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Notiziario Marketpress di Lunedì 12 Maggio 2008
 
   
  DAL 15 AL 25MAGGIO, AL SUO DEBUTTO MILANESE, L’INNOCENTE COLPEVOLE AL MIL

 
   
  Milano, 12 maggio 2008 - Tieffe Teatro Stabile d’Innovazione presenta, dal 15 al 25 maggio presso lo Spazio Mil di Sesto San Giovanni, via Granelli snc, una produzione Teatro Filodrammatici Stabile d’Innovazione e Asti Teatro 29 L’innocente colpevole con Eugenio Allegri. Mio padre, chissà se l’ho ucciso come ho fatto con mia madre, in un certo senso forse l’ho fatto, inutile ritornarci su ora, troppo vecchio e stanco. Le domande aggallano mentre sto camminando e mi lasciano confuso, a pezzi. Improvvisamente si presentano, no, aggallano, su da un antico abisso, e volteggiano e indugiano prima di scomparire, domande che quando ci stavo ancora con la testa non sarebbero sopravvissute un secondo di più, no, sarebbero state atomizzate, prima di essere completamente formulate, atomizzate. Spesso arrivavano a due a due, una più difficile dell’altra, per esempio: come farò a tirare avanti ancora un altro giorno? Oppure, ho ucciso io mio padre? E ancora, ho mai ucciso qualcuno? S. Beckett, da un’opera abbandonata. L’innocente colpevole, il protagonista, appare sulla scena reduce da un’azione pesante. Di fronte a lui un uomo sta morendo. È stato lui a ucciderlo? È colpevole di questa morte o ne è innocente? Ma cosa sono innocenza e colpevolezza? Possono esistere queste qualità allo stato puro? Possono essere riferite solo all’agire dell’uomo o, come per i regali, basta il pensiero… per essere colpevoli? Pensare è per l’anima “azione” e, dunque, una volta pensato, anche se non si è agito, non si è più innocenti. Forse non del tutto colpevoli, è vero, ma neppure più del tutto innocenti. Innocenza e colpevolezza diventano così i poli opposti del dubbio che perseguita il protagonista sino al limite della follia, imponendogli, infine, la decisione di trovare conferma, in qualsiasi modo, dell’una o dell’altra. E, siccome dell’innocenza non si trovano mai le prove, egli sceglie con determinazione la via della colpevolezza, cercandone il definitivo suggello in una condanna processuale. L’innocente colpevole va quindi alla ricerca di un testimone d’accusa tra il pubblico in sala, assorbito nella vicenda teatrale dapprima come spettatore della morte della vittima e poi di un processo che, nonostante non sia altro che la proiezione del processo stesso nevroticamente svolto dal protagonista nei suoi propri confronti, avrà effettiva sembianza di svolgimento. Compariranno, infatti, i simboli delle istanze interiori dell’Innocente colpevole, vale a dire i giudici, il pubblico ministero e l’avvocato difensore. E sarà sorprendente scoprire in quest’ultimo il suo peggior nemico, essendo proprio dall’avvocato, che mira a scagionarlo in quanto pazzo, che l’Innocente colpevole dovrà difendersi. Determinante sarà l’arrivo di tale signor Occhio, Occhio Pino, testimone dell’accusa, naturalmente mendace, come la tradizione Collodiana impone. Ma qui si arresta l’omaggio a Collodi in quanto dal suo personaggio viene originalmente estratto il simbolo di un’innocenza di pensiero di fronte alla quale la colpa dell’agire si presenta come fatalità inevitabile e, dunque, non imputabile. In quest’ottica verrà trovata anche una spiegazione per la sua bugia, una falsa testimonianza solo apparente, poiché ciò che Pino riferisce, pur non corrispondendo al reale, risulterà assolutamente aderente al vero. Dopo l’ultimo colpo di scena, portato dal padre di Pino, convinto assertore dell’innocenza del protagonista, il dramma dell’Innocente colpevole terminerà, senza risolversi, prima della conclusione del suo processo, che non avrà mai fine. Al pubblico rimarrà una dannata domanda: l’ha ucciso lui, quell’uomo, o non l’ha ucciso? Il fatto è che, spesso, il dubbio è l’unica verità possibile. Lucia Grosso Il teatro ha bisogno di altre storie e nuove idee. Ha la necessità e la possibilità di esplorare i confini dell’uomo in rapporto con se stesso e con le gabbie sociali e culturali. Un testo come L’innocente Colpevole si insinua nelle nostre coscienze, prova a sciogliere i gangli delle incerte certezze del nostro pensare comune, stappa – e col botto – i coperchi incrostati di convenzioni e pre-giudizi dei nostri cervelli e delle nostre pance. Teatro, quindi. Ed è questo un teatro da portarsi dietro: parole e pensieri che non si esauriscono con la caduta del sipario. Scoprire che l’autrice Lucia Grosso è, praticamente, al suo debutto, anche come regista, scoprirne le scelte coraggiose e insolite tra le note della sua biografia – prima avvocato, poi avvocato/scrittrice, poi solo scrittrice – scoprire nelle sue pagine passione lancinante e precisione chirurgica rappresentano, più che piacevoli sorprese, il conforto e la spinta per chi ama fare questo lavoro – nonostante tutto – a non interrompere la voglia e il desiderio di cercare nel nuovo e nel non consolidato le risposte al cambiamento della nostra scena. Www. Tieffeteatro. It .  
   
 

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