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Notiziario Marketpress di Martedì 01 Aprile 2008
 
   
  TEATRO ARSENALE: FAUST DI CHRISTOPHER MARLOWE 2 – 20 APRILE 2008

 
   
  Milano, 1 aprile 2008 - La vicenda di Faust è ad oggi uno dei grandi archetipi della letteratura occidentale: un illustre scienziato, non trovando nelle scienze umane le risposte alle domande ultime che lo tormentano, decide di percorrere la via della Negromanzia, evocando il diavolo (Mefistofele) e sottoscrivendo con lui un patto di sangue. Venduta la sua anima al demonio, egli ottiene in cambio ventiquattro anni di obbedienza da parte di Mefistofele, che s’impegnerà a rispondere a tutte le sue domande e ad esaudire tutti i suoi desideri. A fatica si riesce ad intravedere un filo, ad intuire una linea alle spalle del caos di maledizioni, preghiere, risate volgari e furore che Marlowe ha riversato nel Doctor Faustus. Nessuna lettura sopravvive a questo testo, molte le strade che smarriscono. I Jolly Roger hanno tracciato la loro strada partendo dal presupposto che quelle parole abbiano ancora senso e possano essere dette, adesso, a uomini che vivono ad una distanza infinita, in un mondo completamente diverso da quello di Marlowe, ma che di sicuro hanno in comune con lui quella febbre incurabile che manda avanti - e indietro - la Storia. Faust non è altro che l´uomo, volontà verticale, indefinibile, che passa attraverso tutta la Storia e che è il marchio di tutte le azioni, le imprese assurde, le atrocità, l´ostinazione insensata e le meraviglie da noi compiute sulla Terra. “Tutti i santi e i pazzi – scrive Andrea Brunetti, regista dello spettacolo - sono Faust, tutti i geni e i dementi sono Faust, tutte le persone comuni che - forse - avrebbero potuto essere eccezionali, sono Faust e le persone comuni che per tutta la vita restano comuni e sanno che - forse - avrebbero potuto essere eccezionali, sono Faust”. Tutta l’opera di Marlowe, desideroso come l´Ulisse dantesco di sfidare con la ragione ogni dogma, riflette la sua brama di sapere, di erudizione, di esplorare nuovi territori, fino a sfiorare quel punto di tangenza tra fisica e metafisica, certo e ignoto, che è anche il momento in cui la riflessione filosofica, scientifica e religiosa si toccano e si confondono. Senza nemmeno volerlo, leggere di Faust è diventato così riflettere sull´uomo: come se Marlowe avesse isolato in un solo personaggio la precisa qualità che rende le azioni degli uomini diverse da quelle di qualsiasi altro animale. “Misto di tragedia e di buffoneria, di tessitura grossolana e di alto respiro poetico, il Faust marlowiano è un testo difficilmente rappresentabile. Ma la messa in scena del giovane regista Andrea Maria Brunetti, non è una sopraffazione ai danni di Marlowe, il cui febbrile ateismo, così vicino alla demoniaca attendibilità della magia, è già di per sé un’affermazione di scandalo. Insomma, uno spettacolo in cui succede di tutto, non escluso il cattivo gusto di certi varietà televisivi, nel quale si impone l’intensa, acrobatica interpretazione di Fabio Banfo e Paolo Andreoni”. .  
   
 

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