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Notiziario Marketpress di Martedì 27 Maggio 2008
 
   
  SEMPRE MENO CHIMICA IN FRUTTA E VERDURA DEL TRENTINO LA PRODUZIONE INTEGRATA DIVENTA CERTIFICATA I RISULTATI DEI CONTROLLI SULL’USO DEGLI AGROFARMACI: “PRODOTTI TRENTINI ASSOLUTAMENTE SICURI” UN MARCHIO DI QUALITÀ PER LE PRODUZIONI CERTIFICATE IN LINEA CON IL PROTOCOLLO

 
   
   Provincia autonoma di Trento e Associazione Produttori Ortofrutticoli Trentini (Apot) hanno sottoscritto oggi un Protocollo per la produzione integrata per il settore ortofrutticolo che pone il Trentino all’avanguardia sul piano delle garanzie sulla qualità e salubrità dei prodotti offerte al consumatore: a garantire il rispetto dei protocolli di autodisciplina non saranno più direttamente i produttori ma un ente di certificazione terzo. Le principali linee del Protocollo sono state illustrate oggi, assieme ai risultati della campagna di controlli relativi all’utilizzo di agrofarmaci, nel corso di una conferenza stampa alla Sala Rombo del Centro Europa dall’assessore all’agricoltura Tiziano Mellarini, dal dirigente generale del Dipartimento Agricoltura ed Alimentazione Mauro Fezzi, e dai vertici dell’Apot, il presidente Ennio Magnani e il direttore Alessandro Dalpiaz. “La frutta e la verdura prodotta in Trentino e trattata con agrofarmaci nel rispetto delle leggi è assolutamente sicura per il consumatore”. Più attenzione, nel protocollo, anche per quanto riguarda gli obblighi in materia di sicurezza nei lavori agricoli. Un marchio provinciale di qualità contrassegnerà i settori e le produzioni certificate in linea con il protocollo. La certificazione riguarda, per ora, i settori frutticolo, orticolo, fragola, piccoli frutti e mais da polenta. Interessato a seguire lo stesso percorso anche il settore dell’acquacoltura. La “produzione integrata” è un sistema di coltivazione agricola che contribuisce a produrre alimenti di alta qualità attraverso l’uso di risorse naturali e di meccanismi regolatori per assicurare una produzione agricola sostenibile, in grado cioè di assicurare la protezione della salute umana, la conservazione e il miglioramento della fertilità del suolo e delle diversità degli habitat. Non esiste, attualmente, né a livello nazionale né comunitario una definizione univoca sul metodo di produzione integrata. La definizione alla quale si fa riferimento in Trentino, recepita nella legge provinciale 4/2003 sull’agricoltura, è quella stabilita dall’Organizzazione internazionale per la lotta biologica (Oilb), per la quale “la produzione integrata è un sistema di coltivazione agricola che produce alimenti e altri prodotti di alta qualità, attraverso l’uso di risorse naturali e di meccanismi regolatori per sostituire (diminuire) l’utilizzo di contaminanti (inquinanti) e per assicurare una produzione agricola sostenibile. I metodi biologici, tecnici e chimici sono accuratamente equilibrati e tengono in conto la protezione dell’ambiente, la redditività e le esigenze sociali”. La firma del Protocollo, giunge al termine di un percorso condiviso dalla Provincia autonoma di Trento e dal settore ortofrutticolo rappresentato da Apot - consorzio riconosciuto dalla Comunità Europea quale Associazione di Organizzazioni di Produttori (A. O. P. ) che raggruppa oggi i consorzi Melinda, La Trentina e Sant’orsola in rappresentanza di circa 10mila produttori, 10mila ettari coltivati a frutteto e 450mila tonnellate di prodotto - e finalizzato al rilancio della produzione integrata adeguandola alle nuove necessità e priorità. Il primo e significativo passo è avvenuto nel 2005, quando la Giunta provinciale individuò Apot come “soggetto deputato alla gestione del disciplinare di produzione integrata, compresi il coordinamento dei controlli e delle relative analisi nonché l’applicazione delle sanzioni”. Recentemente, con una delibera del 18 aprile scorso, sono stati formalizzati i rispettivi ruoli, la composizione e i compiti delle Commissioni di lavoro, le “linee guida” per la produzione integrata ed i “criteri” per realizzare il piano dei controlli. Sulla base delle “linee guida” sono stati riformulati i “disciplinari tecnici” delle diverse colture. Un impegno che trova riscontro nella formalizzazione del Protocollo sottoscritto oggi e che determina i criteri per l’adozione e l’applicazione del disciplinare per la produzione integrata, ivi compresi il coordinamento dei controlli e delle relative analisi nonché l’applicazione delle sanzioni. Il Protocollo prevede, tra l’altro, che Commissioni di gestione e vigilanza forniscano ogni anno una serie di elementi di applicazione puntuali, quali ad esempio l’elenco dei prodotti utilizzabili per la difesa fitosanitaria. Nel disciplinare sono stati inseriti anche alcuni aspetti che contribuiscono a qualificare il lavoro del produttore, tra i quali gli obblighi in materia di “sicurezza” come il controllo obbligatorio a scadenza quinquennale delle macchine per i trattamenti, le norme di comportamento da tenere nei pressi dei centri abitati e le sanzioni per i produttori inadempienti. Inoltre, è contemplata la possibilità che le produzioni trentine in linea con il Protocollo siano contrassegnate da un “marchio” di qualità predisposto dalla Provincia autonoma di Trento e che sarà assegnato solo ai settori ed alle produzioni “certificate” e verificate da una parte terza. Va sottolineato inoltre che, con il 2008, la Provincia Autonoma di Trento ha ammesso a finanziamento le attrezzature per la distribuzione degli agrofarmaci. Un provvedimento che può favorire una maggiore diffusione delle macchine per i trattamenti a “basso volume”, in grado cioè di ridurre in maniera significativa il quantitativo di fitofarmaci necessario per il controllo delle patologie vegetali. Un ulteriore tassello qualificante per migliorare il rapporto tra agricoltura e ambiente. Il Protocollo riguarda specificamente i settori frutticolo, orticolo, fragola, piccoli frutti e mais da polenta. Interessato allo stesso percorso di certificazione ad opera di un ente terzo (per i settori interessati dal Protocollo si tratta dell’ente Csqa, società accreditata dal ministero per le politiche agricole) è anche il settore dell’acquacoltura. “La produzione integrata – ha affermato l’assessore Mellarini – è una scelta lungimirante che accrescerà le potenzialità del nostro territorio e la credibilità dei nostri produttori nei confronti di un pubblico di consumatori che è oggi molto più attento agli aspetti della qualità e della salubrità dei prodotti alimentari. Il Trentino si mostra ancora una volta più avanti di altre realtà e laboratorio di buone pratiche”. Convinta adesione al processo di certificazione è stata espressa dai vertici di Apot. “Il Trentino – ha spiegato il presidente Ennio Magnani – è già oggi al 90 per cento accreditato, e l’aggregazione dei produttori è già una garanzia sul loro comportamento virtuoso. Ciò che vogliamo è dare le maggiori garanzie possibili ai consumatori: non possiamo dire di essere perfetti e sappiamo che fornire prodotti di alta qualità non è sufficiente e che dobbiamo garantire anche la salubrità dei prodotti. I soggetti per poterlo fare ci sono, spero che i nostri produttori continuino a comportarsi con la grande serietà che hanno dimostrato fino ad ora”. La firma del Protocollo giunge a conclusione di un percorso che i produttori ortofrutticoli trentini hanno avviato, non senza iniziali timori ma poi con piena convinzione ed adesione, già dieci anni fa. Novità del Protocollo è il fatto che la produzione integrata trova in esso una definizione compiuta, che prima non c’era. “La vigilanza sul rispetto dei disciplinari di produzione – ha detto il dirigente generale del Dipartimento Agricoltura, Mauro Fezzi – verrà d’ora in poi certificata e tale previsione sarà contenuta nei nuovi disciplinari di prossima adozione. Si vorrebbe estendere tale novità anche ad altri settori. Si tratta di un punto di partenza, non di arrivo, che conferma la strada imboccata in passato prima con l’Esat e poi con l’attività di assistenza tecnica trasferita alla Fondazione Mach. L’obiettivo finale è legato al modo di produrre ma soprattutto alle garanzie offerte al consumatore”. Il direttore di Apot, Alessandro Dalpiaz, sintetizza così la scelta dell’Associazione dei produttoriil ortofrutticoli trentini: “Vogliamo armonizzare l’agricoltura con la società civile”. “Abbiamo sentito l’esigenza di aumentare la trasparenza sui nostri prodotti – ha poi aggiunto – perché non abbiamo nulla da nascondere. Fino a dieci anni fa avevamo paura a dichiarare che facevamo la lotta integrata perché temevamo i contraccolpi sul piano dell’immagine derivanti dai controlli, ora siamo noi a chiedere che i controlli sulle nostre produzioni siano certificati da un ente di controllo esterno e terzo”. Nel corso della conferenza stampa che ha preceduto la firma del Protocollo si è parlato proprio di controlli, dell’uso degli agrofarmaci, del loro rapporto con la salute, ed anche dei futuri passi che Apot intende fare. Indagini e controlli sull’uso degli agrofarmaci - Nel corso della conferenza stampa è stata presentata l’indagine realizzata nel 2006/2007 da Apot in stretta collaborazione con l’Assessorato all’agricoltura e relativa ai risultati ottenuti nell’ultimo quinquennio di applicazione delle tecniche di produzione integrata, sia in termini di salubrità dei prodotti, sia di evoluzione del sistema agro-ambientale. Il principale dato risultante dall’indagine è quello di una riduzione, rispetto al 2000, di ben il 12% di miscela fitoiatrica distribuita per ogni trattamento (circa 30mila ettolitri). Un ottimo risultato favorito dal rinnovo degli impianti frutticoli che consentono l’impiego di macchine a “basso volume”. Secondo uno studio del Museo Tridentino di Scienze Naturali, “la razionalizzazione della difesa fitosanitaria, attraverso l’applicazione di disciplinari di difesa integrata e biologica, ha contribuito in maniera determinante ad arricchire l’ornitofauna degli ambienti agricoli”, con il risultato di “una crescente presenza di uccelli nidificanti nelle culture intensive del territorio regionale” (ad esempio poiana, astore, gufo reale, falco pellegrino, tordi, fringuelli, merlo, cesena). In base ai controlli effettuati da Apot (su un numero di campioni determinato sulla base di un algoritmo messo a punto in collaborazione con il Dipartimento di Statistica dell’Università di Modena e Reggio Emilia in modo da garantire una sicurezza statistica vicinissima al 100 per cento) i produttori di mele del Trentino risultano particolarmente virtuosi in Italia. Infatti, secondo i controlli coordinati dal Ministero della Salute nel 2006, sul territorio nazionale sono state riscontrate il 3,6% di irregolarità, mentre le mele del Trentino analizzate da Apot hanno superato l’esame per il 99,2% dei casi, avendo riscontrato solo 7 irregolarità (pari allo 0,8%). I controlli di Apot sono stati realizzati analizzando 789 Quaderni di Campagna e 281 campioni di foglie e frutticini nella fase “estiva” (per un totale di 17. 598 sostanze attive ricercate) e 594 campioni di frutti prelevati all’atto del conferimento nella fase “autunnale” (per un totale di 149. 455 sostanze attive cercate). Se si considera l’intero comparto ortofrutticolo trentino (comprensivo quindi anche di susine, kiwi, fragole, lamponi, mirtilli, more, ribes, uva spina, patate, mais da polenta e verdure varie per ulteriori 168 Quaderni di campagna verificati) le “non conformità” rilevate sono in linea con la media nazionale (1,3%) ma di gran lunga inferiori alla media europea dei campioni irregolari (3,1% secondo l’ultimo report comunitario del 2005). In sintesi, Apot ha verificato quasi 1. 000 Quaderni di campagna, e analizzato 1. 092 campioni, per un totale di 211. 170 sostanze attive ricercate confermando una drastica riduzione dell’incidenza di principi attivi rilevati: dal 9% del 1990 al 3% nel 1999 all’1,5% del 2007. Agrofarmaci e salute - Nel corso della conferenza stampa, Apot ha precisato alcuni elementi relativi al rapporto tra utilizzo degli agrofarmaci e sicurezza per la salute. L’impiego di agrofarmaci in agricoltura è stato oggetto, in questi ultimi anni, di una profonda revisione da parte della Commissione Europea e circa il 70 per cento delle molecole impiegate in passato non possono più essere oggi utilizzate. Per quanto riguarda il melo, molte delle molecole erano già state escluse dai disciplinari di produzione integrata fin dagli anni ’90. In Italia, le produzioni agroalimentari sottostanno ad una normativa molto rigida che regola i residui ammessi (ovvero la quota di sostanza che può eventualmente rimanere sul prodotto senza che vi sia alcun pericolo per la salute del consumatore) e nei casi in cui Apot ha riscontrato la presenza di residui di agrofarmaci, il livello registrato è stato ben 7 volte inferiore ai limiti di legge. Se poi si considera che i limiti di legge sono individuati utilizzando tra i parametri un valore che è un centesimo rispetto a quello definito come Noel (ovvero “no observed adverse effect level”, soglia al di sotto della quale non è stato osservato alcun effetto dannoso per la salute), si può concludere che la frutta e la verdura trattata con agrofarmaci nel rispetto delle leggi è assolutamente sicura per il consumatore. In questo senso, l’impegno dei produttori trentini per una produzione ortofrutticola rispettosa dell’ambiente e della salute dei cittadini, si sposa con l’indicazione che proviene da tutti gli ambienti medico-scientifici che evidenziano i grandi vantaggi per la salute derivanti dal consumo di frutta ed ortaggi: prevenzione contro il diabete, le disfunzioni renali, l’infarto, alcune forme di cancro e l’obesità, patologia che sta diventando una vera e propria emergenza internazionale. Gli obiettivi futuri - A conclusione dell’incontro, i produttori di ortofrutta rappresentati da Apot hanno dichiarato che proseguiranno nel loro impegno, non solo per garantire la sicurezza dei prodotti con margini ancor più rigidi, ma anche per migliorare gli equilibri che regolano la convivenza tra la componente “agricola” e quella “non agricola” della comunità locale. Per il prossimo futuro è stata inoltre dichiarata la volontà di attivare un progetto di monitoraggio dei parametri ambientali in grado di esprimere, nel tempo, quelli che saranno i risultati positivi in termini ambientali del lavoro dei produttori ortofrutticoli. .  
   
 

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