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Notiziario Marketpress di Giovedì 15 Maggio 2008
 
   
  PAOLA MONORCHIO E GLIX: COME VESTIRE L´ANIMA E IL CORPO

 
   
  Una fashion designer – Paola Monorchio - che sperimenta la geometria come linguaggio. Con rigore euclideo. L’abito è come una sapiente madre che protegge l’anima e il corpo che la contiene. Osservandoli hanno taglio orientale, quasi guerriero, eppure il tessuto si piega docile, si ammorbidisce con la luce che segna cambi di direzione, di trama e di materia. In questo si percepisce un tocco femmineo e una sensibilità speciale. Analogamente per i monili, esercizi arditi di forme ‘spontanee’, che si adagiano su porzioni di corpo sottolineandone le linee, quasi il corpo fosse un’architettura perfetta, ogni volta diversa perché diverso è il soggetto che s’incarna, con le sue proporzioni e le sue imperfezioni. Da valorizzare. In cosa consiste la tua ricerca? Paola: “La mia ricerca consiste nell’ipotizzare un’estetica alternativa dell’abito come contenitore, nella riduzione delle forme tradizionali del vestire a un’essenzialità geometrica, ridotta ai minimi termini, ovvero a una sorta di schema. Il tessuto, pensato come materia da plasmare, diventa un “involucro” che prende forma seguendo le curve del corpo. L’abito, nel senso etimologico del termine, ha un complesso significato che racchiude in se abitudini acquisite, modi di vivere e di pensare, traduce esteriormente ciò che siamo, l’ambiente dal quale proveniamo, le nostre preferenze, il nostro modo di stare con gli altri, il ruolo che ricopriamo nella società o in un ambiente lavorativo”. Osservando le passerelle della moda gli abiti di Glix non hanno nulla che assomigli alle proposte che entrano nelle pagine patinate dei maggiori magazine del settore. In verità non sfilano ed è per scelta. Sono diversi, sono progetti e hanno qualcosa che li ‘aliena’ dalla morsa tiranna del tempo e della stagionalità. Si potrebbero definire ‘morbide’ sculture. Come definisci il tuo stile e a quale ambito creativo ti senti più affine? Paola: “A metà strada tra il design e la scultura, il mio progetto è ispirato a un modo di sentire e di percepire gli oggetti d’uso quotidiano come funzionali al nostro benessere psico-fisico. L’abito è tra gli oggetti quello che più utilizziamo, di cui non possiamo fare a meno. Penso a un abito come a qualcosa che ha una funzione specifica, che non è solo soggetto alle mode del momento, che mutano continuamente, ma che è soprattutto “oggetto” destinato a un utilizzo. L’approccio del mio lavoro ai materiali tessili è un approccio progettuale e non sartoriale. I miei abiti-oggetti sono concepiti per essere pratici, versatili, comodi. Cerco di sintetizzare un’idea e il valore di un’idea sta nell’essere ‘senza tempo’. O cosi dovrebbe essere. E’ a questo che aspiro sempre”. Quale significato attribuisci alla parola design? E come vedi la Moda e i suoi personaggi, oggi? Paola: “Il design è per me una scelta razionale. Un’idea che si concretizza in un oggetto che, in una valutazione qualitativa ed estetica, ha un suo motivo di essere, un significato. Mentre uno stilista interpreta il trend del momento, il gusto corrente, facendo delle sue creazioni icone di stile, un designer interpreta bisogni, porta alla luce necessità collettive più profonde, che prendono vita a partire da considerazioni critiche, valutando i pro e i contro di determinati sistemi di pensiero. In poche parole, traduce le valutazioni acquisite in un’estetica che tiene conto dell’essenza stessa dell’oggetto. Chi crea un prodotto di design, induce a percorrere nuove strade…Intendo dire che spesso il design è in grado di modificare comportamenti, di interpretare bisogni, di migliorare la qualità della vita. Ovviamente se è un buon design! La ricerca e la sperimentazione, legate anche alla tecnologia, rendono questo campo particolarmente fertile. Per questo credo che non esista una sostanziale differenza tra un abito di design e un mobile di design. Il procedimento è identico, lo scopo il medesimo: un prodotto che sia bello e buono per tutti”. Perché la scelta di essere presente al Fuorisalone? Ritieni che il pubblico che ‘gira’ in questi giorni sia più attento agli stimoli, sia trasversale e quindi in grado di comprendere messaggi provenienti anche da altri ambiti creativi, per esempio il tuo? Paola: “La presenza al Fuorisalone di oggetti che non siano unicamente complementi d’arredo, rende questo evento un momento di incontro e di scambio, in una visione più ampia del design come motivo unificante, sistema di pensiero e terreno di confronto. Penso che senza l’occasione di questo incontro creativo non sussisterebbe la volontà di migliorare il nostro lavoro e di migliorarci. Alla fine ne usciamo tutti contenti…. Almeno io, si!”. A proposito di… Paola Monorchio e Glix. O se volete Glix e Paola Monorchio. La sostanza non cambia. E che sostanza… Il design, per lei, è riflessione critica, razionale, un percorso di pensiero che usa la materia – nel suo caso il tessuto – come strumento per dare tangibilità a forme che desiderano essere ‘fuori del tempo’. In realtà, è una raffinata astrazione del pensiero che non dimentica la quotidianità della funzione. Un gioco armonico di difficile e sapiente equilibrio. In linea con la sua filosofia, propone un’elaborazione di forme geometriche in tessuto, che danno luogo a volumi che sono architetture e che si plasmano sulle le linee del corpo. Da qui le sue proposte. Per Sparkling il progetto In-pack-t: un abito “origami” formato da un’unica striscia in cotone e rafia; una giacca che si compone grazie all’assemblaggio di diversi componenti in pile e nylon; un cappello di paglia che, partendo da forme geometriche piane “costruisce” un volume. La creatività di Paola Monorchio si spinge anche ad altri importanti elementi compositivi dell’abito e del corpo che lo accoglie: i gioielli. L’occasione appare perfetta per la presentazione di un gioiello che “scomponendosi” si trasforma e da anello diventa collana… Glix: la filofofia. Cuciture e forme di design: tessuti e metalli si modellano per dare vita a un’idea L’abito è il segno distintivo che diamo al nostro corpo, attraverso il quale sveliamo la nostra mente e il nostro modo di essere. Ed è la voglia di design che si scopre negli abiti e nei gioielli della collezione Glix. Ornamenti quotidiani che nascono dall’incontro di forme semplici, diventando espressione di grande cura ed eleganza. Essenziali, innovativi e femminili gli abiti delle collezioni Glix, si caratterizzano per ricerca formale e materica. Abiti e gioielli informali, raffinati, ricercati, curati nei dettagli e supportati dalla qualità della produzione, dal design e dalla scelta minuziosa dei materiali. Le collezioni nascono dall’esigenza di Paola Monorchio, designer e ideatrice di Glix, di dare una connotazione del tutto nuova all’abbigliamento femminile. Inizialmente pensati per sé e realizzati da artigiani del settore, i suoi capi sono studiati per soddisfare le esigenze delle donne d’oggi: dinamiche, che lavorano, che amano e necessitano della comodità, ma che non rinunciano all’estetica e alla qualità della lavorazione e dei tessuti. Glix propone una moda fatta di linearità, fuori dal coro delle tendenze, caratterizzata da un design che non è soggetto al tempo e alle mode, destinato a donne con una forte personalità. Le scelte progettuali nelle linee Glix sono fondate su una geometria di base che elabora forme semplici, che si compongono e scompongono tra loro. Questo gioco di linee dà vita a soluzioni formali di grande complessità estetica, ma elementari dal punto di vista della costruzione. Negli abiti, i rettangoli, i quadrati, i triangoli, i cerchi si piegano e avvolgono il corpo come “origami” di tessuto, perché ogni donna possa reinterpretarli a suo modo e sul suo fisico. Il tessuto è come un foglio che avvolge il corpo, senza soffocarlo, come per la vestizione di una geisha. Spesso le regole sartoriali vengono stravolte, rivoluzionate in favore di un’estetica nuova, o comunque non convenzionale. Ispirati alla sobrietà, al rigore e alla ricercatezza della cultura giapponese, ma anche all’artigianato etnico in generale, gli abiti Glix sottolineano una femminilità legata a un modo di “sentire” il quotidiano e all’attenzione per il particolare, più che al fare mostra di sé. La selezione dei materiali avviene in funzione della loro composizione, a seconda che l’effetto desiderato sia di rigidità o di morbidezza. Vengono preferiti i materiali naturali, quali lino, lana, seta, cotone, anche se alcune fibre sintetiche, soprattutto elastiche, vengono utilizzate per “costruzioni” particolari. La modellazione avviene in maniera graduale, alle volte sulla base dell’intuito e dell’immediatezza. Spesso un’idea si modifica “in divenire”, durante la fase di realizzazione, sempre nel pieno rispetto dei presupposti per cui è stato concepito il progetto e nella valutazione della sua funzionalità. A volte si procede empiricamente, per tentativi, su un manichino, perché l’idea non è immediatamente riproducibile. Altre volte i modelli vengono studiati nel loro sviluppo sul piano, e il tessuto, pensato come una lastra morbida, assume forma nello spazio tridimensionale e prende proprio quella piega desiderata, quella curva che era solo un’intuizione iniziale. La creatività di Glix spazia anche nel campo del gioiello, vero e proprio must nella personalizzazione dell’abbigliamento. Dopo un periodo di studio dallo scultore Davide de Paoli, da cui ha appreso le tecniche orafe di base, Paola Monorchio ha dato inizio alla produzione dei propri pezzi. Ogni oggetto, molto simile alla scultura anche nel procedimento di realizzazione, lascia spazio alla fantasia, all’estro, all’immaginazione. Anche la linea di gioielli prende ispirazione da forme geometriche semplici, che si caratterizzano per il trattamento delle superfici granulate o traforate, e che riproducono motivi ornamentali spesso molto complicati, ripresi da tappeti, arazzi, broccati o ornamenti architettonici. Il metallo è trattato come superficie da scalfire, da incidere e nella quale lasciare impresso un disegno. Glix si confronta quindi contemporaneamente con materiali ben diversi tra loro: alla morbidezza e lavorabilità del tessuto si accosta il metallo, duro e difficile da trattare, che porta con sé anche il vincolo del volume e del peso. Ogni oggetto, che si carica di valenze simboliche e astratte, ha un percorso di realizzazione tecnicamente più impegnativo e temporalmente più lungo, ma che porta a dare forma a un ornamento unico, dove l’attenzione si focalizza completamente. .  
   
 

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