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Notiziario Marketpress di Lunedì 04 Settembre 2006
 
   
  BOCCIONI “PITTORE SCULTORE FUTURISTA” AL PALAZZO REALE DI MILANO

 
   
  Milano, 4 settembre 2006 - Apre il 6 ottobre nelle sale al pianoterra di Palazzo Reale a Milano la mostra dedicata alla figura di Umberto Boccioni, artista tra i più noti del futurismo italiano, profondamente legato al capoluogo lombardo in cui ha vissuto e intensamente lavorato e di cui ha saputo interpretare la modernità e l’imponente sviluppo urbano e industriale del primo Novecento. Promossa dal Comune di Milano, prodotta da Palazzo Reale e Skira Editore, con il sostegno di Alfa Romeo e curata da Laura Mattioli Rossi, profonda conoscitrice di Boccioni e del futurismo italiano, cui ha dedicato anni di studio e attorno al quale ha organizzato alcune importanti esposizioni, la mostra vuole mettere in luce l’attività di scultore dell’artista, tra gli aspetti meno conosciuti della sua operosa attività. Nonostante, infatti, le sculture di Boccioni siano note al grande pubblico - la più celebre, Forme uniche della continuità nello spazio è stata persino scelta per rappresentare l’arte italiana sulla nostra moneta da 20 centesimi di euro, mentre il recente Guggenheim Museum di Frank O. Gehry a Bilbao si ispira dichiaratamente a Linee e forze di una bottiglia - l’attività scultorea dell’artista è stata sinora considerata parte del suo percorso creativo, ma non approfondita, a favore della più conosciuta attività pittorica e teorica. Grazie invece a un lungo lavoro di ricerca della curatrice e alla collaborazione dei principali musei internazionali - tra i quali il Metropolitan di New York, il Musée Rodin di Parigi, il Centro de Arte Reina Sofia di Madrid, la Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma, la Collezione Peggy Guggenheim di Venezia, la Estorick Collection di Londra, oltre alle Civiche Raccolte d’Arte del Comune di Milano, con il loro fondamentale nucleo - sarà possibile presentare a Palazzo Reale circa settanta tra dipinti, disegni e sculture di Boccioni, in cui si evincono la passione, lo studio incessante, la teorizzazione e infine la realizzazione di opere nelle quali risulta preminente la voglia di esprimersi dell’artista attraverso forme spaziali autonome che saranno riconosciute come profondamente innovatrici nella scultura dell’epoca. A confronto saranno poste alcune opere di celebri contemporanei di Boccioni, come Auguste Rodin, Pablo Picasso, Medardo Rosso, Giacomo Balla e Gino Severini. Una scelta di riproduzioni fotografiche - scattate soprattutto dallo stesso Boccioni - tratte da un eccezionale corpus studiato in questa occasione in modo analitico, accompagnerà i visitatori, offrendo una testimonianza visiva e di grande impatto dell’attività di Boccioni, del suo studio, delle relazioni familiari e di amicizia, delle esposizioni che all’epoca lo videro protagonista. Arricchiranno infine il percorso della mostra esemplari di cataloghi, libri, fotografie, lettere, documenti d’epoca, che renderanno il clima dell’esaltante periodo del primo futurismo, che Boccioni visse da protagonista. Boccioni scultore Ma come nasce l’interesse di Boccioni per l’arte plastica? Il suo percorso biografico-artistico, fulmineo e straordinario a un tempo, è il cardine della mostra. Boccioni si dedica alla scultura tra il 1912 e il 1914, realizzando tredici sculture, di cui ne sono rimaste purtroppo soltanto quattro. Il primo a rendere nota l’opera plastica di Boccioni è Roberto Longhi, che nel 1914 pubblica uno studio fondamentale su questo argomento. L’artista comincia a pensare alla scultura in modo quasi ossessivo, come testimoniano alcune sue lettere, dopo il suo soggiorno parigino nella primavera del 1912. Qui conosce le opere cubiste di Picasso e Braque e ha modo di visitare, in compagnia di Severini, gli studi degli scultori d’avanguardia, quali Archipenko, Brancusi, Duchamp, Villon. La sua idea, al ritorno a Milano, è che: “la scultura è un’arte mummificata, che deve risorgere come la pittura”. Scrive le sue convinzioni nel Manifesto tecnico della Scultura Futurista (estate 1912), sviluppa la teoria di compenetrazione tra figura e ambiente e prende la decisione di lasciare l’appartamento-studio di Via Adige 23, troppo angusto per poter realizzare le grandi sculture che ha in mente, e di trasferirsi in Bastioni di Porta Romana 35, dove abiterà sino alla morte. Questo trasloco è fondamentale per la datazione dei suoi lavori plastici. All’inizio Boccioni esegue ritratti della madre a mezzo busto, dove la fusione tra la figura e l’ambiente circostante è perseguita con materiali diversi, come una balaustra in ferro, una finestra in legno e vetro, una crocchia di capelli veri o di filo di ferro. Non ha però conoscenze tecniche, lavora con la creta, la sua scultura è, diversamente da quella dei grandi maestri dell’arte plastica, una scultura “per porre”, non “per levare”. I disegni preparatori sono pochi, interviene direttamente sull’opera. E’ un modo di lavorare che Boccioni adotta anche in pittura, aggiungendo al quadro pezzi di tela in corso d’opera. Arturo Martini gli rinfaccerà di non essere in grado di scolpire a “tutto tondo”. Ma i presupposti della scultura di Boccioni innovano profondamente le forme plastiche tradizionali e l’inserimento di oggetti reali rompe ogni convenzione accademica. Da questo polimaterismo spinto e in certi casi concettuale - la parola Muro tracciata su una scultura con numeri e altre scritte - Boccioni passa a posizioni più tradizionali, dedicandosi a temi classici come la testa femminile intesa come insieme di volumi, la natura morta e il nudo virile, dove attacca frontalmente i cubisti, accusandoli di “staticità” e sfidandoli sul loro stesso terreno in nome di una scultura dinamica. Da qui in poi Boccioni abbandona il polimaterismo e si dedica solo al gesso. Tra il 1912 e il 1913 Boccioni ha un intenso rapporto con Margherita Sarfatti, conosciuta già nel 1909, musa degli artisti futuristi milanesi e titolare di un celebre salotto letterario e mondano. E’ la Sarfatti a spingere Boccioni verso l’interpretazione di temi classici in modo moderno, sfidando gli scultori più celebri. Un esempio è Rodin che nel 1911 espone a Roma il famoso bronzo L’homme qui marche, che raffigura un nudo virile classico senza braccia. Boccioni gli contrappone nel 1913 con il suo capolavoro Forme uniche della continuità nello spazio, dove il corpo umano è torso e avviluppato in una spirale di movimento, con volumi aguzzi e sporgenti che ne fanno un’opera modernissima e il simbolo del futurismo italiano. Boccioni ritrae la Sarfatti nel dipinto Antigrazioso (1912-13), che costituisce un pendant di quello di Marinetti realizzato da Carrà nel 1911. Qui viene ribadita la polemica verso la grazia classica, molto in voga nel gusto del tempo. Nasce un ritratto scultoreo in cui i volumi si scompongono in una contrapposizione di masse plastiche e di cavità aperte verso lo spazio circostante. La riflessione di Boccioni sul movimento si sviluppa dal nudo virile al nuovo concetto di “dinamismo plastico”, e prosegue ulteriormente nella serie dedicata al movimento del cavallo nella sua fusione con l’ambiente. In un paio d’anni, tra il 1913 e il 1915, Boccioni presenta le sue sculture a cinque mostre: a Parigi (giugno 1913, Galleria La Boëtie) con undici opere plastiche e ventidue disegni; a Roma (dicembre 1913, Galleria Futurista), con la stessa mostra, ampliata però a dodici sculture e ben quarantasei disegni); a Firenze (febbraio 1914, Galleria Gonnelli); a Londra nella collettiva Exhibition of the works of the Italian Futurist painters and sculptors (sempre 1914), e infine nel 1915 a San Francisco. Tra il Manifesto del 1912 e la prefazione alle mostre del 1913 passa solo un anno, ma gli scritti teorici, profondamente diversi uno dall’altro, riflettono pienamente l’evolversi dell’artista nel suo approccio all’opera plastica. Le sezioni della mostra I Lo studio dello scultore Nella prima sala della mostra il visitatore è circondato da una serie di grandi riproduzioni fotografiche che riproducono lo studio dell’artista in Bastioni di Porta Romana 35 e fanno rivivere l’ambiente in cui si svolse la vicenda umana e artistica di Boccioni. Un’apertura di grande impatto che permetterà al pubblico di percepire la personalità dell’artista, il suo ambiente, la fase iniziale del suo lavoro di scultore. Ii Il manifesto tecnico della scultura futurista e i documenti d’epoca In queste sezioni troveranno posto la copia del Manifesto tecnico della scultura futurista inviata dall’artista a Medardo Rosso (1912), e la celebre fotodinamica di Anton Giulio Bragaglia che ritrae Boccioni. Saranno anche esposti importanti volumi come Scultura futurista di Roberto Longhi, Pittura-scultura futuriste di Boccioni. Iii la scultura Testa+casa+luce . Iv la scultura Testa+finestra. I primi lavori plastici polimaterici saranno presentati con ingrandimenti di fotografie d’epoca e vari disegni preparatori. Qui la madre è sempre la protagonista e gli oggetti reali intervengono da protagonisti nell’innovativo discorso plastico. V I confronti con la scultura Qui parte il confronto tra il Boccioni scultore e i maestri contemporanei: saranno quindi esposte Tete de femme di Picasso (dal Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofia di Madrid) e Madame Noblet di Medardo Rosso (dal Museo Medardo Rosso di Barzio). Di Boccioni sarà esposta la prima grande scultura Antigrazioso (1913), prestata dal Metropolitan di New York, oltre al bellissimo olio Dimensioni astratte (1912) dalle Civiche raccolte milanesi e Testa+casa+luce, un disegno a carboncino e acquerello, sempre delle Civiche Raccolte, molto esemplificativo dello studio condotto da Boccioni in questo periodo sulle nuove forme plastiche che intende realizzare. Vi Margherita Sarfatti e il tema dell’Antigrazioso. In questa sezione viene proposto il rapporto tra Boccioni e Margherita Sarfatti, con opere come il disegno Studio per Antigrazioso e l’olio su tela Antigrazioso. Accanto a queste opere, lo straordinario olio Femme nue [Studio per les Demoiselles d’Avignon] di Picasso (1907) e la celebre cera La portinaia di Medardo Rosso, messi a confronto con altri disegni di Boccioni, dove emerge lo scostarsi dell’artista dal modo di concepire la figura umana utilizzato dai suoi celebri contemporanei e l’approdare verso forme plastiche più astratte e innovative. Esempio lampante è lo Studio dei vuoti e pieni in una testa (1912) proveniente dalla Estorick Collection di Londra, affiancato a un olio di Juan Gris. Vii La Bottiglia Ed eccoci al cospetto della seconda delle quattro sculture di Boccioni rimaste: il bronzo Sviluppo di una bottiglia nello spazio (1912), sempre proveniente dalle Civiche Raccolte milanesi, un’opera straordinaria, da cui, come abbiamo visto, ha preso ispirazione il grande architetto Gehry per il Guggenheim Museum di Bilbao, e che mostra una forma aerodinamica che fonde il movimento dell’oggetto con l’aria, dando vita ad una sorta di forma avvitata su se stessa. Accanto a questa opera, due olii Il bevitore e Nudo (dinamismo complementare di forma-colore) e un disegno Tavola+bottiglia+caseggiato, che chiariscono la polemica messa in atto dai futuristi nei confronti delle ricerche francesi contemporanee. Viii Le esposizioni Questa sala presenta con ingrandimenti fotografici l’allestimento della prima esposizione di sculture di Boccioni, organizzata a Parigi nel 1913. Saranno presentati inoltre, a completamento della sezione, documenti e cataloghi delle esposizioni di scultura cui Boccioni partecipa tra il 1912 e il 1915. Ix Il tema del movimento prima del “dinamismo plastico” La sezione illustra il dibattito sul tema del movimento che si svolge all’interno della compagine futurista. Boccioni in particolare assume una posizione di forte rinnovamento, introducendo i concetti di sintesi e di simultaneità, soprattutto nei confronti di Giacomo Balla - di cui si espone Bambina che corre sul balcone del 1912 - che lo va a trovare nella primavera del 1913. Boccioni ne discute animatamente con Balla, mostrandogli le nuove sculture. Saranno qui esposte opere fondamentali di Boccioni come il celebre Elasticità, messo a confronto con Ballerina in giallo di Gino Severini. X La figura virile in moto Qui saranno posti a confronto una scultura e alcuni disegni di Boccioni, nei quali l’artista studia il movimento della figura virile nuda con L’homme qui marche, il celebre bronzo di Rodin, esposto a Roma nel 1911, prima opera volutamente senza braccia. Xi I dinamismi Saranno raccolti in questa sala notevoli disegni, tutti provenienti dalle Civiche Raccolte d’arte, dove Boccioni prosegue lo studio del dinamismo del corpo umano derivandoli dalle sculture in gesso. Xii Forme uniche Gli studi di Boccioni sulla figura umana in movimento sfociano nel suo capolavoro, il bronzo Forme uniche nella continuità dello spazio (1913), che nasce in gesso e viene studiato anche in una serie di disegni e in alcuni dipinti - in gran parte di proprietà del Comune di Milano. Xiii Cavallo+case La sala conclusiva della mostra raccoglie la quarta e ultima scultura superstite di Boccioni, Dinamismo di un cavallo in corsa + case (1914-15), polimaterica, in guazzo, olio, legno, rame e ferro dipinto, concepita come bassorilievo tridimensionale policromo e mobile e prestata dalla Peggy Guggenheim Collection di Venezia. Accanto a questa straordinaria opera, tutti i lavori di Boccioni dedicati al tema del cavallo in movimento ancor oggi esistenti, per la prima volta riuniti insieme. Una mostra ricca di spunti, dunque, dedicata ad un grande artista milanese, le cui opere appartengono per la maggior parte a Milano e che illuminerà la sua figura facendolo conoscere maggiormente, ed amare, dai milanesi e da tutti coloro che sono affascinati dal futurismo italiano, movimento profondamente diverso dal cubismo, grazie al quale il nostro Paese riacquistò, all’inizio del Novecento, un ruolo centrale nel dibattito culturale europeo, figurando tra i protagonisti del radicale mutamento operato dalle avanguardie storiche. Catalogo edito da Skira .  
   
 

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