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Notiziario Marketpress di Lunedì 28 Aprile 2008
 
   
  VALSUGANA: IL RISANAMENTO DEL LAGO DI CANZOLINO E’ POSSIBILE LA “RICETTA” DELL’ISTITUTO DI SAN MICHELE PRESENTATO A PERGINE IL PROGETTO DI RICERCA CON I RISULTATI E LE PROSPETTIVE

 
   
   Trento, 28 aprile 2008 – Il lago di Canzolino tornerà a vivere ma la scommessa sul suo risanamento sarà vinta solo modificando lo stile di vita e le abitudini di vita delle persone, con una maggiore attenzione verso l’ambiente. Dopo due anni di studi è questa la conclusione degli specialisti che hanno studiato l’ecosistema dello specchio d’acqua ed annunciato il 22 aprile nel corso dell’incontro pubblico organizzato a Pergine dall’assessorato provinciale all’ambiente e all’urbanistica, con la Fondazione Mach di San Michele sul progetto di risanamento del lago di Canzolino, in Valsugana. Un appuntamento voluto per informare la popolazione sulle ipotesi di risanamento. “Parlare di ambiente – ha sottolineato l’assessore provinciale all’ambiente e all’urbanistica Mauro Gilmozzi – significa parlare del nostro futuro e quello dei nostri figli. Su Canzolino, così come su tutti i progetti di intervento ambientale, operiamo seguendo tre direttrici: la conoscenza, l’educazione e il piano operativo. Qualsiasi intervento di risanamento è destinato al fallimento se non segue una presa di coscienza della popolazione circa la problematica ambientale. Un territorio curato è anche un territorio destinato allo sviluppo. L’intervento previsto al lago di Canzolino poggia su solide basi scientifiche”. Conclusa la fase di studio condotta dalla Fondazione Mach sul lago di Canzolino e individuate le ipotesi di risanamento, il progetto entra nella fase della sperimentazione e del recupero. A presentarle l’altra sera sono stati il coordinatore del Dipartimento Valorizzazione risorse naturali del Centro sperimentale dell’Istituto Agrario, Nico Salmaso e il ricercatore Adriano Boscaini. Il Lago di Canzolino presenta da anni un tipico fenomeno di eutrofizzazione causato dall’apporto eccessivo di nutrienti, in particolare fosforo e azoto, presenti negli scarichi civili convogliati per anni nelle acque del lago, e oggi quasi completamente allontanati, e dai nutrienti dilavati dalle coltivazioni presenti nel suo bacino idrografico. Questa situazione ha compromesso l’utilizzo ricreativo del lago, in particolare quello balneare. Ieri sera a Pergine, l’assessore provinciale all’ambiente Mauro Gilmozzi, e i ricercatori della Fondazione Mach hanno illustrato l’intervento di risanamento del lago di Canzolino. “Parlare di ambiente – ha esordito Gilmozzi - significa occuparsi di temi complessi ed è necessario avere un approccio prudente e orientato alla ricerca di soluzioni articolate. Sui temi ambientali si corrono due rischi: la semplificazione che rischia di innestare processi demagogici. Prudenza e conoscenza, dunque, hanno caratterizzato il modo di agire della Provincia autonoma di Trento su Canzolino e il progetto di risanamento, e, più in generale, i grandi temi quali aria, acqua, suolo e rifiuti”. Tre le parole d’ordine che – sempre secondo Gilmozzi – devono scandire gli interventi di risanamento ambientale: coscienza (fondamentale per le scelte), educazione e piano di azione con cui stabilire concretamente come il modo di agire. “A Canzolino – ha sottolineato - abbiamo agito come in altre zone, ovvero finanziando la conoscenza e la mappatura del territorio, azione che passa anche attraverso la conoscenza della gente del luogo. Non è un caso che in Trentino, decine di Comuni, Comprensori, artigiani ed imprenditori chiedono processi di certificazione ambientale”. “La nostra esperienza – ha aggiunto - ci conferma che la soluzione dei problemi ambientali passa anche attraverso il cambiamento dello stile di vita. Non chiediamo scelte drastiche ma ragionevoli come l’attenzione agli scarichi domestici, agricoli o artigianali, un corretto smaltimento dei rifiuti. Dobbiamo metterci in gioco”. Il progetto. Nel 2005 il Dipartimento ambiente della Provincia autonoma di Trento ha finanziato un progetto di ricerca, condotto dall’Istituto Agrario di San Michele all’Adige, finalizzato all’identificazione e alla caratterizzazione delle fonti di inquinamento che gravano sul lago, alla determinazione del suo stato di salute e all’individuazione di strategie realistiche di risanamento e riqualificazione ambientale del lago. Conclusa la fase di studio, inizia ora la sperimentazione delle ipotesi di risanamento. Lo studio è stato impostato secondo un approccio multidisciplinare che ha comportato l’analisi combinata dei dati raccolti nell’ambito di diverse tematiche di indagine tra le quali il bilancio idrico e dei nutrienti che affluiscono al lago, lo studio del regime termico e della chimica delle acque del lago, della dinamica stagionale delle microalghe e degli organismi presenti sulle rive, del rilascio del fosforo dai sedimenti situati sul fondo del lago e la determinazione delle condizioni presenti prima dell’impatto causato dalle attività umane. E’ stata inoltre verifica l’efficacia dell’impianto di ossigenazione artificiale Limno, mentre in laboratorio sono state condotte delle prove sperimentali di abbattimento del fosforo sia su campioni di acqua del lago che su carote di sedimento del fondo. Risultati. Dallo studio è emerso che il ricambio idrico risulta abbastanza scarso, ma anche che è ancora eccessivo l’apporto di nutrienti; il lago, inoltre, risulta fortemente stratificato e questo impedisce al fosforo rilasciato dai sedimenti di salire in superficie e di sostenere la produzione di alghe. Le ipotesi di risanamento è stata quindi individuata una possibile serie di azioni di risanamento, alcune delle quali in corso di realizzazione nel 2008, e altre da programmare per il futuro. Nel corso della primavera di quest’anno, in collaborazione con il Servizio Bacini Montani e il Servizio Conservazione della Natura e Valorizzazione Ambientale, è stata rimodellata la parte terminale della zona umida del lago di Madrano con la piantumazione di Phragmites australis (cannuccia di palude) al fine di migliorare l’azione naturale di fitodepurazione. E’ stato inoltre realizzato all’imbocco del canale che convoglia le acque nel lago di Canzolino un filtro a sabbia piantumato sempre con cannuccia di palude per il trattenimento del materiale particellato. E’ prevista inoltre la verifica sperimentale dell’immissione di uno degli affluenti nelle acque profonde del lago allo scopo di diminuire il carico dei nutrienti in quelle superficiali. Altre azioni di risanamento da programmare per il futuro sono il miglioramento della qualità delle acque del bacino del rio della Varda, in parte immesse nel lago di Canzolino, caratterizzato dalla presenza di attività agricole e di qualche abitazione non ancora collettata, mediante la costruzione di uno stagno di ritenzione in grado di trattenere una parte dei nutrienti trasportati dal piccolo corso d’acqua e l’apporto di ulteriori fonti idriche (torrente Fersina) al lago per ridurre il tempo di permanenza delle acque ed aumentare il tempo di funzionamento del sifone ipolimnetico che asporta le acque del fondo ricche di nutrienti. “Nel caso di Canzolino – ha concluso l’assessore Gilmozzi - non è sufficiente deviare un corso d’acqua per far rivivere il lago: un lago morto non si rianima semplicemente immettendo nuova acqua. E’ necessario studiare misure mirate e comportamenti comuni sostenibili e rispettosi dell’ambiente. Sono sicuro che, grazie al progetto di risanamento, porterà un poco per volta ma con un trend costante il lago di Canzolino al suo stato naturale, permettendo così a noi riconsegnare un lago integro dal punto di vista ambientale”. .  
   
 

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