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Notiziario Marketpress di Giovedì 08 Maggio 2008
 
   
  SERGIO FLORIANI: ANNI DI PIOMBO 28 MAGGIO 2008 - 28 GIUGNO 2008

 
   
  Milano, 8 maggio 2008 - L’annunciata Galleria d’Arte inaugura mercoledì 28 maggio la personale di Sergio Floriani anni di piombo. Le opere esposte appartengono alla serie denominata meta_ quadrato, pensata in stretta relazione allo spazio dell’Annunciata ed eseguita d’un fiato nell’arco del 2007. L’idea di trascendere la dimensione spaziale contingente e la rottura con la modularità del quadrato in favore di forme aperte e irregolari costituiscono il punto d’arrivo di un percorso, i cui inizi si possono rintracciare nella serie quadro_ quadrato (2004-2005), esposta simultaneamente presso la Galleria Artestudio. Le due mostre vanno necessariamente considerate in modo unitario, sia per l’intenzione poetica che assimila tutti i lavori selezionati, sia per la riconoscibile comunanza dei materiali impiegati, in particolare il piombo, cui allude il titolo della rassegna. È il piombo a cadenzare nel percorso dell’artista l’apparire di questo nuovo, seppur consequenziale, ciclo di opere e a testimoniare l’affinarsi di una poetica saldata al tema dell’identità, che Floriani continua ad indagare con limpidezza filologica e straordinaria forza immaginativa. In questo scavo progressivo, e così analitico, risulta dominante – già da un ventennio – la presenza dell’impronta digitale, sigillo perentorio della ricerca dell’artista, nonostante l’evolvere dei mezzi tecnici e dei materiali. L’arte di Sergio Floriani attinge all’infinitamente piccolo, scende nelle profondità dei solchi frantumati dal tempo, si muove in sottoinsiemi, per avanzare almeno un poco dentro i più bui nascondigli del sapere e della vita. L’inquietudine in questa ricerca non è altro che attesa di completezza e d’infinito, fiducia che possa paradossalmente accendersi una luce sull’insieme, decifrando anche solo un particolare. Ciò che contraddistingue i quadri esposti all’Annunciata è l’idea di assimilare la pittura all’architettura mediante la frammentazione delle superfici e la loro espansione all’interno dello spazio. Non si tratta solo di superare la bidimensionalità del quadro, creando una “pittura-oggetto”, che abbia un suo peso e una sua presenza scultorea. Floriani recupera in modo originale lo spirito del progetto A quadretti (2006) – un’installazione che prevedeva la suddivisione delle pareti di uno spazio in quadrati modulari mediante fili d’acciaio – e inizia a costruire frammenti di muri, a partire dal modulo del mattone rivestito di piombo. Nascono così Mo1, Mo2, Mo3, Mo4, Mo5, modulati secondo una direzione orizzontale e Mv1, Mv2, Mv3, Mv4, costruiti su assi verticali. Le opere sono svincolate dal rigore della geometria e i loro perimetri frastagliati e aperti sembrano scandire le illimitate possibilità di espansione all’interno dello spazio reale. L’interazione con l’ambiente circostante è data anche dall’animarsi delle superfici: i dissesti quasi impercettibili e le giunture appena suggerite non impediscono l’ampio fluire dello stagno e le stesse interruzioni diagonali o cruciformi possono diventare l’origine di uno sviluppo pluridirezionale o al contrario il punto di condensazione del tutto. La particolarità di questo lavoro di Floriani è aver immaginato di trasformare il luogo fisico in uno spazio pittorico unico, dove ogni parte trattiene una relazione con il tutto. Il percorso visivo appare ritmato da pieni e vuoti, da presenze e assenze, finché nelle opere Mq1 e Mq2 si ricompone l’ordine geometrico del quadrato. Per dar ragione della misura fortemente progettuale e insieme intuitiva del suo fare, si è detto più volte che in Floriani si muovono due nature, una mentale e una emozionale. Poco importa quale di esse prevalga di volta in volta. Vero è che il corpo delle sue opere è sempre il cosmo dell’essere. .  
   
 

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