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Notiziario Marketpress di Giovedì 15 Maggio 2008
 
   
  INTERNET PRIMA DEL WEB: PARLA IL PRIMO ITALIANO A CONNETTERSI CON LA RETE: “I COMPUTER ERANO GRANDI COME FRIGORIFERI E PRIVI DI GRAFICA. USAMMO LA RETE TERRESTRE AMERICANA E IMPORTAMMO LA TECNOLOGIA DAGLI USA, GRAZIE AI NOSTRI CONTATTI PERSONALI”.

 
   
   Roma, 15 maggio 2008 - La Rete Internet esisteva anche prima del Web: certo, assai diversa dal colorato contenitore multimediale cui siamo abituati oggi, ma non meno preziosa per gli scienziati e ricercatori che le si affidavano per comunicare. Dell’internet ‘delle origini’, della straordinaria esplosione che il sistema ha conosciuto fino ai giorni nostri e del suo futuro parleranno oggi giovedì 15 maggio – alle ore 18. 00, nell’Aula Magna del Rettorato dell’Università di Roma Tre, via Ostiense 159 (ingresso libero), i principali pionieri della Rete italiana. “Di certo non immaginavamo di scrivere un pezzo di storia”, spiega Antonio Blasco Bonito dell’Istituto di Scienza e Tecnologie dell’Informazione “A. Faedo” del Consiglio Nazionale delle Ricerche di Pisa (Isti-cnr), di fatto il primo italiano a collegarsi a Internet dall’allora Centro nazionale universitario di calcolo elettronico di Pisa (Cnuce-cnr). “Internet non si chiamava neppure così: noi usavamo la connessione alla rete Satnet, dopo un lungo preliminare burocratico, tra Telespazio, Italcable e Cnr, e tecnico. La realizzazione e la preparazione della strumentazione avvenne importando l’apparecchiatura essenziale dagli Stati Uniti: del resto, sul lato terrestre ci collegavamo a una rete già pronta proprio negli Usa, Arpanet, mentre sul fronte satellitare l’Italia si unì al gruppo europeo che già comprendeva Norvegia, Inghilterra e Germania. Insomma: gli apparati erano già stati predisposti in larga misura e noi abbiamo preso ‘in prestito’ il sistema esistente”. L’incontro di oggi su “Come eravamo. La rete c’era già… molto prima del ’95” (www. Garr. It/come-eravamo, link al quale sarà possibile seguire i lavori del convegno in streaming), organizzato dal Consortium Garr nell´ambito della manifestazione “Apriamo la mente. Lazio. Terra di scienza”, vede raccolti ricercatori e tecnici che hanno contribuito alle prime sperimentazioni, ai primi test sul Tcp/ip (il Protocollo Internet propriamente detto), alla nascita del primo sito Web (1991) e alla diffusione di massa dell’ormai arcinoto prefisso www. “Usavamo apparecchiature grandi come frigoriferi”, ricorda Bonito, oggi in forza al Wireless Networks Lab dell’Isti-cnr, che nell’aprile del 1986 fece partire dal Cnuce-cnr i primi dati che raggiunsero via satellite la rete americana Arpanet. “I costi e le velocità non sono neppure paragonabili a quelli dei moderni apparati. Le attività di ricerca erano finalizzate soprattutto a individuare un’alternativa rapida ed economica alle linee telefoniche: oggi come allora, la comunicazione e lo scambio di informazioni erano la base per qualunque iniziativa scientifica. Ci fu presto chiaro che la posta elettronica sarebbe stata, in tal senso, la prima vera rivoluzione innescata da Internet”. Il cuore del primo collegamento era il butterfly gateway, un “antenato dei moderni router. La tecnologia, anche allora, mutava continuamente e ci fu di estremo aiuto la rete di relazioni interpersonali che il gruppo del Cnuce seppe tessere con i colleghi delle università americane: metodi, apparati, tecnologie non erano certo disponibili comunemente sul mercato e la costruzione di Internet di fatto avvenne soprattutto in virtù di questo ‘passaparola’ tra i ricercatori. Per molti anni, fin quando al Cern non è maturata l’idea del World Wide Web, per inviare messaggi o file non si usavano personal computer ‘moderni’ ma ‘terminali a carattere’, privi di grafica, che si collegavano ai calcolatori centrali degli istituti di ricerca”, conclude Bonito. “Finché il protocollo Tcp/ip, svincolato dalle ipoteche commerciali che tanti operatori avevano cercato di imporre, è stato finalmente in grado di far parlare tra loro calcolatori di ogni tipo e dimensione sparsi in ogni angolo del mondo”. .  
   
 

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