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Notiziario Marketpress di
Lunedì 14 Aprile 2008 |
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IL MOLISE STRACCIA IL PROTOCOLLO DI KYOTO ATTUALMENTE AL VAGLIO DEL CONSIGLIO REGIONALE MOLISANO DUE PROVVEDIMENTI APPARENTEMENTE PRO-RINNOVABILI, MA CHE NELLA SOSTANZA NE IMPEDISCONO LA DIFFUSIONE. APER DENUNCIA LA SITUAZIONE.
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Milano, 14 Aprile 2008 – Ultima fra le Regioni a tentare il colpo contro l’eolico, anche il Molise boicotta consapevolmente il raggiungimento da parte dell’Italia degli obiettivi comunitari al 2020 in materia di energia da fonti rinnovabili con due provvedimenti volti a contrastare lo sviluppo dell’eolico nella regione. L’illusione dei 1000 Mw promessi in apparenza dalla Regione si infrange contro lo scoglio delle norme contenute nei provvedimenti, che di fatto, anziché promuovere il settore lo paralizzano con restrizioni illegittime. Le proposte indicano infatti soglie massime consentite e non obiettivi minimi da perseguire, così come nello spirito di tutte le direttive europee. Poi, con il pretesto dell’introduzione di zone di rispetto, si estendono ulteriormente e arbitrariamente le aree già oggetto di limitazioni, e si raggiunge il risultato di vincolare in maniera ingiustificata troppa parte del territorio molisano. Un danno per lo sviluppo del settore e della Regione stessa che equivale a circa 420 milioni di euro di investimenti bloccati, per non parlare delle potenziali ricadute in termini occupazionali. “A questo punto risulta quanto mai fondamentale – dichiara Roberto Longo, presidente di Aper - che lo Stato indichi in modo univoco quanto è concesso alle Regioni, e cosa è invece loro vietato. Rischiamo infatti che l’Italia non raggiunga gli obiettivi comunitari concordati se lo Stato non si riapproprierà della delega conferita alle Regioni in materia di energia”. Aper chiederà pertanto allo Stato italiano l’esercizio dei poteri sostitutivi nei confronti delle Regioni inadempienti e segnalerà la responsabilità e il boicottaggio consapevole degli obiettivi europei ed italiani in materia di sviluppo delle rinnovabili al 2020 da parte dei provvedimenti regionali del tenore di quelli molisani. L’associazione si augura pertanto di non dover denunciare le inadempienze del Paese innanzi alla Commissione Europea per il mancato rispetto e la mancata implementazione delle direttive comunitarie a favore della promozione delle fonti rinnovabili, così come aveva fatto in occasione dell’entrata in vigore del decreto legislativo 387/2003. Lettera Aperta Ai Rappresentanti Istituzionali Molisani Il Molise Straccia Il Protocollo Di Kyoto La promessa di 1000 Mw di nuova energia eolica - contenuta nelle due proposte attualmente in esame da parte del Consiglio regionale Molisano - nei fatti corrisponde a nessuna realizzazione. La Regione contro l’Europa. Il Molise ostacola la diffusione delle rinnovabili e pregiudica il raggiungimento degli obiettivi del protocollo di Kyoto. Ultima fra le Regioni a tentare il colpo contro l’eolico, anche il Molise boicotta consapevolmente il raggiungimento da parte dell’Italia degli obiettivi comunitari al 2020 in materia di energia da fonti rinnovabili. Boicotta quando invece dovrebbe creare coesione sociale e promuovere lo sviluppo integrato delle rinnovabili nel territorio. Il Consiglio regionale del Molise, che pubblicamente promuove di sé un’immagine pro-rinnovabili, in realtà mosso da pregiudizi ideologici anti-eolico sta per approvare due provvedimenti volti a contrastare illegittimamente lo sviluppo dell’eolico nella regione. I provvedimenti ipotizzati sono antistorici e distorti: dall’applicazione puntuale delle norme, ne scaturirebbe una vera e propria paralisi del settore. Anzitutto, le proposte indicano soglie massime consentite e non obiettivi minimi da perseguire, così come nello spirito di tutte le direttive europee. Poi, con il pretesto dell’introduzione di zone di rispetto, si estendono ulteriormente e arbitrariamente le aree già oggetto di limitazioni, e si raggiunge il risultato di vincolare troppa parte del territorio molisano: le limitazioni imposte oltre a essere tecnicamente errate e prive di senso, non appaiono sorrette da valide motivazioni legate alla tutela del territorio stesso, e sono perciò squilibrate rispetto allo scopo perseguito, violando così il principio generale di proporzionalità. Anche per quanto riguarda l’off shore la situazione non è diversa: la Regione arbitrariamente decide di sfidare lo Stato, invadendone consapevolmente la sfera di competenza. Pur essendo il rilascio dell’autorizzazione unica necessaria alla realizzazione e all’esercizio degli impianti di competenza del ministero dei Trasporti, si vieta la costruzione di parchi eolici off-shore, arrivando a considerare l’intero territorio del mare come una zona protetta. In sintesi, si dimostra quanto sia prioritario che lo Stato chiaramente indichi in modo univoco quanto è concesso alle Regioni, e cosa è invece loro vietato. E poi la perdita annunciata per l’economia: i provvedimenti potrebbero essere addirittura retroattivi, coinvolgendo quindi anche investimenti già in corso e che giocoforza saranno sottomessi alla mannaia del provvedimento. Quanti soldi, quale perdita per il territorio, e chi ne risponderà di fronte ai cittadini e alle imprese? In questo modo, di fatto, vengono bloccati da un lato milioni di euro di investimenti, dall’altro i Comuni si precludono possibilità di sviluppo del territorio, con potenziali ricadute sull’occupazione. Il caso molisano dimostra ancora una volta che, senza un attento coordinamento e controllo da parte dello Stato della delega conferita alle Regioni in materia di energia, l’Italia non raggiungerà gli obiettivi comunitari concordati. Aper chiederà allo Stato italiano l’esercizio dei poteri sostitutivi nei confronti delle Regioni inadempienti e segnalerà la responsabilità e il boicottaggio consapevole degli obiettivi europei ed italiani in materia di sviluppo delle rinnovabili al 2020 da parte di provvedimenti regionali come quello molisano. L’associazione, qualora fosse necessario, non mancherà di denunciare l’inerzia del Paese innanzi alla Commissione Europea per il mancato rispetto e la mancata implementazione delle direttive comunitarie a favore della promozione delle fonti rinnovabili, così come aveva già fatto in occasione dell’entrata in vigore del decreto legislativo 387/2003. Aper tornerà quindi da protagonista a lamentare a Bruxelles l’eventuale inerzia nel contrastare i provvedimenti non coerenti con il piano di azione “Clima ed Energia” della primavera 2007, che anche l’Italia, come gli altri 26 Paesi dell’Ue, si è impegnata ad attuare attraverso obiettivi vincolanti di promozione delle fonti rinnovabili. L’incoerenza della disciplina molisana va vista in un’ottica più generale e meno locale, e va fermata! Il presidente Aper Roberto Longo . |
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