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Notiziario Marketpress di
Martedì 08 Luglio 2008 |
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LA DOMANDA DELLE IMPRESE: PIÙ ASSISTENZA SU MISURA E KNOW-HOW QUALIFICATO PER PRESIDIARE I MERCATI ESTERI LE CAMERE DI COMMERCIO ITALIANE E ITALIANE ALL’ESTERO NELLE PRIME POSIZIONI TRA I SOGGETTI CHE AIUTANO LE IMPRESE AD INTERNAZIONALIZZARSI
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Roma 8 luglio 2008 – L’internazionalizzazione migliora le imprese: il 51% di chi è presente all’estero da più di tre anni ha infatti rafforzato il proprio posizionamento anche sul mercato italiano. Queste imprese puntano ad un’assistenza sempre più strutturata, dedicata non solo all’avvio del percorso di internazionalizzazione (come indicato nel 70% dei casi) ma anche alle fasi di espansione e consolidamento delle posizioni raggiunte (65%), e, dopo aver “ispessito” negli anni competenze e relazioni (il 53% dichiara di aver migliorato il proprio approccio strategico ai mercati esteri), sono oggi in grado di gestire autonomamente parte delle attività internazionali. Gli imprenditori sembrano pertanto richiedere un nuovo e più proficuo dialogo con i soggetti della promozione. È quanto emerge dalla ricerca ‘Dal cavaliere solitario all’imprenditore manager - Primi risultati di un’indagine sulla domanda di servizi per l’internazionalizzazione’ condotta da Assocamerestero e Unioncamere su un campione di 300 imprese italiane presenti all’estero da almeno tre anni, con più di 10 addetti e un fatturato di oltre 5 milioni di euro. Lo studio viene presentato oggi a Roma in occasione del Ix Meeting dei Segretari Generali delle 74 Camere di Commercio Italiane presenti in 48 Paesi del mondo, durante il quale si parlerà di come la rete camerale può aiutare le imprese italiane ad “andare oltre” la presenza esportativa e consolidarsi sui mercati esteri. I primi risultati dell’indagine identificano un segmento di imprese - formato per il 48% da realtà tra i 10 ed i 19 addetti - che si caratterizza per una ”anzianità” di presenza all’estero di oltre 10 anni nell’82% dei casi. Un’azienda su cinque è presente in tutti e quattro i continenti e l’incidenza media del fatturato estero sul totale delle vendite è pari al 43,5%, con picchi che superano il 65% dei volumi di fatturato per circa un’impresa su quattro. Tra le modalità di presenza all’estero, attuali e previste per i prossimi tre anni, a prevalere sono le attività commerciali più che gli insediamenti produttivi: nell’84,4% dei casi gli intervistati vendono direttamente i propri prodotti; il 12,5% delle imprese ha aperto in loco propri uffici di rappresentanza (quota che passa al 18,5% nelle ipotesi di sviluppo) ed è circa un’azienda su dieci ad aver creato una filiale commerciale; solo il 18,4% ha accordi di subfornitura (-3,2% nei prossimi tre anni, passando al 15,2% del campione) così come il 4,5% ha uno stabilimento produttivo. Ancora poco diffusa la partecipazione a gare e appalti internazionali (17,4%), a progetti di ricerca congiunta (che coinvolgono un’impresa su dieci) e a joint venture (realizzate nel 6,8% dei casi). La prevalente attenzione per le operazioni di natura più strettamente commerciale si riscontra anche nella scelta degli strumenti più efficaci di promozione del made in Italy, che conferma la preferenza per fiere (70%) e incontri B2b (38%). Due le tipologie di servizi più utilizzati: quelli collegati ad azioni di marketing, come fiere e mostre all’estero (81,1%), missioni imprenditoriali (69,8%), informazioni sull’affidabilità di partner d’affari (64,7%), ricerca di partnership (60,7%) e analisi di mercato (59,4%); e quelli di brokeraggio informativo per l’accesso al mercato estero, come informazioni su normative doganali o regolamenti locali (75,1%), materie contrattuali (71,2%), programmazione finanziaria (65,9%) o fiscale (61,8%) e tutela del marchio o corretta etichettatura dei prodotti (61%). A prevalere è comunque un’internazionalizzazione tendenzialmente autarchica, in cui si evidenzia una maggiore tendenza all’auto-organizzazione per quelle aziende che sono presenti da più tempo all’estero e che hanno imparato a gestire autonomamente i servizi per l’internazionalizzazione, anche avvalendosi di un network di professionisti, enti, consulenti e collaboratori costruito negli anni. Ma per migliorare la propria capacità competitiva le imprese continuano a richiedere una serie di interventi di natura pubblica: il 52,2% degli intervistati chiede maggiore visibilità per le imprese all’estero, migliore assistenza, agevolazioni nell’accesso al credito, un più favorevole cambio euro/dollaro, più informazioni sui mercati esteri, un’auspicabile stabilità dei mercati nonché una più accurata tutela del made in Italy e meno passaggi burocratici connessi all’attività di internazionalizzazione. Tra i soggetti della promozione utilizzati, oltre a banche e istituti di credito (70%), appare di sicuro rilievo il ruolo del sistema camerale: il 66% delle imprese si é rivolto, nella sua espansione sui mercati esteri, alle Camere di Commercio italiane, mentre ad aver ricevuto assistenza dalla rete delle Camere di Commercio Italiane all’Estero è, in media, il 33% degli intervistati. “Un’impresa su tre riconosce nelle Ccie una rete di fiducia cui rivolgersi per portare a compimento il suo percorso di internazionalizzazione. Il nostro obiettivo è dunque quello di migliorare la qualità dei servizi per offrire risposte sempre più in linea con la crescita della domanda” afferma Edoardo Pollastri, Presidente di Assocamerestero. “questo Meeting dei Segretari Generali delle Camere di Commercio Italiane all’Estero – prosegue Pollastri – rappresenta dunque, in modo particolare, un momento di riflessione e di confronto per l’ideazione di servizi innovativi da parte dei manager che dirigono le Ccie”. Ad oggi, la soddisfazione nei confronti dei diversi fornitori è tendenzialmente medio-alta (67%) ed i motivi di insoddisfazione sono legati più al livello di specializzazione di alcuni fornitori (46,5%) che ad un problema di costi (28%) o di tempi di risposta (21%). Questo sistema imprenditoriale esprime dunque una domanda sempre più qualificata e, a fronte di un adeguato servizio, è disposto ad investire proprie risorse e ad accettare tempi di realizzazione non necessariamente brevi. “Le imprese italiane chiedono di essere assistite con qualità e continuità: due elementi che caratterizzano da sempre la politica di servizio delle Camere di Commercio italiane” sottolinea Alessandro Barberis, Vice Presidente di Unioncamere delegato per l’internazionalizzazione. “Molto c’è ancora da fare e, sebbene il sistema camerale italiano rappresenti oggi un soggetto di primissimo riferimento per l’impresa sulle attività di internazionalizzazione – continua Barberis – possiamo certamente, anche grazie alla collaborazione con le Camere di Commercio Italiane all’Estero, rendere ancora più incisiva la nostra azione di supporto”. . |
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