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Notiziario Marketpress di Giovedì 17 Aprile 2008
 
   
  GLI ITALIANI E GLI OROLOGI DA POLSO

 
   
  Nel corso del 2007 in Italia sono stati venduti 8,4 milioni gli orologi da polso, per un valore di 1,49 miliardi di euro: sono questi i dati globali elaborati da Gfk Marketing Services Italia, primo gruppo di ricerche di mercato in Italia nell’ambito della terza indagine annuale sugli acquisti di orologi da polso in Italia effettuata per conto di Assorologi. L’anno si chiude quindi con una leggera contrazione (-2%) delle vendite a quantità a cui corrisponde una netta crescita a valore (+9,5%): si conferma quindi la tendenza all’incremento del prezzo medio che passa dai 141 euro del 2005 ai 159 euro del 2006 fino ai 178 euro del 2007. A quantità prevalgono i modelli da donna (53% contro il 38 da uomo), mentre sul piano del valore le posizioni si invertono (43% da donna e 54% da uomo). Si conferma la prevalenza dei modelli solotempo (81%) rispetto ai cronografi, nonché dei movimenti al quarzo (63%) che però perdono terreno rispetto all’anno precedente nei confronti dei modelli meccanici (37%). Costante la preferenza per la cassa in acciaio (84%) così come per il quadrante analogico (91%) mentre il bracciale in metallo si conferma il più diffuso (49%). Il canale tradizionale (Gioiellerie ed orologerie) resta quello privilegiato (52% degli acquisti in quantità e 66% a valore). Interessanti le performance delle gioiellerie poste all’interno di centro commerciali (15,3% a quantità e 12,9% a valore) mentre stupiscono la crescita del canale Internet (1,2 a quantità ma 5% a valore) ed il dato (rilevato separatamente per la prima volta) delle bancarelle da strada (10% a quantità e 3,3% a valore). «Su questo dato – afferma il Presidente Assorologi Mario Peserico - sembra opportuna una riflessione relativa al fenomeno della contraffazione sul quale l’Associazione è impegnata da tempo anche con campagne di forte impatto mediatico. In ogni caso, ci sembra di poter affermare che il mercato italiano si conferma reattivo e dinamico e quindi in grado di affrontare con buoni risultati anche un contesto economico certamente non favorevole sul piano dei consumi e della capacità di spesa». .  
   
 

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