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Notiziario Marketpress di Martedì 08 Luglio 2008
 
   
  SALUTE: DALL’ESPERIENZA DI COOPERAZIONE TORNANO MEDICI MIGLIORI UNA PROGRAMMAZIONE REGIONALE GOVERNA TUTTI GLI INTERVENTI

 
   
   Firenze, 8 luglio 2008 - Sempre meno ricoveri umanitari, sempre più progetti di iniziativa regionale, o a bando, per assicurare l’universalità di accesso ai servizi sanitari locali, supporti al rafforzamento dei sistemi stessi, potenziamento delle infrastrutture e trasferimento di competenze e conoscenze con programmi di formazione e di scambio: ecco i pilastri su cui si basa la cooperazione internazionale che la Regione Toscana svolge in ambito sanitario, con azioni coordinate tra i due assessorati competenti. Ne ha parlato nel corso della Vii Conferenza regionale sulla Cooperazione internazionale che si è tenuto il 3 e 4 luglio a Firenze Maria Josè Caldes, dell’Azienda ospedaliera universitaria Meyer. La Toscana ha messo a punto un vero e proprio “modello” di cooperazione che fa perno su referenti delle Aziende sanitarie, di area vasta e su uno specifico comitato a liv! ello regionale che ha il compito di coordinare gli interventi,! in stre tta connessione con il partenariato locale (enti, associazioni, Ong) e di evitare la sovrapposizione, la frammentazione dei progetti e una eccesso di competitività da parte dei soggetti interessati. Una novità importante è quella rappresentata da una delibera approvata di recente dalla giunta regionale su proposta dell’assessore per il diritto alla salute Enrico Rossi, in cui si stabiliscono i criteri per la partecipazione degli operatori sanitari ai progetti stessi. Le azioni della Regione, sempre più a lungo termine nella stessa area, si svolgono negli ambiti territoriali di intervento da tempo stabiliti (Medio Oriente, Africa Sub Sahariana, Area balcanica e dei paesi arabi che si affacciano sul Mediterraneo) con specificità legate alle singole situazioni ed esigenze sanitarie della popolazione. «Una cosa molto importante – ha conc! luso la dottoressa Caldes – riguarda i nostri operatori. Per loro l’esperienza di cooperazione è straordinaria. Di solito si tratta di medici giovani che si trovano di fronte a situazioni da noi del tutto inedite e impegnative sul piano personale. Da queste esperienze tornano cambiati e il nostro sistema può contare su medici e operatori senz’altro migliori». .  
   
 

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