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Notiziario Marketpress di Mercoledì 30 Aprile 2008
 
   
  BOLZANO, LAVORATORI DIPENDENTI NEGLI ALBERGHI, RISTORANTI E BAR: TREND, STAGIONALITÀ E STRANIERI

 
   
  Il settore turistico – alberghi e ristorazione – ha occupato nel 2007 in media 21 mila dipendenti. Dal punto di vista dell’occupazione dipendente, questo settore è formato per due terzi da strutture ricettive – alberghi, affittacamere, campeggi, ecc. – e per un terzo da strutture ristorative: ristoranti, bar e, in misura minore, mense. Con una crescita media annua del 4,6% negli ultimi 10 anni, il settore degli alberghi e della ristorazione è senza dubbio quello che più di ogni altro ha creato posti di lavoro negli ultimi anni, a parte il settore pubblico; in fatti, a fronte di un livello occupazionale medio annuo di 14 mila persone registrato per il 1998, si osserva per il 2007 una media di 21 mila dipendenti, con un aumento in dieci anni di quasi 7 mila posti di lavoro medi annui. Poiché in diverse zone della provincia le attività alberghiere e della ristorazione sono caratterizzate dalla forte stagionalità, è utile osservare che a livello provinciale l’occupazione del settore varia dal minimo in novembre (11 700 dipendenti nel 2006) al massimo invernale in febbraio (21 400 dipendenti nel 2007) seguito dal minimo primaverile in aprile (con 15 700 dipendenti contati a fine aprile 2007) per poi tornare al massimo annuo registrato in agosto con quasi 26 mila addetti nel 2007. Nel novembre successivo si sono contati nuovamente solo 12 400 dipendenti. Le fluttuazioni stagionali dell’occupazione dipendente non riguardano però tutte le attività allo stesso modo: nei bar, caffè e altri esercizi di somministrazione di bevande l’occupazione è relativamente stabile durante l’anno, anche nelle zone a forte vocazione turistica e con forte stagionalità. I ristoranti tendono anche loro a tenere del personale dipendente durante tutto l’anno, rispetto ai bar hanno però maggiori oscillazioni. Sono invece le strutture ricettive quelle che più di altre seguono l’andamento stagionale del turismo. Queste differenze potrebbero essere dovute al fatto che mentre le strutture ricettive servono soprattutto i turisti di fuori provincia che di fatto preferiscono la bella stagione o la neve, i ristoranti e i bar vengono frequentati tutto l’anno anche, e in alcuni posti sopratutto, dalla popolazione residente, risentendo cosí meno delle stagioni turistiche. Un’ulteriore spiegazione potrebbe essere il fatto che la presenza delle strutture classificate come ristorative, varia a seconda della tipologia di stagionalità nelle varie zone turistiche. Ciò è a sua volta riconducibile al fatto che le strutture alberghiere offrono anch’esse frequentemente i servizi di ristorante e di bar anche a villeggianti ed escursionisti non alloggiati e tanto maggiore è la fluttuazione stagionale tanto maggiore i servizi di ristorazione vengono offerti dalle strutture alberghiere. Quelli che potrebbero essere definiti come “posti non stagionali” o disponibili “tutto l’anno” non sono però necessariamente dei posti fissi e tantomeno dei rapporti di lavoro duraturi. Infatti a fine novembre 2007 si contavano solo 5 000 lavoratori che erano occupati da più di un anno: si tratta di circa il 40% degli occupati in quel mese e di circa il 25% dell’occupazione media annua. I posti “stagionali” a loro volta sono coperti con una certa continuità da una stagione all’altra dallo stesso personale, considerato che ad esempio a fine agosto 2007, il 56% dei 25 700 dipendenti, vale a dire 14 400, esattamente un anno prima lavoravano proprio dallo stesso datore di lavoro, 5 000 di questi senza alcuna interruzione e 9 400 con almeno un’interruzione. In altre parole: circa il 60% degli stagionali torna l’anno successivo presso lo stesso datore di lavoro. Malgrado l’alternarsi di alta e bassa stagione non comporti necessariamente una discontinuità nei rapporti tra datore di lavoro e lavoratori, il precariato di questi contratti a tempo determinato li rende meno appetibili di quelli disponibili tutto l’anno. Ciò spiega verosimilmente perché in bassa stagione, a novembre “solo” il 40% dei lavoratori sono cittadini stranieri o residenti fuori provincia, mentre i posti stagionali invernali vengono coperti per due terzi da questa categoria di lavoratori. In estate la disponibilità dei giovani di lavorare durante le vacanze scolastiche fa sí che i posti stagionali estivi vengono coperto per quasi la metà da italiani con residenza in provincia. È pertanto evidente che le attività economiche legate al turismo beneficiano notevolmente della disponibilità di lavoratori stranieri, soprattutto slovacchi e ungheresi, ma nei mesi invernali anche di lavoratori italiani residenti in altre province e nei mesi estivi anche degli studenti. Effettivamente la notevole crescita del settore registrata in questi anni è stata in parte possibile solo grazie alla altrettanto notevole crescita occupazionale di lavoratori stranieri, sia residenti che non. Lavoratori che non sembra abbiano sottratto posti di lavoro ai residenti con cittadinanza italiana. Infatti, scomponendo la crescita occupazionale tra l’occupazione disponibile tutto l’anno e il fabbisogno aggiuntivo stagionale, si osserva come il crescente fabbisogno aggiuntivo stagionale sia stato coperto soprattutto con lavoratori di fuori provincia, prevalentemente slovacchi, soprattutto in estate, mentre l’occupazione stagionale da parte di cittadini italiani, residenti e non, è rimasta sostanzialmente costante ovvero si è spostata verso l’occupazione meno soggetta a oscillazioni stagionali. I rimanenti posti non stagio nali creatisi nell’ultimo decennio e che non sono occupati da italiani sono stati occupati da stranieri. Anche i confronti con i dati sulla disoccupazione portano a concludere che la crescita occupazionale nel settore alberghiero e della ristorazione e pertanto del settore stesso non sarebbe stata possibile in questa misura senza la disponibilità di lavoratori stranieri a lavorare in questo settore nella provincia di Bolzano, soprattutto nei mesi estivi. Infatti, da un lato si osserva che in dieci anni sono stati creati più di 4 mila posti di lavoro annui, più circa 3 mila posti stagionali invernali e altri quasi 4 mila stagionali estivi, e che meno di 2 mila di questi posti sono stati occupati da cittadini italiani; dall’altro canto si nota che sia il numero di iscritti nelle liste di disoccupazione che il numero di disoccupati stimato con l’indagine forze di lavoro non vanno oltre le 7 mila unità pur sommando lavoratori di qualsiasi tipologia e caratteristica professionale. .  
   
 

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