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Notiziario Marketpress di Lunedì 14 Aprile 2008
 
   
  UE, GESTIONE DEI RIFIUTI : ITALIA CONDANNATA PER TRASPOSIZIONE NON CORRETTA NEL 2003 DELLE NORME EUROPEE

 
   
  Bruxelles, 14 aprile 2008 - La Corte di giustizia europea, con sentenza emessa in data 10 aprile nella causa C-442/06, ha condannato l’Italia per l’inadempimento degli obblighi derivanti dalla direttiva 1999/31/Ce relativa alle discariche di rifiuti. La Corte ha così accolto il ricorso presentato dalla Commissione europea nel luglio 2006 contro l’adozione e il mantenimento in vigore di alcune disposizioni nazionali incompatibili con la normativa europea. Si tratta del decreto legislativo 13 gennaio 2003, n. 36 e del decreto-legge 30 settembre 2005, n. 203. Nell’istanza presentata dalla Commissione si denunciava la incompatibilità di tali atti con la legislazione comunitaria, in particolare con gli articoli 2 e 14 della direttiva del 1999. Sulla base di una puntuale rassegna della legislazione Ue attualmente in vigore e di quella attuata a livello nazionale, la Corte ha accolto l’argomento della Commissione secondo cui le autorità italiane, avendo recepito tardivamente la direttiva (il 27 marzo 2003 anziché il 16 luglio 2001), hanno applicato alle discariche di rifiuti il regime precedente, invece delle regole più rigorose imposte dalla direttiva. In effetti, il decreto legislativo n. 36/2003 prevede che le regioni debbano elaborare e approvare un programma per la riduzione dei rifiuti biodegradabili presenti nelle discariche, stabilisce le scadenze da rispettare ai fini di una riduzione graduale di tali rifiuti e fissa le regole per l’adeguamento delle discariche preesistenti. Secondo i giudici di Lussemburgo, tuttavia, tali regole avrebbero dovuto essere applicate anche alle discariche autorizzate tra il 16 luglio 2001 e il 27 marzo 2003 (il lasso di tempo trascorso tra la scadenza dell’obbligo di trasposizione e l’effettiva adozione delle norme nazionali di recepimento). Sulla scorta di queste considerazioni, la Corte ha ritenuto che l’Italia non abbia attuato correttamente la normativa comunitaria, venendo così meno agli obblighi derivanti dagli articoli 2 e 14 della direttiva. Ai sensi dell’articolo 69 del regolamento di procedura della Corte, in quanto parte soccombente nel procedimento l’Italia è stata condannata a risarcire le spese della Commissione. La vertenza di fronte alla Corte di giustizia risale a due anni fa, quando la Commissione, dopo aver inutilmente contestato la non corretta applicazione della direttiva, ha deferito a Lussemburgo le autorità di Roma. La contestazione principale fu l’assenza di conformità delle norme italiane in materia (del 2003) con la direttiva Ue del 1999. .  
   
 

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