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Notiziario Marketpress di Mercoledì 25 Giugno 2008
 
   
  AL VIA “VIAGGIO NELL’UMBRIA SOCIALE”, PRESENTATO PERCORSO NUOVO CICLO DI PROGRAMMAZIONE

 
   
   Perugia, 25 giugno 2008 – “Siamo a metà dell’innovativo percorso che porterà a un nuovo ciclo di programmazione sociale in Umbria, con il varo del secondo Piano sociale regionale e di altri atti, a cominciare dalla riforma della legge regionale sui servizi sociali e degli atti a corredo della legge istitutiva del Fondo per la non autosufficienza”. Lo ha sottolineato l’assessore alle Politiche sociali della Regione Umbria, Damiano Stufara, illustrando le tappe che, proseguendo la fase di partecipazione e condivisione su strategie e interventi da attuare, condurranno in novembre alla votazione del nuovo Piano sociale da parte del Consiglio regionale. “Sulla nuova programmazione sociale – ha detto l’assessore Stufara - la Regione ha scelto la strada del confronto e del più ampio coinvolgimento non solo con i soggetti istituzionali, ma anche con i portatori di esigenze, sia di fruisce dei servizi sia di chi li eroga, pur nella consapevolezza della necessità di tempi più lunghi per l’elaborazione. Con il Forum regionale sul welfare che si è tenuto nel maggio scorso – ha proseguito – è cominciata la riflessione sulle priorità e le traiettorie da seguire. Un confronto da cui sono scaturite indicazioni importanti e che prosegue con quello che abbiamo definito il ‘viaggio nell’Umbria sociale’”. “In ciascuno dei dodici Ambiti territoriali del sociale in cui è suddivisa l’Umbria – ha spiegato Stufara – si terrà una giornata in cui, insieme alla struttura tecnica dell’Assessorato, illustreremo le linee di indirizzo del nuovo Piano sociale approvato dalla Giunta regionale e i risultati degli incontri dei quattro gruppi di lavoro, architrave del nuovo Piano e della legge di riordino dei servizi sociali, in modo da raccogliere ulteriori indicazioni dai territori. Vogliamo dare a tutti diritto di parola, garantendo la possibilità di avanzare proposte e formulare critiche, per giungere alla condivisione degli obiettivi strategici della nuova programmazione sociale”. La nuova fase di ascolto e partecipazione si aprirà giovedì 26 giugno, con il primo dei dodici incontri territoriali, per concludersi il 17 luglio. “A settembre – ha detto l’assessore Stufara – verranno formulate le proposte del nuovo Piano e della legge di riforma dei servizi sociali, sulla base delle indicazioni scaturite, ma non si esaurirà la fase partecipativa. L’elaborazione del nuovo Piano sociale si completerà, infatti, ad ottobre con la convocazione di una nuova sessione del Forum sul welfare per condividerne in maniera larga e partecipata i contenuti prima dell’avvio dell’iter formale in Consiglio regionale, previsto a novembre”. “Prima della fase istituzionale – ha detto ancora l’assessore – vogliamo sottoporre la proposta del Piano e della riforma a tutti i soggetti coinvolti, in modo da avere la sua ‘validazione’ collettiva, con l’auspicio di ottenere il più ampio consenso. La Giunta regionale – ha aggiunto – ha impresso un’accelerazione a quanto previsto nel programma di legislatura, che aveva individuato nel 2008 l’anno dell’elaborazione della nuova programmazione sociale, e si propone soprattutto di stabilire un quadro normativo più adeguato che consenta la concretizzazione dei contenuti del Piano sociale, dando la possibilità alla società regionale di stare all’interno di questo percorso normativo e programmatorio, la chiave di volta per favorire proprio la sua realizzazione”. Ogni tappa del “Viaggio nell’Umbria sociale” sarà articolato in due fasi. “Prima un confronto con i Comuni – ha detto Stufara – ma il momento centrale è rappresentato dall’incontro con il Tavolo Alto della Concertazione, allrgato il più possibile a tutti i soggetti coinvolti a vario titolo nelle politiche sociali di territorio. In alcune realtà, andremo a visitare anche strutture e servizi presenti, per confrontarci direttamente sulla rete territoriale dei servizi in Umbria”. La scheda. Il potenziamento delle politiche per le famiglie, un programma regionale integrato per la non autosufficienza, politiche a favore delle giovani generazioni, il consolidamento dell’assetto istituzionale della programmazione sociale di territorio, la riqualificazione del sistema di protezione sociale. Sono alcuni degli assi strategici delle politiche sociali nel prossimo triennio, individuati nelle “linee di indirizzo per il Ii Piano sociale regionale” approvate dalla Giunta regionale dell’Umbria, su proposta dell’assessore alle politiche sociali Damiano Stufara. Il documento parte da un’analisi dei cambiamenti profondi della struttura demografica, con l’invecchiamento della popolazione che in Umbria, dove gli anziani costituiscono il 23,2 per cento del totale, acquista una rilevanza peculiare e fa emergere un’area di fragilità sociale. Malgrado i mutamenti che interessano anche le famiglie, con l’aumento di quelle immigrate e miste e la crescita dei nuclei a maggior rischio di povertà ed esclusione sociale, il tessuto sociale delle regione “continua a tenere, anche se con qualche lacerazione”. Tra i fattori di integrazione, oltre alla rete dei servizi alla persona e il “welfare” locale, viene considerata la “crescita della società civile organizzata nel ‘terzo settore’, e in particolare nel volontariato che impegna circa il 10 per cento degli umbri”, e la “tenuta” delle famiglie umbre, che si presentano come “un’istituzione ancora vitale”. In questo quadro, viene riproposto un connotato di welfare che nasce dal territorio e si radica nel territorio, con la rete dei servizi e degli interventi sociali che va “rafforzata, universalizzata e innovata, puntando su tre direttrici fondamentali: comunità, diritti, partecipazione”. “L’umbria – sottolinea l’assessore regionale alle Politiche sociali – con il primo Piano sociale è fra le Regioni quella che ha sviluppato il percorso più aderente alla riforma 328/2000, sia sotto il profilo culturale che istituzionale, rimettendo al centro il sistema delle autonomie locali, ridefinendo il servizio sociale pubblico come funzione non solo erogativa e riqualificando lo storico servizio sociale dei Comuni, riconoscendo una centralità e un ruolo al territorio come sistema di relazioni, costruendo una ‘programmazione’ dal basso con proprie regole e strumenti”. Con il nuovo ciclo programmatorio, “è necessario – prosegue l’assessore regionale – sviluppare un ulteriore percorso di integrazione delle politiche di welfare che porti a compimento un modello di sviluppo locale connotato da inclusione e coesione sociale e dall’ampliamento dell’esigibilità dei diritti come possibilità di scelta dei progetti di vita delle persone e delle famiglie”. Per le famiglie, in particolare per quelle a rischio, è prevista la definizione di “un’azione di sistema” con pacchetti di risorse comprensivi di una serie di misure quali integrazione del reddito, agevolazioni fiscali e tariffarie da parte dei Comuni, servizi di accompagnamenti al lavoro, politiche abitative coerenti con la trasformazione della struttura familiare, agevolazioni ai servizi pubblici. Particolare attenzione è dedicata alla non autosufficienza, “uno dei problemi più rilevanti per il sistema di protezione sociale regionale” dato che in Umbria si registra, tra il 2000 e il 2004, un incremento del 14,8 per cento di anziani non autosufficienti, di poco inferiore al valore medio nazionale (15,5 per cento). La Giunta regionale propone un “programma regionale integrato per la non autosufficienza” (in sigla “Prina”), che garantisca i diritti “all’informazione e all’accesso, alla definizione di un percorso personalizzato, all’accompagnamento lungo tale percorso e il diritto alle prestazioni integrate nelle diverse componenti di cura, assistenza e sostegno personale e familiare”. Il Programma dovrà, tra l’altro, “riconoscere il valore aggiunto e il ruolo della famiglia nella qualità del lavoro di cura” e “garantire le scelte di permanenza nella propria casa e nella propria famiglia delle persone in condizioni di non autosufficienza o con limitata autonomia”. A favore delle giovani generazioni, è prevista una legge regionale “che metta a sistema le diverse azioni di promozione e protezione anche in considerazione del fenomeno della precarizzazione che caratterizza la quotidianità di tanti giovani, a partire dal problema del lavoro”. Tra le “traiettorie” indicate per incardinare le azioni del nuovo Piano sociale figurano, inoltre, quella di investire su competenze, abilità e saperi e potenziare le reti sociali, con la possibilità di istituire un servizio civile per l’età anziana, e lo sviluppo del sistema della programmazione partecipata. È previsto, inoltre, il completamento del processo di riforma sociale, “mettendo a regime sotto il profilo organizzativo e funzionale il sistema dei servizi a scala di Ambito” . Dopo aver preso in esame il modello organizzativo e gestionale, con un nuovo assetto dell’integrazione socio-sanitaria, le linee di indirizzo prendono in esame il sistema delle risorse. Dati statistici, relativi al 2004, segnalano per l’Umbria una spesa sociale di 77,50 euro “pro-capite”, contro i 92,40 della media nazionale e i 103,60 delle regioni dell’Italia Centrale. Emerge, inoltre, “l’estrema diversificazione di valori di spesa sociale ‘pro-capite’ dei Comuni umbri che va da livelli nettamente superiori alla media nazionale a livelli particolarmente bassi”. In sede di programmazione delle risorse, “la scelta – si rileva nel documento - dovrebbe essere orientata a destinare una parte del fondo sociale regionale a finalità di perequazione territoriale mediante la costituzione di una quota di solidarietà e la definizione, al contempo, di uno standard regionale pro-capite rispetto al quale impegnare i Comuni che si collocano al di sotto della soglia individuata al raggiungimento dello standard, nell’arco di tempo di validità del piano, con un cofinanziamento a valere sul fondo regionale di solidarietà, premiando quei territori che si dimostreranno sensibili al perseguimento di tale obiettivo e penalizzando, in ordine ai trasferimenti di vario tipo, quegli enti che si dimostrassero passivi e insensibili”. Si sottolinea, inoltre, l’esigenza di incrementare il fondo regionale e di elevare il processo di integrazione fra le risorse regionali e quelle di derivazione comunitaria (“Fse”, “Fesr”, “Feasr”), per nuovi servizi alla persona, alle famiglie e alla comunità. .  
   
 

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