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Notiziario Marketpress di Martedì 29 Aprile 2008
 
   
  LA PRATICA MUSICALE IN ITALIA: UNA RISORSA IGNORATA

 
   
  Milano, 29 aprile 2008 - Da molti anni a questa parte, il settore dello strumento musicale attende la giusta attenzione da parte dei rappresentanti del mondo politico. Depositario di un immenso patrimonio culturale, capace di contribuire in maniera determinante alla soluzione di problemi di scottante attualità, questo settore è costretto oggi ad operare in un contesto culturale sfavorevole. Manca da parte delle istituzioni il riconoscimento del ruolo formativo e culturale della pratica musicale. All’indomani della tornata elettorale che ha ridisegnato gli equilibri politici, il mondo degli strumenti e delle edizioni musicali intende far sentire la propria voce perché, indipendentemente dal colore della politica, è tempo che si prenda atto delle potenzialità che il settore è in grado di offrire al paese sul piano della crescita economica, sociale e culturale. “Il nostro settore”, precisa Antonio Monzino jr, presidente di Dismamusica, l’Associazione che raccoglie produttori e distributori di strumenti ed edizioni musicali di tutta Italia, “soffre di un male che ha un solo nome: mancata percezione del valore intrinseco del fare musica. Fare musica educa l’intera popolazione alla convivenza civile nel rispetto delle regole, crea l’ambiente favorevole nella scuola migliorando l’apprendimento generale e combattendo l’abbandono scolastico, previene forme di violenza, di bullismo e devianza sociale giovanile, ha grande efficacia nella prevenzione e terapia di patologie in ambito comportamentale e neurologico. Il disinteresse da parte del mondo politico ed economico, delle istituzioni e dei media dimostra una mancata conoscenza della materia e la relativa assente consapevolezza che la pratica musicale utilizzata nella sua funzione preventiva, potrebbe contribuire notevolmente alla diminuzione dei costi sociali che la Comunità deve sostenere per far fronte a quei problemi ormai conclamati. Fin dalla sua costituzione, oltre 25 anni fa, Dismamusica si è sempre battuta per portare nel “Paese della Musica” i valori del “fare musica”. L’italia, patria di grandi musicisti, dell’inventore del pianoforte (Bartolomeo Cristofori), e centro mondiale della più pregiata produzione liutaria (Stradivari e Amati), attribuisce alla musica unicamente il valore di spettacolo su cui le Istituzioni e la società civile investono rilevanti risorse, tralasciando uno degli aspetti più importanti ossia quello della alfabetizzazione e della pratica musicale. Dismamusica, grazie anche ad un’attività svolta in ambito internazionale, è portatrice di una conoscenza approfondita sui benefici che la pratica musicale porta a coloro che, conoscendo e praticando l’arte della musica, anche in ambito amatoriale, migliorano in modo significativo la qualità della propria vita. I benefici per coloro che studiano musica dall’età prescolare si evidenziano durante tutto l’arco della vita in qualunque attività o professione il soggetto intraprenda. Tali ipotesi sono suffragate da dati raccolti da università e centri di ricerca in tutto il mondo: “I dati che abbiamo raccolto e diffuso a più riprese”, sottolinea Antonio Monzino, “sono evidentissimi. Eppure, in Italia, nonostante il nostro glorioso passato musicale, non siamo ancora arrivati neppure al punto di riconoscere nello strumento musicale un prodotto culturale”. Siamo arrivati al paradosso che è la sempre maggiore presenza nella scuola di bambini di varie etnie a far sì che la pratica e lo studio del linguaggio musicali vengano ritenuti come il più importante strumento di integrazione culturale dalle autorità scolastiche. È necessario che il Governo riconosca il valore fondamentale formativo della musica impegnandosi ad introdurre nel sistema scolastico i programmi di apprendimento della musica e sostenga, attraverso un bonus fiscale, l’acquisto di uno strumento musicale inteso come sussidio didattico esattamente come lo sono i testi scolastici. Questa politica è ormai presente nella maggior parte degli Stati che investono sulla formazione della persona, e come ben sappiamo l’Italia ha un’enorme necessità di investire in questa area per riallineare il nostro Paese agli indici di valutazione nel contesto dell’economia globale. Chiediamo al nuovo Governo, per la ragioni sopraddette, di delineare una nuova politica che riconosca il valore formativo e culturale del fare musica, creando altresì le premesse per una crescita del settore basata sui ritorni positivi in chiave sociale e di considerare la nostra Associazione un interlocutore istituzionale nella definizione dei piani di intervento per il progresso e lo sviluppo del Paese. .  
   
 

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