Pubblicità | ARCHIVIO | FRASI IMPORTANTI | PICCOLO VOCABOLARIO
 













MARKETPRESS
  Notiziario
  Archivio
  Archivio Storico
  Visite a Marketpress
  Frasi importanti
  Piccolo vocabolario
  Programmi sul web








  LOGIN


Username
 
Password
 
     
   


 
Notiziario Marketpress di Mercoledì 14 Maggio 2008
 
   
  OCCUPAZIONE FEMMINILE IN SARDEGNA, UN TEMA LEGATO ALLO SVILUPPO

 
   
  Cagliari, 14 Maggio 2008 - In vista dell´imminente Conferenza regionale per l´occupazione, il Consiglio regionale dell´Economia e del Lavoro nei giorni scorsi ha affrontato le tematiche dell´occupazione femminile, approfondendo con l´ausilio di esperti quelle legate al "problema di genere" nel mercato del lavoro. Il presupposto da cui si è partiti è quello che una significativa partecipazione delle donne ai processi economici sia non solo una questione di equità, ma - come ormai espresso dalla maggior parte di economisti - un tema strettamente legato alla crescita ed allo sviluppo. "In Sardegna, non meno dell´Italia, c´è la necessità di creare le condizioni perché le donne e gli uomini, in maniera equilibrata, possano aspirare all´indipendenza economica - ha detto Gino Mereu, Presidente del Crel -. Il mercato del lavoro presenta molte aree di criticità per le donne: benché, ultimamente, l´occupazione femminile in Sardegna sia in aumento, siamo lontanissimi dagli obiettivi di Lisbona e le donne sono la maggioranza delle persone in cerca di occupazione e anche di coloro che non cercano lavoro ma sarebbero disponibili a lavorare. L´occupazione femminile va di pari passo con l´espansione delle forme contrattuali atipiche o flessibili, e vi è anche una forte incidenza tra le donne del lavoro precario". Vi sono significative differenze tra donne e uomini in termini di tasso di partecipazione al lavoro (la Sardegna è agli ultimissimi posti della classifica europea per ampiezza del differenziale del tasso di occupazione tra uomini e donne: 27,4%), retribuzione e carriera. Non è riconosciuto, né remunerato il maggiore e migliore livello di istruzione delle donne. "Molte - è stato spiegato durante i lavori del Crel - sono le cause di discriminazione anche multiple che colpiscono le donne in ambito lavorativo, e sono molto più numerose della loro emersione giudiziale. La maternità e la difficoltà nel conciliare vita lavorativa con vita familiare costituiscono il vero nodo da sciogliere perché contribuisce a creare difficoltà di accesso e permanenza nel mercato del lavoro, agisce come deterrente nello sviluppo di carriera e può essere causa di abbandono dal posto di lavoro. La maggior parte delle lavoratrici non può fare affidamento né sulla organizzazione sociale, né su una diversa impostazione aziendale o sull´ausilio dell´organizzazione familiare". Per questi motivi le donne rinunciano ad avere figli e la Sardegna registra il record negativo, con il più basso tasso di fecondità del Paese: 1,06 numero di figli per donna nel 2007(dati Istat). La relazione tra bassa natalità e bassi livelli di occupazione femminile è solo apparentemente paradossale, e si spiega invece con il fatto che una donna in cerca di occupazione, e in mancanza di supporti all´infanzia, tende a ritardare le scelte di maternità o, peggio, a rinunciarvi. Vi è una forte incidenza tra le donne del lavoro a bassa qualificazione (segregazione verticale) e permane una loro segregazione orizzontale nei settori più femminilizzati, come istruzione, lavori di cura, Pubblica Amministrazione, commercio e Sanità. Alcune ricerche evidenziano che le imprese femminili incontrano ostacoli nel reperimento del capitale, nella mancanza di servizi e nella complessità delle norme e degli adempimenti burocratici, cui si aggiunge la necessità di conciliare il lavoro con le esigenze familiari. C´è però una scarsa percezione di questi problemi, e si sta determinando una nuova invisibilità della differenza di genere. Si parla di disoccupazione in senso generale, dimenticando che quella femminile incide il doppio rispetto alla maschile. False immagini fanno vedere le donne in grande ascesa, alla conquista ormai di tutte le professioni e di tutti i ruoli di vertice del settore pubblico e delle imprese. Occorre affrontare questi problemi in tempo e con strumenti efficaci, per valutare cosa è stato fatto finora in materia di politiche di genere, verificare l´impatto che le politiche di incentivazione dell´imprenditoria succedutesi nel tempo hanno determinato complessivamente sul lavoro delle donne, valutare se la spesa pubblica si è dimostrata capace di generare sviluppo e occupazione. "Insomma - ha concluso Mereu – è indispensabile cercare di capire cosa servirebbe sapere per poter fare di più e meglio per favorire l´equilibrio tra i generi. La stagione di programmazione 2007/2013, che presenta la grande novità dell´unificazione di tutti i programmi operativi e dei fondi di diversa provenienza, offre importanti possibilità di lavoro in direzione del miglioramento delle politiche per l´impiego e per la formazione, nonché per lo realizzazione di un nuovo modello di sviluppo fondato sulla qualità e diffuso in modo omogeneo in tutto il territorio all´interno del quale possono trovare realizzazione sia la crescita dell´imprenditoria femminile, sia l´occupazione femminile in generale". .  
   
 

<<BACK