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Notiziario Marketpress di Mercoledì 12 Luglio 2006
 
   
  RE ALBERTO I, IL SOVRANO INNAMORATO DELLE DOLOMITI IL LUSSEMBURGO OSPITA LA MOSTRA FOTOGRAFICA LA VICEPRESIDENTE COGO INVITA IN TRENTINO IL PRONIPOTE, IL GRAN DUCA HENRY

 
   
  Trento, 12 luglio 2006 – E’ stata inaugurata il 10 luglio, nel Palazzo del Gran Ducato di Lussemburgo, la mostra fotografica dedicata ad Alberto I, re del Belgio, e alla sue imprese alpinistiche nelle Dolomiti nel secolo scorso. L’esposizione è stata curata dall’Apt di Trento. Alla cerimonia di inaugurazione erano presenti, tra gli altri, il Gran Duca di Lussemburgo Henry (pronipote di re Alberto I), la vicepresidente della Provincia autonoma di Trento, Margherita Cogo, l’ambasciatore d’Italia in Lussemburgo, Ermanno Squadrilli, l’ambasciatrice del Belgio in Lussemburgo, Ingeborg Kristoffersen, e il direttore dell’Apt di Trento, Carlo Guardini. La mostra raccoglie 58 fotografie in bianco e nero, che testimoniano le ascensioni del sovrano alpinista nelle Dolomiti dal 1906, fino alla sua tragica morte nelle Alpi francesi. Accompagnato dal curatore Antonio Marroni e dalle autorità presenti, il Gran Duca Henry ha vistato la mostra, informandosi sull’attività del progenitore. La vicepresidente Cogo, al termine della cerimonia, ha invitato il Grand Duca di Lussemburgo a una visita in Trentino: “La nostra terra sarebbe onorata di accoglierla nei luoghi che hanno visto le imprese di Alberto I”. L’attuale Grand Duca Henry è discendente diretto della monarchia belga: la madre Josephine Charlotte, scomparsa lo scorso anno, era la sorelle di Alberto Ii, successore di Alberto I. Nella mattinata di ieri, la delegazione trentina ha incontrato l’ambasciatore d’Italia in Belgio, Ermanno Squadrilli. Re Alberto I del Belgio fu sicuramente uno dei più illustri alpinisti che nel secolo scorso legarono il proprio nome alle ascensioni nelle Dolomiti. Appassionato e competente scalatore, Alberto I compì una serie di salite nel gruppo dell’Adamello, nelle Dolomiti di Brenta, in Fassa (Catinaccio e Torri del Vajolet) e nel Primiero. Il suo ricordo è ancora vivo fra quella gente che lo chiamava allora per nome dandogli addirittura del tu: negli anni ’30, uno dei suoi preferiti compagni di cordata fu la guida alpina fassana Tita Piaz, considerato anarchico. C’è un aneddoto che associa l’estroverso alpinista ladino e il monarca belga: durante un’ascensione, Piaz espresse le proprie simpatie per le moderne forme di repubbliche. Re Alberto, impassibile, rispose: “Se permette, io parteggerei per la monarchia…”. Le diverse vedute politiche non condizionarono mai la loro amicizia e la stima reciproca. Il regnante si legò in cordata con un altro mito dell’alpinismo dolomitico, Hans Stegher: il conte milanese Aldo Bonacossa a presentare Alberto I all’alpinista altoatesina Paola Wiesinger, compagna di imprese e nella vita di Stegher. Re Alberto fu un uomo mite, quasi umile nella sua eleganza reale, e possedeva quegli elementi caratteriali - e primo fra tutti proprio la semplicità - distintivi della gente di montagna e di quanti alla montagna si accostano con passione ed amore. E fu proprio per il suo amore verso le vette che Re Alberto perse la vita, vittima di un incidente nelle Alpi francesi intorno agli anni Trenta. Porta il suo nome il rifugio ai piedi delle tre Torri del Vajolet: alla notizia della morte fu proprio Tita Piaz a decidere il cambio di nome da Rifugio Roma a Rifugio Re Alberto I del Belgio. La mostra inaugurata ieri in Lussemburgo raccoglie 58 foto d’epoca, recuperate dagli archivi storici alpinistici della regione e in particolare da Annetta Stenico e da Paola Wiesinger, poco prima della sua scomparsa. Le immagini, tutte in bianco e nero, raccontano le imprese del monarca, in particolare nel corso delle sue arrampicate nelle Dolomiti di Brenta e di Fassa. Ma non solo, alcuni scatti lo ritraggono mentre, con la pipa, riposa sulla sommità di una vetta oppure mentre posa con gli amici di escursione. Il Grand Duca Henry del Lussemburgo ha voluto ospitare nella Sala d’Armi del Palazzo la mostra intitolata al monarca belga: un risultato ottenuto grazie anche all’impegno delle ambasciate di Italia e Belgio. Nel suo intervento, la vicepresidente della Provincia autonoma di Trento, Margherita Cogo ha ripercorso la figura del monarca belga e del suo amore per la montagna e per le Dolomiti in particolare: “Alberto I incarna la figura di un sovrano d’altri tempi che sapeva parlare alla gente e stare in mezzo alla gente. Con la sua eleganza ha scritto pagine importanti della storia dell’alpinismo. Oggi mi rivolgo a Sua Altezza reale, Gran Duca Henry di Lussemburgo, per invitarLa in Trentino, nei luoghi che Alberto I visitò ed amò. Il Trentino sarebbe onorata di ospitare Sua Altezza reale”. Parole di elogio alla mostra sono arrivate dall’ambasciatrice di Belgio in Lussemburgo, Ingeborg Kristoffersen e dall’ambasciatore d’Italia, Ermanno Squadrilli. Quest’ultimo aveva incontrato la delegazione trentina in mattinata. Accanto a re Alberto I, è stato ricordato anche Charly Gaul, grande scalatore lussemburghese re del Tour ´58 e dei Giri d´Italia ´56 e ´59, che 50 anni fa realizzò proprio al Bondone e a Trento una delle imprese più clamorose della storia del ciclismo. Faceva freddo in quel giorno di mezzo secolo fa, ma sui 38 micidiali tornanti di quella salita lunga 17 chilometri l´Angelo della montagna, questo il soprannome di Gaul, battè anche il maltempo. La tempesta di neve decimò i concorrenti. Ma lui no, quella pendenza del 7,8 per cento non lo scosse neanche di un millimetro e vinse una tappa memorabile. .  
   
 

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