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Notiziario Marketpress di Mercoledì 07 Maggio 2008
 
   
  TRENTO: ALLO SPAZIO SOTTERRANEO DEL SAS, IN PIAZZA BATTISTI INSTALLAZIONE VIDEOSTORICA CON LE IMMAGINI DI MORO

 
   
  Trento, 7 maggio 2008 - Una installazione videostorica a 30 anni dal rapimento e dall’uccisione di Aldo Moro. Nel segno di un “Trittico” – questo il titolo – che vuole parlare di Moro, dell’Italia e della coscienza. E’ la proposta della Fondazione per le Scienze religiose Giovanni Xxiii che, in contemporanea a molte città italiane, approda anche a Trento, in collaborazione con la Provincia autonoma di Trento. La videoinstallazione è stata inaugurata oggi al S. A. S. S. , lo Spazio archeologico sotterraneo di piazza Battisti, a Trento. Rimarrà aperta tutti i giorni fino a giovedì 15 maggio (orario 9-13; 14-17. 30). L’ingresso è libero. All’inaugurazione il presidente della Provincia autonoma di Trento, Lorenzo Dellai e il curatore del progetto, Alberto Melloni, docente di storia all’Università di Modena – Reggio Emilia e segretario della Fondazione per le Scienze religiose Giovanni Xxiii. “La nostra – ha detto Dellai – è la convinta adesione ad un progetto che sa parlare con il linguaggio di oggi di un passaggio della nostra storia che non deve restare memoria dell’ieri. E’ dunque un progetto culturale e civile che vuole e deve parlare alle giovani generazioni”. Il professor Melloni ha invece sottolineato come la videoinstallazione intenda soprattutto restituirci “il Moro dimenticato, l’uomo, il politico e lo statista che troppe volte, in questi anni, è stato messo in secondo piano da rievocazioni e congetture nelle quali la dimensione del giallo e del mistero, per non dire dello spazio concesso ai suoi carnefici, hanno prevalso. In questa videoinstallazione tornano protagonisti la parola, la testimonianza, la visione condivisa della democrazia, contro ogni intolleranza”. Nel manifesto che annuncia la videoinstallazione, si legge: “Moro, il 1978: un metro, uno spartiacque. E dopo trent’anni, quando i processi sono finiti, quando il racconto dei carnefici ha saturato la memoria, quando tutti i retroscena sono stati immaginati, si scopre che la persona uccisa è diventato il suo “caso”. Ma leggendo criticamente le fonti Rai, quei giorni possono evocare la visione politica, lo spessore cristiano, il ruolo di Moro. Il trittico vuole rendere visibili la cella e la cronaca della prigionia: usarle per far parlare il pensiero di Moro, per tornare al modo in cui esso servì e fu disperso nella storia dell’Italia e della chiesa. Uno spartiacque, un metro”. La proiezione avviene su un parallelepipedo appeso, una prigione di garza delle dimensione di quella in cui, per 55 giorni, venne tenuto Aldo Moro, 2,50 di profondità per 1,20 di larghezza per 2,0 metri di altezza. Sui due lati corti della cella passa una fotobiografia che raccoglie in una sequenza continua foto pubbliche e private, gentilmente concesse dall’Accademia Aldo Moro in cui è attiva la figlia Agnese, immagini del Moro vivo, quello più dimenticato e ignorato dopo la sua uccisione: il Moro famigliare, il Moro dirigente, il Moro credente. Sul lato più ampio, che ha le dimensioni di un grandissimo televisore di due metri per 2,50, scorre il corpo della narrazione. Lo schermo appare come un trittico: nella parte centrale passano i Tg dei vari giorni, prima e dopo il rapimento, che all’improvviso rallentano e si fermano su una parola chiave, messa in risalto da un sottotitolo; mentre questa immagine s’immobilizza, quella che accanto quella che sembrava una foto di Moro si anima e fa sentire il pensiero di Moro su un problema, un rapporto, un tema: altre volte è il riquadro di destra, quello rivolto al futuro nella successione del tempo, quello nel quale altri (Lama, Paolo Vi, Bachelet, Dossetti, Ruffilli, Tobagi) parlano di Moro e del suo ruolo nella storia italiana. Chi segue l’intero documentario avrà modo in circa un’ora, seguendo questo trittico di spezzoni sempre datati con cura, di capire con parametri nuovi (mai una testimonianza dei brigatisti, mai una riflessione dietrologica, che sono state il grosso di questi trent’anni) una vicenda che è una metonimia della storia italiana prima e dopo il 1978. Questo lavoro parte dall’ipotesi che il caso Moro funga, per i media, da metonimia di tutta la storia precedente e futura dell’Italia repubblicana: e più d’un segnale, a monte e a valle dei fatti, sembra dire che tutto ciò che accade prima e dopo quei tragici fatti appare preconizzatore e preconizzato dalla sanguinosa vicenda del 1978. Per non costruire un manuale di storia italiana sub specie di quei mesi, si ripropongono dunque racconti a doppio fondo, che volutamente prescindono in modo radicale dalle questioni giudiziarie, dal problema dei retroscena, perfino dalla “verità” così come essa viene costruita nella bibliografia giornalistica, parlamentare e storiografica. L’assassinio di Aldo Moro, con la sua percepita epocalità, ha marcato una cesura nella storia repubblicana; ma proprio per l’evidente cesura che rappresentava e lo spaesamento prodotto in tutto il paese, ha sconvolto la stessa sedimentazione delle fonti che ancora oggi, a trent’anni di distanza, sono oggetto di analisi o sommarie o suggestive o entrambe le cose, ma non di un lavoro critico rigoroso come quello che la storia di Aldo Moro merita. Fra queste fonti quelle televisive – enormi per quantità, imponenti per qualità e interesse – costituiscono un segmento significativo nel più vasto ambito delle fonti giornalistiche e mediatiche. Ed esse hanno permesso o ispirato due processi di analisi e sublimazione della tragedia Moro; quello costruitosi dentro la stessa televisione, attraverso la riproposizione di sequenze di repertorio, inquadrature, citazioni; quello costruitosi dentro il cinema dove il caso Moro, in misura assai maggiore rispetto alla storia e ad una vita, è stato per primo e più a lungo un tema di rivisitazione interpretativa artistica. Oltre che a Trento – la installazione videostorica viene proposta contestualmente, nel corso dei 55 giorni del rapimento, quindi dal 16 marzo al 9 maggio a Bologna, nella Biblioteca di Sala Borsa in Pazza Nettuno; a Roma, nella Cripta della Chiesa di Santa Lucia in Via delle Carceri; a Milano, in anteprima nel maxischermo di Piazza del Duomo e poi al Museo di Storia Contemporanea; a Bari, nelle sale del Rettorato dell’Università; a Siena, a Palazzo del Podestà; a Venezia, al Centro Candiani; a Reggio Emilia, in Sala giunta del Palazzo Municipale e a Modena, nell’ex Chiesa di San Paolo. “Trittico – Fonti Rai su una prigione di garza” è un lavoro di Alberto Melloni, Fabio Nardelli, Federico Ruozzi, Francesca Morselli. Musiche: Maurice Ravel, Filippo Del Corno. Esecuzioni: Sentieri Selvaggi, Enrico Bernardi. Soundesign: Fabio Iaci. Grafiche: Terry Lardino, Francesca Morselli. Ufficio stampa: Jaia Pasquini. L’“installazione videostorica” per il Xxx del rapimento e dell’uccisione di Aldo Moro è un progetto del laboratorio dell’archivio cinetelevisivo della Fondazione per le scienze religiose “Giovanni Xxiii” preparato con la collaborazione delle Teche Rai e dell’Accademia studi storici Aldo Moro di Roma e il patrocinio delle più alte istituzioni della Repubblica. Il “Trittico” ha infatti l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica e il patrocinio del Senato della Repubblica, della Camera dei Deputati, della Presidenza del Consiglio dei Ministri, della Fondazione Corriere della Sera. .  
   
 

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