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Notiziario Marketpress di
Mercoledì 09 Aprile 2008 |
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MEDIOBANCA-UNIONCAMERE MEDIE IMPRESE DEL NORD-EST: FRIULI VENEZIA GIULIA ED EMILIA ROMAGNA FANNO LE LEPRI MA LA ROCCAFORTE È IL VENETO
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Venezia, 9 aprile 2008 – In Veneto la metà delle 1486 medie imprese industriali del Nord-est, oggetto dell’indagine di Mediobanca e Unioncamere. L’analisi sarà presentata questo pomeriggio a Venezia presso la Camera di Commercio locale. Nel 2005, alle 1. 486 medie imprese del Nord-est (261 in più del 1998) si deve il 17% del valore aggiunto complessivo dell’industria manifatturiera dell’area. Il volume dei loro acquisti di beni porta a stimare un indotto pari a poco meno del 14% del prodotto locale. Il peso complessivo è dunque pari al 31% (9 punti percentuali in più della media nazionale). Tra il 1996 ed il 2005 il fatturato delle medie imprese dell’area è aumentato del 60% (il 2% in più della media Italia), con un contributo delle esportazioni (+72,6% a fronte del +74,4% della media nazionale) di gran lunga superiore a quello delle vendite all’interno (+53,5%, +50,4% il dato medio italiano); il valore aggiunto è cresciuto del 47% (+41,6% la media Italia), mentre il numero dei dipendenti è aumentato del 22,4% (+19,3% il dato medio nazionale). Lo sviluppo delle medie imprese nord-orientali tra il 1996 ed il 2005 ha superato quello delle grandi società industriali. La differenza è considerevole se il confronto viene fatto con le grandi imprese nel loro insieme, rispetto alle quali le medie aziende registrano tassi di espansione del fatturato, del valore aggiunto e della forza lavoro molto più elevati. Meno netto invece il confronto sui risultati economici e, soprattutto, quello in generale con le grandi imprese aventi sede nel Nord-est. Rispetto a queste ultime, la dinamica delle medie aziende resta superiore in termini di fatturato (Italia ed estero), valore aggiunto e occupati. La crescita più rapida in termini di valore aggiunto ed esportazioni è stata quella delle 125 medie imprese friulane (che hanno incrementato del 57% il proprio fatturato, del 76,7% le esportazioni, del 52,9% il valore aggiunto e del 26,7% il numero dei dipendenti). Altrettanto dinamica è stata l’Emilia Romagna (+64,6% il fatturato, +80,9% l’export, +49,1% il valore aggiunto, +22,7% i dipendenti), dove hanno sede 577 aziende. Alto anche l’indice di sviluppo delle esportazioni del Trentino Alto-adige che tuttavia perde a livello dei profitti a causa del settore alimentare, dove incide la presenza di forme cooperative. Elevati infine anche i tassi di crescita delle 757 imprese venete (+55,8% il fatturato, +66,4% le esportazioni, +44,9% il valore aggiunto, +21,8% i dipendenti). Le medie imprese si distinguono per un’elevata solidità finanziaria. Sulla base del modello di scoring R&s-unioncamere, nel 2005 la quota di aziende ricadenti nelle classi di valutazione migliori (che approssimano i livelli comunemente denominati investment grade) era, nel Nord-est, pari al 65,4% (60,4% a livello nazionale). Al contrario, le classi con la valutazione peggiore, che includono le società aventi le situazioni maggiormente problematiche, riguardavano nel Nord-est il 2,2% (3,5% del totale a livello nazionale). La tassazione del reddito delle medie imprese continua ad essere punitiva. Dopo il 1998 (anno che ha segnato l’introduzione dell’Irap), la media generale ha registrato una tendenza a diminuire fino al 2002, per poi tornare a livelli del 47-49% nell’ultimo triennio; le aliquote medie sono più elevate per le imprese del Nord-ovest. Nel 2005 l’aliquota media dell’insieme delle imprese nord-orientali è stata inferiore di circa un punto a quello delle medie imprese italiane, ma superiore di 13 punti rispetto a quella delle grandi imprese italiane e di ben 21 punti rispetto a quella delle multinazionali europee. Significativi gli investimenti in innovazione produttiva effettuati dalle medie imprese del Nord-est. La variazione delle immobilizzazioni materiali (82,8%) è stata di gran lunga superiore a quella degli addetti (22,4%) e a quella del valore aggiunto (47%). L’aumento della produttività tra il 1996 ed il 2005 si è però limitato al 5,2% con picchi dell’11,4% nel comparto meccanico. In generale, i nuovi investimenti hanno avuto una prevalente origine dal bisogno di espandere e riqualificare l’offerta, più che dalla razionalizzazione dei processi. I settori di attività, la propensione all’innovazione Se l’attività prevalente delle medie imprese riguarda i settori tipici del made in Italy, questo fenomeno è ancor più visibile nel Nord-est, dove la presenza di medie aziende impegnate in tali comparti supera la media nazionale: esse vi realizzano nel loro insieme il 69% del fatturato e il 76% delle esportazioni (la media nazionale è pari, rispettivamente, al 62% e al 68%). Sempre rispetto alla media nazionale, maggiore è l’incidenza del fatturato e delle esportazioni nel settore alimentare, dei beni per la persona e la casa e nel meccanico-elettronico. La presenza in Borsa continua ad essere trascurabile. Le società del Nord-est quotate a fine 2005 erano 4 sul totale nazionale di 18 medie imprese presenti nel listino di Piazza Affari. . |
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