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Notiziario Marketpress di Mercoledì 16 Aprile 2008
 
   
  QUANDO LA RUCOLA NON C’ERA DI ENRICO VAIME

 
   
  Milano, 16 aprile 2008 - ««Quand’ero ragazzo io la rucola non c’era. O magari c’era, ma non dappertutto come adesso. Oggi non c’è pietanza che non venga guarnita, anzi, “adagiata” su un letto di rucola». Quando le mutande delle ragazze erano braghe, quando si faceva merenda e ci s’annoiava di una noia che non c’è più, quella dell’isolamento e della pioggia, quando si giocava in strada, e la naia era una cosa seria. Quando c’erano i casini, e i padri avevano fatto la prima e la seconda. Insomma «i miei tempi, dice Vaime, li ho condivisi, come tutti, con un gran numero di teste di cazzo. Forse quei tempi erano più loro che miei. ». E così inizia il racconto di Enrico Vaime, autore radiotelevisivo, entrato in Rai nel 1960, amico e sodale di Ennio Flaiano e di Marcello Marchesi, di Cesare Zavattini e di Luciano Bianciardi. Il racconto delle storie di famiglia, del Lungotevere nelle vicinanze del cavallo Rai dello scultore Messina, della giovinezza a Napoli, dell’università e di Ionesco, di una quasi-moglie fuggita in crociera e di Stardust melody di Billy Ward & The Dominoes («la strofa non il refrain, che quello lo sanno tutti»), dell’ultimo concorso pubblico per entrare in Rai, esaminato da Ungaretti, Moravia e Pasolini, del lavoro di autore e sceneggiatore e delle scenette che quel genio comico di Marcello Marchesi imbastiva ogni giorno con il portiere di Viale Mazzini. Una sorta di viaggio in una second life che oggi non riusciamo più a immaginare, fatta di memoria, passione, civiltà e buona scrittura. Da un testimone che ha attraversato, lavorandoci, tutto lo spettacolo italiano, quello della rivista, del varietà, della commedia, della radio e della tv. Quando gli autori erano laureati in giurisprudenza, praticavano l’arte del congiuntivo, e la tv era forse una buona maestra e le veline erano un brutto ricordo del Minculpop. «E adesso basta, mi sembra di non ricordare altro. Anche se sospetto che non sia così. Tu chiamale se vuoi rimozioni. C’è quasi un’altra vita da raccontare. Ma mi sembra di dovermi fermare qui, per ora». Enrico Vaime (Perugia 19 gennaio 1936) è un autore radiotelevisivo e teatrale italiano. Occasionalmente è anche scrittore e presentatore. Laureato in giurisprudenza, entrò nella Rai nel 1960 tramite un concorso pubblico (fu quello l´ultimo anno in cui l´azienda di Viale Mazzini organizzò così le proprie assunzioni) e per due anni lavorò nella sede milanese. Successivamente si dedicò alla libera professione di autore collaborando alla stesura di numerosi programmi di successo quali Quelli della domenica; Canzonissima; Tante scuse e Risatissima. Ha scritto anche alcune fiction (Un figlio a metà, Italian Restaurant, Mio figlio ha 70 anni) e numerosi musical teatrali, soprattutto per la coppia Garinei e Giovannini (Felicibumta, Anche i bancari hanno un´anima, La vita comincia ogni mattina, Pardon Monsieur Molière, Una zingara m´ha detto, Gli attori lo fanno sempre, C´era una volta. Scugnizzi). Con Enrico Montesano fece Bravo, Beati voi e Malgrado tutto beati voi. Conduttore dal 1980 del programma radiofonico Black Out, ha pubblicato sedici libri (che gli hanno fruttato anche parecchi premi letterari) tra cui Amare significa; Tutti possono arricchire tranne i poveri; Le braghe del padrone; Perdere la testa; Non contate su di me. Dal 2002 conduce su La7 il nostalgico programma Anni Luce, che attraverso spezzoni di film del passato ed interviste ai protagonisti analizza l´evoluzione della società italiana dal secondo dopoguerra ad oggi; sulla stessa emittente il sabato e la domenica è il conduttore del dibattito di Omnibus Weekend, in sostanza il magazine di Omnibus dove invece Vaime, dal lunedì al venerdì, conduce una rubrica di costume. .  
   
 

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