo, con qualche eccezione dovuta a particolari circostanze o iniziative personali, ha detto Kraus, è debole e bloccata da veti incrociati che provengono dal sistema interno italiano. L’inversione rapida di metodo e di tendenza è il solo modo per riprendere un cammino di crescita che deve necessariamente passare anche attraverso la capacità di creare nuove alleanze: cercare per ogni singolo dossier la convergenza di interessi con altri Paesi ed altri partner. La questione della professionalità dei rappresentanti di interessi, ma anche dei rappresentanti istituzionali e politici, è fondamentale per poter agire correttamente in Europa. Informare e formare, dice Kraus, sono i due assi di azione che devono essere immediatamente attivati a tutti i livelli delle strutture pubbliche e private in Italia e nelle sue rappresentanze estere. Informare: migliorare la conoscenza, a tutti i livelli dei processi decisionali e gestionali, pubblici e privati, delle istituzioni e delle politiche Ue e della loro importanza sulla vita di tutti i giorni di imprese, amministrazioni e cittadini. Formare: fornire gli strumenti necessari che consentano a tutti gli interessati di interagire efficacemente con “Bruxelles” ed influenzare le scelte politiche. Senza queste scelte immediate a livello nazionale, regionale e locale, ha concluso Kraus, il declino dell’Italia in Europa diventerà irreversibile. Paolo Raffone, Segretario Generale del Cipi, ha sottolineato che essere presenti in Europa non basta e non garantisce la tutela degli interessi nazionali, politici, economici e sociali. L’europa dei prossimi venti anni si sta decidendo in questi mesi, e sicuramente tra il 2006 e il 2009 saranno fissate le basi dei nuovi ‘euronuclei’ che determineranno anche il futuro dell’Italia in Europa. È dunque importante affiancare alla diplomazia tradizionale una diplomazia nuova, parallela: appunto il Lobbying, uno strumento democratico ancora poco usato dagli italiani, che serve a incidere sui processi di formazione delle policy europee e a far valere il proprio punto di vista e interesse in una Europa sempre più competitiva. Sergio Ginebri, dell’Università del Molise, ha sottolineato l’importanza di considerare il lobbying come parte integrante della nuova governance di sistemi pubblici o privati. Per facilitare la realizzazione di quest’approccio nuove scienze, come la l’economia della politica, possono formare nuove classi dirigenti in Italia. Gianlorenzo Martini, rappresentante a Bruxelles della Regione del Veneto, ha sottolineato quanto sia importante il ruolo delle regioni nella rappresentanza degli interessi territoriali. Purtroppo solo poche regioni italiane sono culturalmente attrezzate per gestire questa sfida, la cui opportunità in Europa è stata data da una legge del 1996. Ad oggi, il coordinamento delle regioni e la relazione tra Stato e Regioni resta ancora poco efficiente. E’ cosi’ che, ha aggiunto Martini, solo tre o quattro regioni sono realmente attive nel gioco del lobbying a Bruxelles, ma agiscono da sole in assenza di un forte strumento comune politico e diplomatico nazionale. E’ chiaro, almeno per la Regione Veneto, ha detto Martini, che le strutture istituzionali sono parte del soft-lobbying che si fa e si deve fare a Bruxelles. Juan Carlos Venti, rappresentante del Gruppo Telecom Italia, ha insistito sul fatto che le modalità di fare lobbying a Bruxelles devono essere aggiornate, integrando una maggiore qualità professionale interna ed esterna alle aziende, ma anche facendo uno sforzo determinato sulla trasparenza. Il mercato più aperto, il mercato interno europeo, impone metodi di azione nuovi che devono superare i concetti tradizionali di tutela politica delle attività. .  
   
 

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