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Notiziario Marketpress di Giovedì 12 Giugno 2008
 
   
  INVECCHIAMENTO ATTIVO E LOTTA ALLE DISCRIMINAZIONI BASATE SULL’ETÀ SEMINARIO INTERNAZIONALE A ROMA IL 20 GIUGNO 2008

 
   
   Trento, 12 giugno 2008 - Lavorare in età matura presenta problemi ma anche opportunità di inclusione sociale. Il mercato del lavoro è diventato più flessibile, soprattutto grazie a forme di lavoro temporaneo che facilitano l’accesso dei più giovani. Le formule d’impiego del personale già inserito restano però rigide. A danno dei lavoratori non più giovani vi sono quindi pregiudizi e convenienze che condizionano la scelta delle aziende. Negli Stati Uniti si parla apertamente di ageism. Si tratta di un insieme di pregiudizi e tabù interiorizzati anche dai meno giovani: una forma spesso drammatica di discriminazione. Solo negli ultimi anni si comincia a percepire il problema in tutta la sua gravità, e nelle sue diverse implicazioni, che sono di ordine economico e sociale, di carattere soggettivo e oggettivo, di natura culturale e psicologica. Di questo si occupa il seminario che si tiene presso la biblioteca del Cnel, in viale Davide Lubin, 2 a Roma. Il lavoro è considerato un fattore determinante per l’inclusione sociale. La non discriminazione in campo lavorativo è un elemento essenziale per la non discriminazione in generale. Oggi flessibilità, mobilità e rischio sono i fattori centrali del mondo del lavoro, ma ancora hanno un notevole peso i pregiudizi e gli stereotipi che condizionano le decisioni delle imprese e dei decisori politici. Si suppone che una maggiore reattività al mercato dei giovani venga contrapposta all’effettiva esperienza e conoscenza del mercato e processi produttivi dei lavoratori maturi. In realtà la discriminazione basata sull’età è uno degli stereotipi più comuni nella cultura industriale del mondo occidentale. A seguito dei provvedimenti legislativi che si susseguono da un decennio, il mercato del lavoro è diventato più flessibile, soprattutto grazie a forme di lavoro temporaneo. In questo modo l’accesso dei giovani al lavoro è più facile mentre le formule d’impiego del personale già inserito restano rigide. Si genera in questo modo così una progressiva e accentuata divaricazione che crea una convenienza per le aziende nel sostituire personale anziano, la cui gestione è rigida e costosa, con nuovi ingressi di giovani operatori, gestibili almeno all’inizio con formule più agili e che non impegnano i datori di lavoro in una prospettiva di lungo periodo. Persiste inoltre il “paradigma del deficit”, la convinzione che le prestazioni dei lavoratori anziani siano inferiori a quelle dei giovani. Si enfatizza l’aspetto negativo dell’età, associandola ad una perdita di abilità e a una diminuzione della performance lavorativa complessiva, senza dare importanza agli altri aspetti che hanno un valore positivo. Negli Stati Uniti già si parla apertamente di “ageism”, un insieme di pregiudizi e una forma spesso drammatica di discriminazione. Solo negli ultimi anni si comincia a percepire il problema in tutta la sua gravità, e nelle sue diverse implicazioni, che sono di ordine economico e sociale, di carattere soggettivo e oggettivo, di natura culturale e psicologica. Il seminario, promosso a Roma dalla Provincia Autonoma di Trento con il concorso del Fondo Sociale Europeo e del Ministero del Lavoro e con il patrocinio dell’Ocse Leed e dell’Università Cattolica di Milano, vuole essere uno strumento di approfondimento su questi temi che riguardano anche la popolazione trentina, nonostante un tasso di disoccupazione particolarmente basso. .  
   
 

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