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Notiziario Marketpress di Giovedì 08 Maggio 2008
 
   
  NUOVA SPERANZA DI QUALITÀ DI VITA PER CHI È AFFETTO DA “TACHICARDIA VENTRICOLARE POLIMORFA CATECOLAMINERGICA” IMPORTANTE STUDIO ITALO-OLANDESE PUBBLICATO SUL “NEW ENGLAND JOURNAL OF MEDICINE”

 
   
  Pavia, 8 Maggio 2008 - Pochi eventi sono più tragici della morte improvvisa di un bambino o di un teen-ager mentre sta correndo o giocando a pallone con gli amici. Una delle più importanti cause di queste tragedie è una malattia cardiaca di origine genetica chiamata “Tachicardia Ventricolare Polimorfa Catecolaminergica” o “Cpvt” dall’inglese. La terapia di scelta si basa sui farmaci beta-bloccanti che però sono efficaci solo nel 60-70% dei pazienti. In quelli che continuano ad avere le aritmie che producono sincopi o arresto cardiaco l’approccio corrente è quello di mettere un defibrillatore automatico impiantabile (Icd). Purtroppo, nonostante la loro efficacia, nella maggioranza dei casi gli Icd sono associati – specialmente nei giovani – ad un alto numero di complicazioni e soprattutto nei pazienti con Cpvt possono avere devastanti effetti psicologici. Infatti, ogni volta che questi ragazzi si sottopongono a qualche modesto sforzo fisico possono iniziare le aritmie che fanno scattare gli shock del defibrillatore. Il dolore prodotto dagli shock (simile ad un calcio di cavallo) e la paura fanno ripartire le aritmie che indurranno nuovi shock, dando vita così ad un terribile circolo vizioso. La speranza di un importante miglioramento della qualità di vita di questi giovani pazienti arriva ora da uno studio pubblicato oggi sul più prestigioso giornale di medicina al mondo, il “New England Journal of Medicine”. Lo studio italo-olandese è stato coordinato dal Professor Peter J. Schwartz – direttore della Cattedra di Cardiologia dell’Università di Pavia e dell’Unità Coronarica del Policlinico S. Matteo – con il suo partner il Professor Arthur Wilde dell’Università di Amsterdam. I dati riguardano tre pazienti con gravi forme di Cpvt che si sono rivelate resistenti alla terapia farmacologia e che in uno hanno richiesto l’impianto di Icd. In tutti questi pazienti il Professor Attilio Odero, Direttore della Chirurgia Vascolare all’Università di Pavia e al S. Matteo, ha effettuato un delicato ma breve (30 minuti) intervento chirurgico proposto dal Professor Schwartz per la prevenzione della morte improvvisa, la Denervazione Cardiaca Simpatica di Sinistra, consistente nel taglio dei più importanti nervi simpatici che sotto stress rilasciano noradrenalina nel cuore scatenando così aritmie che possono essere fatali nei pazienti con Cpvt. Le basi razionali per questo intervento sono state poste dagli esperimenti fatti dal Professor Schwartz negli anni ’70-‘80. Il primo dei tre pazienti, un ragazzo italiano, fu operato 20 anni fa all’età di 18 anni dopo molti svenimenti seguiti da un arresto cardiaco. Il secondo, un ragazzo tedesco di 16 anni, venne indirizzato e operato a Pavia perché continuava ad avere shock dal defibrillatore (fino a 6 in un giorno) per il ripetersi delle aritmie. La terza è una ragazza olandese di 17 anni con frequentissime aritmie per minima attività fisica e che Odero e Schwartz sono stati chiamati a operare ad Amsterdam. Dal momento dell’intervento (rispettivamente 20, 10 e 2 anni fa) nessuno dei tre pazienti ha più avuto episodi di aritmie. Questo ha comportato un drammatico miglioramento della loro qualità di vita. Il “New England Journal of Medicine” ha deciso di pubblicare questo studio perché, nonostante la piccola numerosità, il lungo periodo di follow-up senza eventi è altamente dimostrativo dell’efficacia dell’intervento e soprattutto perché questa terapia, che il Prof. Schwartz ha già dimostrato essere di grande efficacia nella sindrome del Qt lungo (altra malattia genetica con alto rischio di morte improvvisa da stress), sembra in grado di migliorare grandemente la qualità di vita dei giovani pazienti affetti da Cpvt. Questo studio conferma la leadership internazionale della Cardiologia pavese. Al Policlinico S. Matteo giungono da tutto il mondo pazienti con queste malattie per essere curati dal gruppo di Schwartz, nel quale un ruolo fondamentale per gli aspetti clinici e genetici sono svolti dal Dr. Gaetano De Ferrari e dalla Dr. Ssa Lia Crotti. Il team Schwartz-odero lavora insieme da quasi 30 anni e i due sono stati spesso invitati insieme in paesi come Cina e Olanda per curare e operare questi pazienti. Appena tre settimane fa una ragazzina di 14 anni con Cpvt e frequenti scariche dal defibrillatore, il cui fratello era morto a 11 anni giocando a pallone, è stata mandata dalla Russia a Pavia come ultimo tentativo di farla vivere in modo normale. All’arrivo la ragazza si rifiutava di fare la minima attività fisica per il terrore di ricevere nuovi shock: una settimana dopo l’intervento ha effettuato una normale prova da sforzo senza alcuna aritmia. Alla domanda se l’intervento di denervazione simpatica rende superfluo l’Icd, il Professor Schwartz risponde: “Assolutamente no. Tutto dipende dalla gravità clinica del singolo paziente. Se vi sono già stati arresti cardiaci è logico impiantare un Icd e fare la denervazione simpatica: il defibrillatore agisce come rete di salvataggio mentre la denervazione serve a ridurre al minimo il rischio di gravi aritmie e quindi di shock. Non si deve però confondere l’importante effetto protettivo della denervazione simpatica con una protezione totale che non può essere mai assicurata e che non è neppure ragionevole attendersi in tutti i casi. Invece per i pazienti con aritmie nonostante i farmaci beta-bloccanti ma senza arresti cardiaci è ragionevole continuare con i beta-bloccanti e aggiungere la denervazione per ottenere una più completa protezione. Non ci sono sostituti all’esperienza clinica. ” .  
   
 

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