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Notiziario Marketpress di Martedì 15 Aprile 2008
 
   
  UNA SOCIETÀ SU DUE NON INTENDE MODIFICARE IL PROPRIO LIVELLO DI LEVA FINANZIARIA LE AZIENDE PIANIFICANO LE LORO STRATEGIE FUTURE A PARTIRE DAL MIGLIORAMENTO DELL’AREA AMMINISTRAZIONE-FINANZA

 
   
  Milano, 14 aprile 2008 - Il 47% delle aziende non intende modificare il livello di leva finanziaria (esposizione all´indebitamento): si tratta per il 77,5% di aziende che hanno un rapporto Debt/equità (debito su patrimonio) inferiore a 2. Del 53% delle aziende che intende modificare la leva, il 17% ha come obiettivo un aumento del rapporto Debt/ Equità. Nella scelta delle strategie finanziarie incide il livello di leva finanziaria. Le aziende ad alta leva considerano in misura maggiore il private equity (per il 20% delle aziende del campione è al primo posto fra i fattori che influenzano le strategie finanziarie), mentre quelle con bassa leva trascurano quasi completamente le modalità del private equity. Questi sono alcuni risultati che emergono da una ricerca condotta da Unagraco (Unione Nazionale Giovani commercialisti ed esperti contabili) e Ugrc Milano, Unione Giovani Commercialisti ed Esperti Contabili di Milano, su un campione di oltre 100 manager di società di capitali, presentata al congresso nazionale Unagraco “Il commercialista al centro dei rapporti fra banche, imprese e pubblica amministrazione” dell’11 aprile al Mariott Hotel di Milano e promossa dall’Ugrc. All’incontro hanno partecipato tra gli altri: Matteo Colaninno - Candidato alla Camera dei deputati del Partito Democratico, Bruno Tabacci – Deputato Udc – componente commissione bilancio della Camera, Andrea Pigliafreddo - Presidente Unione Giovani Commercialisti ed Esperti Contabili di Milano, Luigi Martino – Presidente Ordine Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili Milano, Giuseppe Zingales – Presidente Ordine Consulenti del lavoro Milano, Paolo Giuggioli - Presidente Ordine Avvocati Milano, Attilio Befera - Direttore Equitalia, Marina Calderone - Presidente Consiglio Nazionale Consulenti del Lavoro, Arduino D’anna - Funzionario Antitrust - Autorità Garante Concorrenza e Mercato, Maurizio Leo - Candidato alla Camera dei deputati (Il Popolo della Libertà), Ermanno Basilico - Componente direttivo Unagraco. Dalla ricerca risulta inoltre che le aziende pianificano le loro strategie future a partire dal miglioramento dell’area amministrazione-finanza; il controllo di gestione è considerato strategico (15,0% dei manager intervistati) per ottimizzare le attività di un’impresa. In particolare i prossimi interventi che le aziende intendono portare avanti riguardano la preventivazione finanziaria (13,3%), la tesoreria (16,7%) e la gestione dei rischi finanziari (15,0%). Il 37% delle aziende del campione ha ricevuto una comunicazione dalla banca sul proprio rating e di queste solo il 21% (quindi l’8% del totale) ha ricevuto la comunicazione in forma di probabilità di default, mentre il 79% lo ha ricevuto in forma di aggettivi, classi o score. Le aziende non sono in grado di comprendere a fondo il proprio posizionamento in termini di rating: solo il 23% delle aziende ha condiviso informazioni con la banca, nessuna azienda lo ha fatto nel dettaglio e solo il 18% delle aziende possiede strumenti di autovalutazione del rating. L’impresa sembra essere più pronta della banca a un rapporto di maggiore trasparenza: il 94,9% delle aziende del campione si dichiara disposta a dare informazioni dettagliate alla banca a fronte di migliori condizioni, e l’83% ritiene di avere già gli strumenti interni per fornirle. Secondo la ricerca, riguardo il miglioramento del rating, le aziende hanno capito l’importanza di aumentare i mezzi propri (22,4%) ma non sono disponibili a farlo perché le imprese prediligono il capitale di debito al capitale di rischio. Le imprese hanno percepito anche l’importanza della gestione delle scadenze del debito (17,2%) e del controllo della volatilità cash-flow aziendale. Anche la gestione dei rischi finanziari è considerata rilevante (10,3%), mentre comunicazione e reporting sono attività utili ma non determinanti (6,9%). La concorrenza tra banche non aiuta a migliorare il rating; ne emerge un rapporto banca-impresa non conflittuale, con scarsa autonomia da parte delle imprese, ricettivo ma non proattivo alle proposte delle banche. La ricerca mette in evidenza anche i rischi che le imprese sentono maggiormente: le materie prime. Un rischio molto percepito è quello del business, ovvero l’andamento del mercato di riferimento dell’azienda (35,5%). I rischi finanziari hanno una modesta importanza, in particolare il rischio di tasso di interesse (1,6%). Elevata rilevanza viene invece attribuita al rischio del prezzo delle materie prime (16,1) e alla priorità data ai rischi finanziari (materie prime, cambi, tassi di interesse, nell’ordine). Metà delle aziende non sembra avere una politica finanziaria ben definita e non ha risposto alla domanda su quali forme di raccolta del capitale pensino di privilegiare per il finanziamento di progetti d’investimento; rilevante è solo la comprensione dell’importanza del finanziamento a medio-lungo termine. Le aziende continuano a focalizzarsi esclusivamente su strumenti di debito, in particolare quelli bancari e l’aumento di capitale. “Le aziende di dimensioni medio-grandi hanno ricevuto un’informazione corretta sul funzionamento di Basilea 2, sanno quali fattori determinano il rating ma l’informazione specifica riguardante il rating della singola impresa è carente”, spiega Andrea Pigliafreddo presidente dell’Unione Giovani Commercialisti ed Esperti Contabili di Milano. “E’ stata fatta questa ricerca per capire lo stato di avanzamento delle banche nella comunicazione d’impresa, verificare il grado di comprensione di Basilea 2 da parte delle aziende, per dare alle aziende uno strumento di posizionamene nel percorso verso B2 rispetto alle altre aziende, identificare possibili cambiamenti nel rapporto Banca–impresa dove certamente il commercialista è interlocutore ideale e qualificato”, conclude Andrea Pigliafreddo. Certamente il professionista gioca un ruolo importante nel rapporto
Caratteristiche Del Campione
Percentuale Dei Manager Italiani Caratteristiche
64,4% aziende con ricavi superiori ai 100 milioni di euro
86,1% aziende che si trovano nel Nord Italia
72,2% aziende che operano nel settore industriale
32,9% aziende che fanno parte di un gruppo quotato
48,1% aziende con un indice di leva Debt/equity<1
24,1% aziende con un indice di leva Debt/equity compreso fra 1 e 2
65,8% numero di rapporti bancari <1
30,4% numero di rapporti bancari <5

 

Le Azioni Organizzative
Azioni Percentuale su un campione di oltre 100 aziende che indica la variabile indicata a fianco come prima scelta fra le possibilità indicate
Tesoreria 16,7%
Preventivazione Finanziaria 13,3%
Gestione Rischi 15,0%
Monitoraggio Rating 8,3%
Controllo Di Gestione 15,0%
Comunicazione In Bilancio 10,0%
Razionalizzazione Struttura Finanziaria Di Gruppo 21,7%

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Le Azioni Per Il Miglioramento Del Rating

Azioni Percentuale su un campione di oltre 100 aziende che indica la variabile indicata a fianco come prima scelta fra le possibilità indicate
Aumento Mezzi Propri 22,4%
Scadenza Del Debito 17,2%
Volatilita’ Dei Flussi Di Cassa 12,1%
Fornire Piu’ Informazioni Alle Banche 6,9%
Gestione Del Tfr 10,3%
Mettere In Concorrenza Le Banche 5,2%
Adattare Le Politiche Di Bilancio Ai Modelli Di Rating 5,2%
Sviluppare Capacita’ Comunicative E Di Reporting 6,9%
Politiche Di Risk Management 13,8%
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