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Notiziario Marketpress di Mercoledì 25 Giugno 2008
 
   
  TRENTINO AI VERTICI PER QUALITÁ REGIONALE DELLO SVILUPPO LO ATTESTANO LE ASSOCIAZIONI ITALIANE DI VOLONTARIATO PRESENTATO IL VI RAPPORTO QUARS DELLA CAMPAGNA “SBILANCIAMOCI!”

 
   
  Trento, 25 giugno 2008 – Il Trentino è ai vertici per la Qualità regionale dello sviluppo (Quars), indicatore che tiene conto di sette fattori: ambiente; economia e lavoro; diritti e cittadinanza; pari opportunità; istruzione e cultura; salute; partecipazione. Lo attesta la campagna “Sbilanciamoci!”, realizzata da un vasto fronte di realtà appartenenti al mondo del volontariato e del terzo settore, dall’Arci a Carta, da Beati i Costruttori di Pace a Emergency, da Legambiente a Microfinanza, dal Wwf a Ctm-altromercato e così via, giunta alla sua sesta edizione. Quest´anno, vista l´eccellenza da sempre rilevata nelle buone pratiche del Trentino, la campagna ha dedicato un focus di approfondimento proprio a questa provincia (“Come si vive in Trentino?”) e ha promosso un convegno internazionale a Trento, tenutosi oggi nella sala stampa della Provincia alla presenza del presidente Lorenzo Dellai, del coordinatore del Rapporto Giulio Marcon e di esperti di sviluppo regionale dell’Unione europea dell’Ocse e dell’Undp (United Nation Development Program). L´evento ha ospitato inoltre inoltre la prima edizione del premio Quars alle buone pratiche locali, che ha vista premiata la Provincia autonoma di Trento assieme alle Regioni Puglia, Lazio e Veneto. La campagna ha messo a confronto la realtà delle regioni e delle province autonome italiane. Ne emerge un quadro molto lusinghiero per il Trentino, che aiuta a correggere anche alcune idee preconcette e alcune percezioni errate della nostra realtà, diffuse a livello locale. Fra gli aspetti “di eccellenza”, ad esempio, non solo la situazione economica (il Trentino risulta tra l’altro il territorio “meno iniquo” per quanto riguarda la distribuzione della ricchezza), il godimento dei diritti di cittadinanza nel loro complesso, la partecipazione dei cittadini alla vita della comunità: giudizio molto positivo viene espresso anche per la situazione ambientale – con un plauso particolare alla raccolta differenziata, che evidentemente non viene inficiata dal progetto di costruzione dell’inceneritore di Ischia Podetti - e per quella sanitaria, pur fra luci e qualche ombra (in particolare quella relativa alla migrazione ospedaliera). Lo snodo più critico, invece, si rivela essere quello delle pari opportunità, anche se la partecipazione alla vita pubblica e politica delle donne risulta più elevata che nella media nazionale (non così i posti da esse occupati all’interno degli organi istituzionali); per quanto riguarda l’istruzione il giudizio finale, seppure complessivamente positivo, è parzialmente compromesso dal fatto che nella comparazione non si è tenuto conto dell’importanza nel nostro sistema della formazione professionale (cosa peraltro già emersa nelle precedenti edizioni del rapporto). Scheda: Rapporto “Come si vive in Trentino?” Il Quars (Qualità regionale dello sviluppo) è un indicatore che prova a individuare e collegare tra di loro le componenti di uno sviluppo fondato sulla sostenibilità ambientale, la promozione dei diritti, l’inclusione sociale, la partecipazione, le pari opportunità. Per i promotori della campagna “Sbilanciamoci!” queste sono le caratteristiche di uno sviluppo di qualità e su questa visione si basa la scelta degli indicatori che concorrono a formare la classifica finale delle regioni italiane. Oltre 40 sono gli indicatori utilizzati, suddivisi in 7 categorie: Ambiente, Economia e lavoro, Diritti e cittadinanza, Salute, Istruzione, Pari Opportunità e Partecipazione. Il rapporto è stato realizzato da Anna Villa e Duccio Zola con la collaborazione di Tommaso Rondinella, Vittoria Mancini, Elisabetta Segre e Giulio Marcon. Vediamo in sintesi il volumetto dedicato specificamente al Trentino. Innanzitutto, in premessa viene espresso un giudizio positivo per “l’ampia disponibilità e reperibilità di dati e fonti aggiornate. Si tratta, per così dire, di un primo indicatore capace di raccontare già qualcosa di questo territorio, rivelando un’attenzione e una sensibilità particolari per il monitoraggio della qualità dello sviluppo trentino, non solo in termini demografici, economici o produttivi, ma anche ambientali e sociali. ” Da segnalare inoltre, fra le voci raccolte nelle interviste realizzate dai curatori, anche quella di Walter Micheli, uno dei padri nobili dell’ambientalismo trentino, recentemente scomparso. La classifica generale distingue tre blocchi di regioni. Nelle posizioni più alte della classifica si collocano, con qualche eccezione, le regioni più piccole del Centro-nord: al vertice della classifica troviamo le Province autonome di Bolzano e di Trento, mentre l’Emilia-romagna si colloca in terza posizione. Le altre posizioni medio-alte sono ancora appannaggio di regioni del Centro e del Nord. Nelle posizioni centrali, con livelli di qualità dello sviluppo intermedi, troviamo quattro grandi regioni del Nord industrializzato: Lombardia, Veneto, Piemonte e Liguria. Seguono le regioni del Centro-sud e del Mezzogiorno, con valori inferiori alla media e vicini fra loro, come nel caso del Molise e della Basilicata. Chiudono la classifica finale Calabria, Puglia, Sicilia e Campania. Analizzando la classifica nel dettaglio, troviamo la Provincia autonoma di Bolzano in prima posizione; segue la Provincia autonoma di Trento, che ottiene il miglior risultato nella dimensione relativa a Economia e Lavoro. Brillanti anche i riscontri ottenuti su Ambiente, Diritti e Cittadinanza, Partecipazione, mentre è soddisfacente il dato relativo alla Salute. Più critica invece la situazione negli ambiti Istruzione e Cultura e Pari opportunità. Vediamo alcuni dati di dettaglio. Ambiente La provincia di Trento si colloca al secondo posto per quanto riguarda gli standard ambientali, ottenendo in tutte le variabili di impatto le posizioni più alte delle classifiche: da questo punto di vista la bassa densità abitativa, le contenute emissioni di agenti inquinanti, lo scarsissimo utilizzo di fertilizzanti, il basso numero di crimini contro l’ambiente sono i fattori di successo e di qualità ambientale in Trentino. Per quanto riguarda gli aspetti relativi alle politiche, spicca il dato elevatissimo relativo alla raccolta differenziata: la percentuale di rifiuti urbani oggetto di raccolta differenziata è pari al 51,4% del totale, dato che colpisce soprattutto se confrontato con quello delle regioni del Sud, in cui il valore massimo è pari al 15,6% dell’Abruzzo, e il valore minimo si raggiunge in Molise, dove questa quota è di poco superiore al 5%. Proseguendo l’analisi relativa alle variabili di policy, spiccano positivamente l’utilizzo di energia prodotta da fonti rinnovabili e la consistente quota di territorio protetto. Il risultato positivo per quanto riguarda la mobilità sostenibile è da imputarsi alla prima posizione occupata nell’indicatore relativo alle emissioni da trasporto, alla quota di persone che utilizzano la bicicletta come mezzo di trasporto per andare al lavoro, all’utilizzo dell’auto e al numero di vetture circolanti più basso della media. Per contro il Trentino non ottiene risultati altrettanti brillanti nel dato relativo all’utilizzo del treno e al numero di incidenti stradali: tuttavia, complessivamente il risultato è buono e vede la regione posizionarsi al quinto posto nella mobilità sostenibile. Nel rapporto si sottolinea inoltre che “sussiste in Trentino una consolidata azione di programmazione e pianificazione territoriale – legata saldamente allo Statuto dell’Autonomia – le cui radici possono essere rintracciate nel primo Piano Urbanistico Provinciale del 1967”. Ed ancora: “Sulla raccolta differenziata, il Trentino raggiunge un vero e proprio punto di eccellenza in Italia, con una crescita costante negli ultimi anni. Anche in questo caso occorre rimarcare il fatto che l’ultimo aggiornamento del Piano provinciale di smaltimento dei rifiuti (approvato nel 2006) abbia rappresentato il frutto di un dibattito molto partecipato dalla società civile e dall’opinione pubblica trentina e abbia predisposto obiettivi decisamente ambiziosi: si prevede a regime il raggiungimento del traguardo del 65% di raccolta differenziata e soprattutto quello della produzione annua di soli 175 kg pro-capite di rifiuti, mentre per l’inceneritore provinciale di Ischia Podetti si guarda a un impianto capace di smaltire 102. 000 tonnellate annue di rifiuto. Questo Piano provinciale mira a coinvolgere e responsabilizzare tutti i soggetti interessati dalle politiche dei rifiuti, dalla Provincia ai Comuni, dalle Aziende di gestione ai singoli cittadini, ed è sostenuto da una capillare azione di sensibilizzazione sui territori e dall’attiva collaborazione di vari attori della società civile (…)” Economia-lavoro La dimensione economica definita nell’ambito del Quars evidenzia una innanzitutto una qualità del lavoro molto elevata per il Trentino. I dati relativi al macro-indicatore ci consegnano un quadro caratterizzato da un livello di precarietà e disoccupazione fra i più bassi del Paese, nonché la più equa distribuzione della ricchezza (il che significa che non esistono disparità esagerate fra i cittadini) e infine un basso livello di povertà relativa. Per quanto riguarda l’indicatore di precarietà, in Trentino il 17% della forza lavoro si rivela precaria. Andando ad analizzare le singole componenti, emerge come nel complesso delle regioni il Trentino sia tra quelle con la più bassa presenza di lavoro sommerso, inteso come la quota di unità irregolari sul totale delle unità di lavoro. Il lavoro parasubordinato, misurato attraverso il numero di collaboratori contribuenti (esclusi i professionisti), ammonta a poco più del 7% del totale della forza lavoro, mentre gli interinali sono circa l’1%. In Trentino si riscontra inoltre “non soltanto una bassa precarietà, ma anche una bassa disoccupazione: il tasso di disoccupazione, infatti, si attesta al 3%, un livello nettamente inferiore alla media italiana (6,8%) che posiziona anche in questo caso al diciannovesimo posto la provincia. Un aspetto non secondario da esaminare se si vuole fornire un’idea della redistribuzione e dell’uguaglianza di un territorio è quello relativo alla distribuzione del reddito: in Trentino si osserva la più equa distribuzione del reddito del paese, misurata attraverso l’indice di Gini. ” Diritti e cittadinanza La situazione che si osserva attraverso i dati con cui è stato costruito il macro-indicatore Diritti e Cittadinanza rivela per il Trentino una performance ottima per la quasi totalità degli indicatori considerati. Le criticità si riscontrano nell’indicatore relativo all’inserimento lavorativo dei soggetti svantaggiati, misurato attraverso il numero di cooperative di tipo B (4,2 ogni 100 mila abitanti), che ad ogni modo si attesta al di sopra della media nazionale, e in quello che esprime la difficoltà nel raggiungimento di alcuni servizi da parte delle famiglie, come farmacie, supermercati e scuole medie. Di più facile acceso sono invece le scuole materne ed elementari e gli uffici comunali. Si riscontrano però valori di eccellenza su altri aspetti, relativi ad esempio ai dati sui presidi sanitari socio-assistenziali per anziani, minori e tossicodipendenti, in cui il Trentino occupa la prima posizione, con ciò apparendo evidente la capacità di inclusione delle fasce sociali più deboli in questo territorio. Anche l’abbandono scolastico è fra i più bassi, con il 6,79% degli studenti che abbandonano gli studi al secondo anno della scuola superiore. La situazione abitativa misurata attraverso il numero di sfratti per mille abitanti è fra le migliori del paese, così come è molto buona l’integrazione dei migranti nella società. Istruzione e cultura Nel macro-indicatore Istruzione e Cultura, il Trentino, anche se la performance complessiva viene giudicata sicuramente superiore alla media delle regioni italiane, emergono anche delle ombre. Dal punto di vista dell’istruzione sembra esserci una dicotomia fra l’istruzione superiore e quella universitaria: mentre l’iscrizione agli studi superiori non è molto diffusa, si riscontra una quota di popolazione in possesso di laurea (anche triennale) o dottorato che non sfigura se confrontata con le altre regioni, oltre a un buon grado di attrattività dell’università. “Tuttavia - si legge nel rapporto - questo risultato va ponderato con un sistema dell’istruzione trentina peculiare, adeguato all’offerta lavorativa che la stessa provincia offre, e che non viene registrato dai dati considerati nella costruzione del macro-indicatore. ” In sostanza, si suggerisce che in una provincia caratterizzata da un bassissimo tasso di disoccupazione, l’attrazione esercitata dal mondo del lavoro, rispetto a quello scolastico, è molto forte. Poco più avanti si precisa che anche la formazione professionale attrae un numero significativo di giovani, “consentendo il loro rientro nel circuito dell’istruzione superiore. Questi corsi fanno parte a tutti gli effetti del sistema dell’istruzione-formazione, ma non sono inclusi nel dato qui riportato, che risulta pertanto sottostimato. ” Sanità Da questo punto di vista il Trentino, pur non occupando le posizioni al vertice della classifica, si colloca in una buona posizione e presenta un valore per il macro-indicatore Salute ben al di sopra della media nazionale. Gli indicatori che assumono valori particolarmente negativi in Trentino sono relativi all’assistenza domiciliare integrata e alla migrazione ospedaliera (fra le più elevate nel paese). Tuttavia, rispetto a questi elementi negativi, “il Trentino presenta invece le migliori performance in merito all’introduzione di procedure innovative atte alla riduzione delle liste d’attesa e per quanto riguarda il dato sulla mortalità evitabile, relativo ai decessi per cause che possono essere attivamente contrastate dal sistema pubblico (come un migliore servizio di pronto intervento, oppure il monitoraggio delle malattie curabili, o ancora la prevenzione degli incidenti stradali). Questi risultati segnalano per il Trentino un indirizzo di policy molto ben orientato alla tempestività delle prestazioni mediche e alla loro efficacia. Anche la soddisfazione dei servizi sanitari risulta elevata. In questo indicatore, ottenuto calcolando la media concava dei valori nelle quattro dimensioni considerate, risultano particolarmente graditi i servizi igienici e il vitto, e in misura minore, ma sempre superiore alla media italiana, l’assistenza medica e infermieristica. Nel complesso, la Provincia di Trento si colloca al quarto posto. Infine, un buon risultato emerge anche sul fronte della prevenzione dei tumori. Pari opportunità Rispetto ai brillanti risultati ottenuti nelle classifiche degli altri macro-indicatori, il dato sulle Pari opportunità in Trentino registrato dalla campagna “Sbilanciamoci” è, inutile negarlo, deludente. In primo luogo si sottolinea una diffusione sul territorio provinciale di consultori, sia pubblici che privati, che si attesta al livello più basso d’Italia, con solo 0,32 strutture ogni 20 mila abitanti. Invece, il numero di asili nido è molto elevato rispetto alle altre regioni italiane: con 13,8 posti per ogni 100 bambini in età compresa fra zero e due anni, il Trentino si posiziona al quarto posto in classifica. Per quanto riguarda però la dimensione della partecipazione politica e sociale delle donne trentine, essa è maggiore che a livello nazionale. Ad esempio, le “escluse dalla politica” che non si informano o parlano di politica e non si impegnano in attività sociali, a livello nazionale rappresentano il 35% del totale, mentre per il Trentino la quota scende al 13,4%, la più bassa in Italia. Le “lavoratrici adulte che seguono la politica” rappresentano invece il 17,4% del totale delle donne e il 25% in Trentino, il dato più alto a livello nazionale: queste donne si informano sulla vita politica e sostengono economicamente associazioni e organizzazioni, anche se non partecipano attivamente a riunioni, comizi e cortei. E ancora: le donne “libere professioniste, dirigenti o impiegate, impegnate nelle associazioni di categoria o sindacali” sono in Italia circa 1 milione: a livello nazionale rappresentano il 4% del totale, mentre in Trentino questa quota sale al 12,4%. Ad essere bassa è invece la presenza delle donne all’interno delle istituzioni (anche se sul rapporto si legge un dato erroneo su una presenza del 5,7% di donne nella “Giunta provinciale”, dove siedono, com’è noto, tre donne su un totale di 10 assessori). Riassumendo quindi i risultati che emergono dalla classificazione dell’Istat è molto interessante notare che, nel complesso, mentre in Italia la percentuale di donne che non si occupano di politica e non sono attive nei contesti associativi della società civile è pari al 70%, in Trentino la percentuale cala sensibilmente al 40%. Partecipazione Catturare in un dato quantitativo il livello di partecipazione della popolazione alla vita civile di un territorio non è un compito semplice. Com’è noto anche la Provincia ha presentato recentemente un primo rapporto sul tema della democrazia partecipata, proprio con l’intenzione di impegnarsi di più in questo campo. In questa speciale classifica, tuttavia, il Trentino non è in sofferenza: esso occupa infatti la seconda posizione in Italia, subito dietro la Provincia autonoma di Bolzano. In tutte le dimensioni considerate il Trentino si attesta comunque nelle prime posizioni, a testimonianza di un’elevata partecipazione dei cittadini alla vita civile e politica della provincia: a fronte di una media nazionale pari all’11%, in Trentino la percentuale di persone che hanno partecipato a riunioni di volontariato, di associazioni ecologiche, per i diritti civili, per la pace o hanno comunque svolto un’attività gratuita nei contesti associativi raggiunge il 27,14%. Molto diffusa rispetto al contesto nazionale anche la pratica del volontariato: in Trentino ogni 10 mila abitanti si possono registrare oltre sette organizzazioni di volontariato. Un altro elemento che rende la situazione del Trentino particolarmente positiva sotto il profilo partecipativo è quello della partecipazione politica, con una percentuale di elettori nelle elezioni politiche del 2006 che sfiora l’88%, collocandosi al secondo posto in questa classifica. Infine, per quanto riguarda il dato relativo alla diffusione dei quotidiani, la situazione è positiva, e vede il Trentino in quarta posizione nel numero di letture (esclusi i quotidiani sportivi). E ancora: in Trentino sono presenti 177 cori con 5. 297 coristi e 29 corpi bandistici e sono attivi 239 corpi di vigili del fuoco volontari dislocati su un territorio provinciale con 223 Comuni; la Società degli Alpinisti Tridentini, lo si ricorderà, fa registrare da sola quasi 24. 000 soci e costituisce un patrimonio pubblico riconosciuto a difesa delle comunità e delle tradizioni della montagna trentina. Fa eccezione soltanto il dato relativo all’indice del numero di difensori civici, pari a 0,2 per 100 mila abitanti. .  
   
 

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