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Notiziario Marketpress di Lunedì 04 Settembre 2006
 
   
  “APERITIVO IN CONCERTO” AL TEATRO MANZONI GIUNGE AL SUO VENTIDUESIMO ANNO.

 
   
  Milano, 4 settembre 2006 - La rassegna musicale promossa e organizzata al Teatro Manzoni da Mediaset e Publitalia ’80, con la partecipazione di Moschino Parfum, Heineken e in collaborazione con Mondadori, continua a proporsi come vetrina della contemporaneità musicale senza steccati o vetuste etichettature. Da oltre vent’anni “Aperitivo in Concerto” documenta le vicende della musica ai nostri giorni, facendosi testimone delle espressioni culturali più avanzate, originali e innovative all’interno di una concezione che non prevede barriere linguistiche o stilistiche fra le innumerevoli ideazioni musicali oggi esistenti. La vasta molteplicità di codici e tradizioni culturali che sempre di più va allargandosi ai nostri giorni è stata l’oggetto principale di una politica di innovazione, cosmopolitismo e spettacolarità che nelle ultime stagioni ha contribuito a un crescente consenso di pubblico e critica, e che ha mirato a realizzare delle vere e proprie istantanee della nostra contemporaneità (e anche oltre). Basti ricordare, a tal proposito, il ruolo che la rassegna ha avuto nel riportare a Milano il grande jazz e le più interessanti testimonianze della musica improvvisata contemporanea e di molte fra le nuove musiche accademiche e di ricerca. Da quest’anno, ancora una volta, “Aperitivo in Concerto” - per il decimo anno consecutivo sotto la direzione artistica di Gianni Morelenbaum Gualberto - inaugura una nuova fase di quella programmazione che negli ultimi anni ha fatto da pilota nell’innovazione e nella diffusione della multiculturalità a Milano (e non solo). Infatti, l’edizione 2006-2007 proietta “Aperitivo in Concerto” ancora una volta verso il futuro, accogliendo nella sua programmazione alcuni illuminanti esempli di quelle performing arts che sempre più vanno assumendo il ruolo di unico contenitore globale per l’intersecarsi creativo di più codici espressivi di diversa provenienza. Sempre di più, infatti, è prevedibile che le performing arts divengano lo strumento privilegiato delle espressioni artistiche nell’era della globalizzazione, modificando radicalmente impianti storicamente assodati (e ormai ritualisticamente consuetudinarî) come quelli del rituale concertistico. Non è un caso, dunque, che l’edizione 2006-2007 si inauguri con un incantatorio spettacolo della grande poetessa e compositrice Laurie Anderson, The End of the Moon (21 settembre), un poema per violino in cui è presente un complesso uso della tecnologia. The End of the Moon è infatti una sorta di reportage dell´esperienza della Anderson come "artista residente" alla Nasa, ma anche una suite, un flusso di immagini, racconti, parole, suoni, rumori, frutto di un intimo viaggio dell’artista tra domande e questioni capitali del pensiero occidentale: la conoscenza del bello, la ricerca della libertà interiore, la perdita dell´autonomia di pensiero, il significato della guerra, il ruolo della tecnologia nella vita e nell´arte. Altrettanto significativa, se non di più in quanto rappresentazione vivida e simbolica della nuova stagione è la prima esibizione europea di Visionintoart (1 ottobre), forse la più dinamica, creativa e applaudita compagnia di performing arts in attività negli Stati Uniti, che rappresenta con particolare ingegno segmenti di concerti che con estrema raffinatezza attraversano i confini tra l’opera e la rappresentazione teatrale: in programma Remix and Sounds, un lavoro al contempo teatrale, coreografico e musicale, un pezzo di spettacolare sensazione, momenti di incredibile sorpresa mai sperimentata, un lavoro basato anche sulle opere e gli scritti di Vasilij Kandinskij (un pittore che, peraltro, con la musica ebbe strettissimi rapporti). Di grande interesse è il progetto multimediale ideato, progettato e realizzato da John Zorn (3 dicembre): Moonchild - un fremente impasto di sperimentazione, improvvisazione musicale e linguistica (pre-verbale), virtuosismo strumentale, che compone e scompone un affresco musicale che oscilla fra echi minimalisti e violente esplosioni foniche ispirate al rock e persino al death metal - si avvale della partecipazione di un vocalist d’eccezione come Mike Patton, di un bassista virtuoso come Trevor Dunn e di un grande batterista come Joey Baron, sotto la direzione creativa dello stesso Zorn, che al contempo manipola suoni, immagini ed effetti speciali. L’interesse per le nuove forme espressive ed interpretative, che ha caratterizzato la rassegna sin dalla sua nascita, si rivolge anche agli originali contributi linguistici di cui si fa oggi portavoce la danza contemporanea; “Aperitivo in Concerto” ospita perciò due fra le più significative compagnie oggi presenti sulla scena internazionale: Diavolo Dance Theater (prima europea: 12 febbraio) e Hubbard Street Dance Company (prima data italiana: 12 marzo), rappresentanti di pregio di una creatività appassionante e veramente fuori dell’ordinario nel coniugare linguaggio del corpo e “arti performanti”. Negli ultimi decenni, con la più approfondita conoscenza di molte altre tradizioni musicali extra-europee di valore, è mutato il tradizionale modo di porsi rispetto a quei fenomeni un tempo semplicisticamente definiti extra-colti. Altresì, il progressivo abbattimento delle barriere fra i generi ha permesso di modificare radicalmente la nostra concezione di contemporaneità, e di accogliere un vasto numero di esperienze creative in grado di arricchire anche il panorama accademico occidentale. Saranno perciò presenti sul palcoscenico del Teatro Manzoni di Milano artisti di fama internazionale che da tempo fondono la propria identità culturale con altre tradizioni linguistiche: è il caso del celeberrimo gruppo Oregon (29 ottobre) in un atteso ritorno a Milano, e del geniale batterista e compositore Jack Dejohnette, che dialoga con un grande interprete della cultura africana, il virtuoso di kora Foday Musa Suso (10 dicembre). La stagione ospita anche grandi protagonisti della musica improvvisata: il leggendario sassofonista Lee Konitz (12 novembre), a capo di un nonetto che include alcuni fra i migliori solisti della più recente scena improvvisativa di New York; un affascinante poeta come il celebrato bassista Steve Swallow che, affiancato dal sassofonista ed arrangiatore israeliano Ohad Talmor (19 novembre), guida un gruppo di eccezionali solisti in una sofisticata rievocazione della stravinskiana Histoire du Soldat intitolata Histoire du Clochard, dedicata all’interpretazione di alcune fra le più incantevoli composizioni di Swallow; il contrabbassista Marc Johnson, uno fra i protagonisti della musica improvvisata dell’ultimo ventennio, leader di un complesso straordinario quale Bass Desires (5 febbraio), che include musicisti di statura eccezionale come i chitarristi John Scofield, Bill Frisell e il batterista Peter Erskine; un protagonista dell’improvvisazione contemporanea quale il trombettista Dave Douglas (5 novembre) che, alla guida di un quintetto che comprende artisti quali Uri Caine e il tenorista Donny Mccaslin, presenterà il suo più recente progetto discografico, in cui tradizione e innovazione si fondono con risultati di affascinante espressività; un sassofonista e compositore come Wayne Shorter (23 aprile), personalità fra le più alte nella storia del jazz, che presenta al Teatro Manzoni il suo giustamente osannato quartetto, di cui fanno parte il pianista Danilo Perez, il contrabbassista John Patitucci, il batterista Brian Blade. Ancora una volta, dunque, “Aperitivo in Concerto” si propone di illustrare i nuovi e più originali mondi della cultura musicale dei nostri tempi. Una vera e propria mission testimoniata dalle esibizioni, nelle scorse edizioni, di artisti del calibro di Dave Brubeck, Tommy Flanagan con Rufus Reid e Albert “Tootie” Heath, Charles Mcpherson con la Vanguard Jazz Orchestra, Max Roach e Cecil Taylor, Bobby Hutcherson, Carla Bley, Henry Grimes, Uri Caine ed il suo Ensemble in ben due straordinari progetti (Goldberg Variations e The Sidewalks of New York), Abdullah Ibrahim, Bobby Mcferrin, Dave Holland, John Scofield, Steve Coleman, Marc Ribot, Mccoy Tyner con Avery Sharpe e Al Foster, Johnny Griffin con Mulgrew Miller, Niels-henning Ørsted Pedersen e Alvin Queen, il quartetto di Jim Hall con Paolo Fresu, Jon Faddis e la Count Basie Orchestra, Hamiet Bluiett, Roswell Rudd, Steve Nelson, Andrew Cyrille, Jack Dejohnette, Sonny Fortune, Odean Pope, Ahmed Abdullah, Sun Ra Arkestra, Archie Shepp, Dave Burrell, James Spaulding, Freddy Cole e la Woody Herman Orchestra, Ahmad Jamal, Andrew Hill & Point of Departure, Reggie Workman, Gonzalo Rubalcaba, Perry Robinson, Art Ensemble of Chicago, Terence Blanchard, Buddy Defranco e Chicago Jazz Ensemble: eventi svoltisi in larga parte quando il jazz –musica che è fra i simboli della nostra contemporaneità- languiva non solo in una città come Milano, e ancora non conosceva l’attuale diffusione. Tant’è che alcuni fra gli artisti succitati hanno conosciuto un vero e proprio “rilancio” grazie alla loro esibizione sul palcoscenico del Teatro Manzoni. Altresì, “Aperitivo in Concerto” offriva negli scorsi anni –spesso in “prima” italiana- un ampio numero di concerti dedicati alla musica di ricerca, ospitando gruppi ed artisti come Absolute Ensemble, John Zorn e Electric Masada, Fretwork, London Sinfonietta, Piano Circus, Brodsky Quartet, Steve Martland Band, Evelyn Glennie, Phillip Johnston Ensemble (con Guy Klucevsek), Philip Glass, Icebreaker, Stefan Hussong, Ryuichi Sakamoto, Alva Noto, Apollo Saxophone Quartet, Blindman, London Saxophonic, Christian Lindberg, oltre ad artisti strettamente accademici ed altri più intimamente legati alla propria eredità etnico-culturale, come Ivan Lins, Gonzalo Rubalcaba, João Bosco, Maurice El Médioni, Carmen Linares, Jay Ungar, Manolo Sanlúcar, Brave Old World, Klezmer Conservatory Band, il quartetto Jobim-morelenbaum (da ricordare anche l’applaudito spettacolo del gruppo Morelenbaum2/sakamoto), Dino Saluzzi, Blind Boys of Alabama, David Krakauer. Nomi che esemplificano l’obiettivo principale della rassegna: quello, cioè, di offrire molteplici, significativi e, soprattutto, originali punti di vista sulla contemporaneità e sui possibili approcci creativi ad essa. In tale contesto vanno perciò ricordati anche gli applauditi concerti di icone del rock più sofisticato come Patti Smith, Elvis Costello, David Byrne, k. D. Lang, Marianne Faithfull, di una vera e propria Musa quale Juliette Gréco, di protagoniste del palcoscenico quali Hanna Schygulla e Ute Lemper. E-mail: aperitivi@fininvest. It .  
   
 

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