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Notiziario Marketpress di Martedì 03 Giugno 2008
 
   
  FESTIVAL ECONOMIA: INGEGNERIA ELETTORALE ROHINI PANDE E LA DEMOCRAZIA DAL BASSO VERSO L’ALTO L’INDIA DEI GOVERNI ELETTI IN OGNI VILLAGGIO DATI ALLA MANO: COSÌ LE QUOTE ROSA E IL CONTROLLO POPOLARE SUI BENI PUBBLICI HANNO PERMESSO UNA SIGNIFICATIVA DIFFUSIONE DI FORME DEMOCRATICHE

 
   
   Trento, 3 giugno 2008 - E se le buone notizie su democrazia e mercato venissero, per dirne una, dall’India? Beh, stando alle parole di Rohini Pande, docente di politiche pubbliche ad Harvard, brillante e tosta quanto basta, dopo aver svolto ricerca anche ad Yale e al Mit, vale davvero la pena di dare una occhiata non distratta a forme di “democrazia dal basso verso l’alto”, per dirla con il titolo della sua applaudita relazione, oggi, per gli incontri “alla frontiera” di Palazzo Geremia. A presentarla, Tonia Mastrobuoni, giornalista de “Il riformista”. Prima considerazione. Il mondo è sempre più blu, ovvero: cartine geografiche alla mano ed indicato in colore blu i paesi democratici, è questo il colore che avanza a scapito delle zone in rosso dove ancora a farla da padrone sono regimi e dittature. Davanti alle sue cartine Rohini Pande, ci conforta: nel 1950 la percentuale di paesi democratici al mondo era del 14,3 per cento, nel 2000 abbiamo toccato quota 62,5. Ovvio: molte delle nuove democrazie sono paesi in via di sviluppo nei quali, per dirne un’altra, la Banca Mondiale preferisce trattare, quanto a finanziamenti ed aiuti, non tanto con i governi nazionali quanto con quelli locali. La Pande ci informa: su 127 paesi a basso reddito il 76 per cento ha una qualche forma di decentramento politico e il 33 per cento ha due o più livelli di governo eletto subnazionale. Domanda? I paesi a basso reddito riescono a sostenere la democrazia? Lei ha parlato di un paese che conosce e che ha studiato bene, l’India. Un vero e proprio laboratorio che, conquistata l’indipendenza, nel 1950, ha scelto una unione di tipo federale e ha poi avviato, a partire dal 1993, una politica di decentramento assai interessante. Spiega Rohini Pande: “Nel 1993 la Costituzione indiana fu emendata, inserendo la prescrizione di avere governi di villaggio eletti. Questi governi sono responsabili di erogare beni pubblici - acqua potabile, strade, illuminazione pubblica - nei villaggi e di fornire sussidi ai più poveri. Ogni cinque anni vengono eletti i consiglieri dei villaggi. Più della metà dei posti sono riservati alle donne e a gruppi storicamente svantaggiati. E’ uno dei più grandi esperimenti tentati per dar voce ai gruppi tradizionalmente emarginati, esempio di ingegneria elettorale unico al mondo, tentativo di cambiare le regole per dare rappresentanza vera”. Le cifre, parlano. Al 2002 si contavano in India 265 mila consigli di villaggio con due milioni e mezzo di consiglieri eletti, il 31 per cento donne e il 23 per cento provenienti da livelli bassi di casta o da gruppi tribali. A partire da questa esperienza Rohini Pande ha cercato di rispondere a due domande: la rappresentanza conta? ovvero le donne nei governi locali. Il potere conta? ovvero le tessere per l’acquisto di cibo e la rappresentanza elettorale. Quote rosa in India, dunque. Rohini Pande ha raccontato di una ampia ricerca da lei svolta sul posto. Partendo dalla considerazione che il caso delle quote rosa per le donne nei livelli di governo locale in India rappresenta una opportunità unica per capire l’impatto di una tendenza internazionale. Nel 2008 più di cento paesi avevano introdotto una qualche forma di quote rosa e in molti paesi (non sembra essere il caso dell’Italia…) ciò ha permesso un forte aumento del numero di donne in politica. La Pande ha ricordato che in Rwanda ci sono più donne deputato che uomini deputato e in Spagna il governo conta fra i ministri più donne che uomini. Ebbene, tornando alla “sua” India, Rohini Pande – dati alla mano e dopo aver svolto una ricerca assai originale, che comprendeva anche una sorta di “gioco verità” con lo stesso messaggio registrato affidato ad una voce femminile e ad una maschile… - avverte: “Gli abitanti dei villaggi che non avevano mai avuto leader donna esprimono una forte preferenza per leader donna. E gli abitanti dei villaggi cui in passato era stato chiesto di avere leader donna hanno maggiori probabilità di associare la donna con attività di leadership e non discriminano le donne quando sentono lo stesso discorso fatto da una voce femminile rispetto ad una maschile”. La docente di Harvard ha poi fornito dati ed informazioni sulle tessere di povertà in India, dove il 25 per cento della popolazione è al di sotto della soglia di povertà (70 milioni di famiglie). Nel 1997 è stato attuato un programmo governativo, il Bpl (Below the Poverty Line) che permette alle famiglie povere di acquistare generi alimentari ad un prezzo inferiore rispetto a quello di mercato. E qui torna in azione il consiglio di villaggio, giacché a questo è demandato di identificare i beneficiari in base ai loro bisogni. Evidenti i rischi di corruzione e di cattiva distribuzione delle tessere. Però, ricorda la Pande, occhio: c’è l’evidenza di una significativa partecipazione politica da parte degli abitanti dei villaggi, paragonabile a quella che si trova negli Usa. Per dirne un’altra. I politici che cercano di avere tessere Bpl pur non avendone diritto hanno vita più dura nei villaggi con elevati tassi di alfabetismo e dove l’assemblea di villaggio si fa regolarmente. Conclusione possibile. “A partire dagli anni 1980 si è avuta una significativa diffusione di forme democratiche di governo in tutto il mondo in via di sviluppo”. Domanda. “I governi locali eletti possono essere disegnati in modo tale che i cittadini ottengano i beni pubblici che desiderano?”. Dipende. “Uno. Dal fatto che le istituzioni locali diano voce ai diversi gruppi di popolazione. Due. Dall’introduzione di istituzioni forti – quali il consiglio di villaggio – e dall’utilizzo di campagne di informazione della società civile”. . .  
   
 

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