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Notiziario Marketpress di Mercoledì 25 Giugno 2008
 
   
  DIBATTITO SUL CONSIGLIO EUROPEO DI GIUGNO

 
   
  Bruxelles, 25 giugno 2008 - Si è svolto ieri in Aula un ampio dibattito sull´ultimo Consiglio europeo teso a stilare un bilancio del semestre di Presidenza slovena. Molti degli interventi, come previsto, si sono concentrati sull´esito del referendum irlandese, chiedendo di capire i motivi alla base di questa scelta e sottolineando la necessità di avvicinare maggiormente i cittadini al progetto comunitario. In proposito, taluni deputati hanno criticato recenti decisioni prese a livello europeo, come la direttiva "rimpatri". Dichiarazione della Presidenza Janez JanŠa, Primo Ministro sloveno, ha sostenuto che la sfida affrontata dall´Ue a seguito del referendum irlandese consiste essenzialmente in un problema di comunicazione. Quando le persone sono sostanzialmente benestanti, si è chiesto, come si può creare un sostegno a favore del cambiamento o «come si può spiegare che si deve riparare il tetto prima che la pioggia arrivi?». In ogni caso il Consiglio ha concordato tre linee guida: deve essere trovata una soluzione senza minare alla sostanza del Trattato di Lisbona, deve continuare il processo di ratifica e il messaggio proveniente dall´Irlanda deve essere seriamente preso in considerazione. Tra gli altri temi trattati durante il Vertice o in cui sono stati fatti progressi sotto la Presidenza slovena, ha evidenziato le misure contro il rialzo dei prezzi del petrolio e degli alimenti, la giustizia e la sicurezza (incluso l´ampliamento di Schengen) e il pacchetto energia e cambiamento climatico, nonché la liberalizzazione dei mercati energetici. E´ stato raggiunto poi un accordo su Galileo ed è stato affrontato il tema della prospettiva europea per i Balcani. Dichiarazione della Commissione José Manuel Barroso ha affermato che il Vertice ha raggiunto un ampio consenso sulla necessità che l´Ue non si distolga dai suoi lavori, nonostante sia stato speso del tempo per riflettere sul "no" irlandese. Ha ricordato che gli Stati membri si sono divisi sulla questione dei prezzi del petrolio e degli alimenti. Alcuni hanno sollecitato misure di lungo termine, mentre altri hanno richiesto un aiuto per chi ne ha bisogno. Barroso ha osservato di non vedere alcuna contraddizione tra questi due punti di vista. Si è peraltro rallegrato che l´Ue abbia sostenuto il pacchetto clima ed energia. Il modo migliore per evitare la vulnerabilità alle carenze di petrolio è, a suo parere, essere meno dipendenti. Inoltre, questo pacchetto riguardava «non solo il futuro del pianeta e dell´ambiente, ma anche della sicurezza energetica». Ha poi sottolineato la dimensione del mercato interno in questa questione, evidenziando l´accordo sulla separazione della proprietà delle attività di produzione e trasmissione di energia. Ha infine ricordato che il Vertice si è anche occupato di questioni di politica estera, come i Balcani occidentali, il Mediterraneo e il parternariato orientale, nonché degli accresciuti finanziamenti allo sviluppo in Africa. Complessivamente, Barroso ha sostenuto che il Vertice sia stato uno di quelli di successo, pur essendosi svolto in un momento difficile. Interventi in nome del gruppi politici Per Hartmut Nassauer (Ppe/de, De) la situazione dopo il no irlandese corrisponde a «una crisi di fiducia nei confronti dell´Unione europea». Nonostante molte motivazioni fossero in gioco nell´esito del referendum irlandese, in ultima analisi si è trattato di un «fallimento del sistema» e, a suo parere, «un trattato soggetto alla giurisprudenza internazionale non si addice ad un referendum». Tuttavia, il "no" irlandese corrisponde a un "no" all´Unione europea. Ha quindi biasimato soprattutto la Commissione in quanto essa ha dato «l´immagine di un istituzione tecnocratica». «I cittadini si sentono sempre più scontenti. Si sentono accuditi da Bruxelles da un´invisibile burocrazia incompetente», ha proseguito. Riferendosi poi al rifiuto degli Stati membri sulla direttiva relativa alla protezione del suolo ha chiesto di lasciare maggiore spazio agli Stati membri, rafforzando la sussidiarietà. Martin Schulz (Pse, De) si è chiesto anzitutto fino a che punto i cittadini sono lontani dalle istituzioni Ue ed ha sottolineato che il pacchetto di misure contro l´aumento dei prezzi è stato preso dopo il "no" irlandese. Ha rilevato che l´Unione ha bisogno di una politica sociale, poiché di mercato «ne ha già abbastanza» e, in proposito, ha rimarcato le difficoltà che devono affrontare le famiglie a causa dell´aumento dei prezzi dell´energia e ha affermato che queste hanno bisogno di un aiuto diretto. La Commissione, ha insistito, deve occuparsi dei bisogni quotidiani dei cittadini e tutti devono capire che l´Ue è importante, ma le isituzioni devono essere più vicine ai cittadini. Graham Watson (Alde/adle, Uk) si è complimentato per quanto realizzato dalla Presidenza slovena, in particolare l´ampliamento dell´area Schengen, l´accordo su Europol, la direttiva rimpatri, il miglioramento della Pac, l´accordo su Galileo e quanto ottenuto nei Balcani Occidentali. Ha poi rilevato che la delusione dei cittadini europei e irlandesi - rivolta più verso le istituzioni dell´Ue che verso l´Unione stessa - non è dipesa dalla Presidenza. Ha poi sottolineato la necessità di ascoltare i cittadini dando priorità ai diritti civili e all´aumento dei prezzi dei prodotti agricoli e petroliferi. Monica Frassoni (Verdi/ale, It) ha sottolineato anzitutto che la Presidenza slovena è stata la prima di un paese dell´ampliamento «e noi l´abbiamo accompagnata con simpatia e molto interesse». Tuttavia, pur riconoscendo che abbia fatto del suo meglio, la Presidenza «non è riuscita ad affermarsi di fronte a dei veri e propri pesi massimi e neanche a farsi valere, in particolare su dossier come "diritti e migrazione", portando avanti, un punto di vista diverso di un paese nuovo, più aperto e più attento ai diritti dei migranti dei nuovi cittadini». Mentre «su dossier importanti come il "pacchetto energia" o l´"Unione del Mediterraneo", perfino l´atteggiamento sulla Cina rispetto ai giochi olimpici, siamo in attesa della Presidenza francese». E in questi sei mesi, ha sottolineato, «la sfacciata azione dei due o tre grandi su varie questioni – dalle auto ai rifiuti alla politica estera – dimostrano un progressivo scivolamento del Consiglio e della sua Presidenza verso una certa irrilevanza che ci porta oggi a celebrare eventi significativi, ma sicuramente non prioritari, come la "Giornata della Marina"». «Che dire, poi, delle parole e degli atti del nuovo governo italiano, che tende a fare dell´eccezionalità, dell´arbitrio, dell´interesse del capo, l´unica bussola per risolvere tutti i problemi – dai rifiuti, ai clandestini, al controllo della giustizia – nel totale silenzio del Consiglio e nella troppo prudente diffidenza da parte della Commissione», ha proseguito. In proposito, chiedendo di non tacciarla di «anti-italianità, ha chiesto «cosa sarebbe successo se uno qualsiasi dei paesi candidati, dalla Croazia alla Turchia, avesse annunciato misure come quelle preannunciate dal governo italiano sul decreto dei rifiuti o quello sulla sicurezza, dove tra reato di clandestinità e soldati per le strade, si vuole anche piazzare la sospensione di tutti i processi che abbiano la sfortuna di avere tempi e caratteristiche simili a quelle contro il premier Berlusconi». Sul tema del tempo di lavoro, la deputata ha osservato che il Consiglio, «ancora una volta, ha reso assolutamente velleitarie le parole sulla necessità di avvicinare i cittadini all´Europa: perché il messaggio che è uscito forte e chiaro è quello di "bisogna lavorare di più ed essere pagati di meno"». «Più lavoro, meno diritti, meno certezza della legge, perché alla fine quello che conta è il rapporto di forza fra gli Stati», ha aggiunto. «Altro che problemi di comunicazione - ha esclamato - qui siamo di fronte ad una reale erosione della credibilità dell´Unione europea e del suo presunto ruolo di guida, a vantaggio di un direttorio sempre più evidente, che copre e marginalizza i piccoli paesi, come la Slovenia e l´Irlanda, e anche le istituzioni comunitarie». Primo fra tutti, ha spiegato, «questo Parlamento, costretto da veri e propri ricatti, a trovare accordi realmente indigesti a molta parte dell´opinione pubblica, come la "direttiva rifiuti" o, ancora di più, la "direttiva ritorni"». Ma anche la Commissione, «sempre più prona a tutti i gruppi di pressione tranne a quello dei cittadini, come dimostra anche la recentissima comunicazione Kallas sulle lobbies». E´ su questo che dovremmo riflettere insieme ai nostri amici irlandesi: «sul fatto che un´Europa delle istituzioni comuni, deboli sotto lo scacco di lobbies economiche e nazionali, non può che essere ogni giorno più lontana e irrilevante per i cittadini». Altro che sussidiarietà, ha nuovamente esclamato, «il problema è la totale mancanza di ambizione e di organizzazione di una risposta comune verso i cittadini europei, non solo gli irlandesi, ma tutti!». A suo parere, pertanto, non occorre riflettere, bensì agire per «trovare il senso europeo della nostra esistenza, per trovare con forza l´ambizione della nostra leadership nel campo dei diritti dei cittadini, dei migranti, dei cambiamenti climatici e dell´orientamento dell´economia europea verso criteri di sostenibilità». E´ solo così, ha concluso, «e non solamente dando dei soldi così ai nuovi poveri, che noi europei sapremo non solo rispondere alle sfide istituzionali ma vincere le prossime elezioni e andare avanti». Brian Crowley (Uen, Ie) si è congratulato con la Presidenza e lo staff della sua Rappresentanza permanente per l´«eccezionale lavoro» che è stato, a suo parere, una grande pubblicità per un piccolo paese e per il suo popolo «brillante, intelligente e giovane». Ha sottolineato poi che questo successo è stato raggiunto nonostante le pressioni derivanti dall´aumento dei prezzi del petrolio e, in alcuni settori, dalla riduzione dei salari. In particolare, ha elogiato la «diplomazia silenziosa» della Slovenia a favore di una soluzione nei Balcani occidentali, superando l´impasse, durato 14 anni, sulla direttiva sui lavoratori temporanei e nel creare un consenso su Cuba e Zimbabwe. Francis Wurtz (Gue/ngl, Fr) ha sottolineato che il semestre di presidenza è stato contrassegnato da decisioni che hanno marcato i cittadini. In proposito, ha citato la direttiva sull´orario di lavoro, che «ha risvegliato il movimento sindacale» e la direttiva «della vergogna» sui rimpatri, condannata da numerose organizzazioni internazionali. Inoltre ha criticato la decisione di avviare negoziati con Israele, «dopo un anno di trattative segrete», per rafforzare le relazioni con questo paese. Ha poi concluso disapprovando la decisione del vertice di rinviare di quattro mesi l´adozione di misure sull´aumento dei prezzi del petrolio che colpisce i cittadini più poveri. Kathy Sinnott (Ind/dem, Ie) ha sottolineato che il "no" irlandese denota il disagio dei cittadini nei confronti del deficit democratico in Europa e della volontà di imporre valori non condivisi da una Nazione cristiana, come il diritto all´aborto, la ricerca sugli embrioni umani e la clonazione. Ha anche sottolineato la crisi che sta subendo l´industria dello zucchero. L´ue, in sostanza, ha perso il contatto con i cittadini e dovrebbe quindi rispondere alle sue preoccupazioni. Interventi dei deputati italiani Per Mario Borghezio (Uen, It) i cittadini vogliono un´Europa diversa, «non quella della burocrazia sorda». Ha poi criticato la poca attenzione dedicata dal Consiglio europeo al problema dell´aumento dei prezzi agroalimentari e, soprattutto, petroliferi. Più in particolare, ha sottolineato che «speculare sul petrolio è diventato più sicuro che su tutte le altre commodity», mentre l´Ue «sembra incapace di reagire al rischio gravissimo della bolla sui futures petroliferi, con cui la finanza mondiale sta tentando di rifarsi i bilanci sconquassati dal cataclisma dei subprime». Rilevando che Goldman Sachs ha previsto che il prezzo del barile potrebbe raggiungere i 200 dollari, ha osservato che proprio questa banca d´affari finanzia gli speculatori. In conclusione ha rivolto un appello all´Ue affinché si occupi dei problemi veri dei cittadini e li difenda dalle speculazioni. Luca Romagnoli (Ni, It) ha osservato che il semestre di Presidenza si conclude «in un momento di crisi», non «del sentimento europeo» ma «dell´Unione come la si sarebbe voluta secondo la Costituzione e quindi secondo il Trattato di Lisbona». Per dare nuovo slancio all´Unione, ha affermato, «bisogna ammettere che così come è stata voluta finora, e come é stata immaginata nel deludente modello proposto, non incontra il favore dei cittadini». Invece di condannare gli esiti della consultazione popolare, si dovrebbe proporre «un modello fondato sul rispetto e la cooperazione sinergica delle identità; proporre valori fondanti, comuni e condivisi, di un´identità storica e culturale non soggetta ad interessi estranei, finanziari e geopolitici». Occorre inoltre sburocratizzare «un apparato poco conosciuto» che «continua a rimanere alieno a tanti cittadini». A suo parere, inoltre, bisogna soprattutto «sottoporre in tutti i Paesi dell´Unione alla volontà diretta e popolare quanto si vuole realizzare senza le reticenze e le maldicenze che hanno fin qui accompagnato ogni consultazione referendaria in quegli Stati che hanno avuto il sano diritto di interpellare i loro cittadini». Carlo Fatuzzo (Ppe/de, It) ha ricordato che, in una recente riunione della commissione ´affari esteri", aveva chiesto al Primo ministro del Montenegro il motivo per il quale, mentre gli europei discutono del "no" irlandese", i montenegrini - da poco indipendenti - chiedono l´adesione all´Ue. La risposta ottenuta, ha sottolineato il deputato, è che «non vogliono rimanere isolati» ed è questo «il segreto per superare le difficoltà». Replica della Presidenza Janez JanŠa ha voluto anzitutto precisare che il Vertice ha raggiunto l´unanimità sulle conclusioni della riunione e che non ha invitato a procedere con le ratifiche ma ha solo preso atto di quanto riferito dai rappresentanti degli Stati membri che restano liberi di decidere autonomamente. Ha poi sottolineato che il trattato di Lisbona «è un accordo intergovernativo firmato da tutti i Capi di Stato e di governo, non dalla Commissione europea» e, pertanto, «non è giusto puntare il dito verso il Parlamento e la Commissione». Il Primo Ministro ha poi ricordato che 17 anni or sono il suo paese era in guerra e «l´Unione europea non era solo una speranza, ma offriva una soluzione». Non è la prima volta che l´Ue si trova in una situazione difficile, ha aggiunto, e anche questa volta si troverà una soluzione. A suo parere, occorre uscire dal «circolo vizioso», poiché i motivi che hanno portato a uno stallo delle ratifiche «trovano una soluzione proprio nel trattato di Lisbona», il quale è anche necessario per far funzionare un´Ue passata da 6 a 27 membri e che non può più poggiare sugli stessi meccanismi del passato. Il Vertice, ha proseguito, è giunto alle migliori conclusioni possibili creando le premesse per ulteriori sviluppi e dandosi il tempo di studiare come procedere. Si è quindi detto sicuro che al termine della Presidenza francese molti dei punti in sospeso saranno risolti. Concludendo, ha esortato a non cadere nel pessimismo e si è detto convinto che il futuro dell´Ue dipende dal dialogo con il Parlamento europeo. Replica della Commissione José Manuel Barroso ha esortato a non addossare la colpa alle istituzioni europee - e in particolare alla Commissione - poiché sarebbe «un gioco in cui tutti ne uscirebbero perdenti». Ricordando che i cittadini, molto spesso, hanno più fiducia nelle istituzioni Ue che in quelle nazionali, ha sottolineato che il Primo Ministro irlandese ha spiegato al Vertice che i suoi cittadini non hanno votato contro l´Europa. Ha poi voluto ricordare che le decisioni a livello europeo sono prese dal Parlamento e dal Consiglio, non dalla Commissione, e che è responsabilità dei politici non dare adito al populismo. In proposito ha rilevato che l´Ue è stata «ridicolizzata» per la sua attività nel prescrivere standard commerciali per i cetrioli e altri prodotti alimentari ma, proprio quando la Commissione ha proposto di ridurre il numero di queste specifiche tecniche, è stata la maggioranza degli Stati membri che ha voluto mantenere lo status quo. Ha quindi insistito nel ricordare che le direttive, come quella sul rimpatrio degli immigrati illegali, sono state approvate dal Parlamento europeo e dal Consiglio. Gli uomini politici, pertanto, non devono rimettere in questione la legittimità dell´Ue solo perchè non sono d´accordo con una determinata politica comunitaria. La Commissione, ha aggiunto, intende aiutare i cittadini più vulnerabili e, in proposito, ha affermato che «è possibile essere a favore del mercato interno e, al contempo, sostenere una politica sociale ». Il Presidente Barroso ha poi affermato che c´è qualcuno che, addirittura, vorrebbe non far parlare la Commissione. Al riguardo, ha precisato di non accettare una tale richiesta perché la Commissione parlerà sempre per difendere le sue competenze. Il problema, a suo parere, è che «manca la convinzione dei politici che dovrebbero difendere il progetto europeo». Occorre pertanto unirsi tutti per spiegare perché oggi, più che mai, «abbiamo bisogno dell´Europa» e spiegare ai cittadini che il voto irlandese «non ha risolto i problemi». .  
   
 

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