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Notiziario Marketpress di Lunedì 14 Luglio 2008
 
   
  SILENZIO PREGO, COMPUTER ASSORTI IN CONTEMPLAZIONE!

 
   
  Bruxelles, 14 luglio 2008 - Le macchine riescono a pensare? Oppure, cosa più importante, pensiamo che esse pensano? Questa è la domanda che una squadra di ricercatori finanziati dall´Ue si è posta, e la risposta sembra essere "sì", se la macchina in questione assomiglia a un essere umano. I risultati da loro ottenuti fanno sorgere ulteriori domande per i ricercatori futuri. Lo studio, guidato dal dott. Sören Krach e dal prof. Tilo Kircher dalla Clinic for Psychiatry and Psychotherapy all´Università Rwth Aachen in Germania, viene pubblicato nel numero del 9 luglio della rivista online ad accesso libero Plos One. La squadra ha esaminato il modo in cui la gente interagisce con i computer, e più specificamente se le persone reagiscono in modo diverso ai computer che hanno un aspetto più "umano". I partecipanti allo studio hanno giocato al "dilemma del prigioniero". Sviluppato dalla Rand Corporation, questo importante gioco mette in competizione due persone. Nella finzione, entrambi i giocatori vengono arrestati dalla polizia e interrogati separatamente. Ciascun giocatore ha la possibilità di essere liberato se testimonia contro l´amico, che viene condannato a dieci anni di prigione. Tuttavia, se entrambi rimangono in silenzio, tutti e due finiscono in prigione per sei mesi. Questo scenario è stato adattato nel corso degli anni per andare fino in fondo su una serie di teorie socio-politiche. In questo studio i partecipanti venivano posti contro quattro diversi compagni di gioco: un normale computer portatile, un robot Lego progettato in modo funzionale, il robot antropomorfico Barthoc Jr e un essere umano. Tutti i compagni di gioco seguivano la stessa sequenza, un fatto che tuttavia non era rivelato ai partecipanti. I ricercatori hanno osservato che i partecipanti giudicavano il robot antropomorfico come maggiormente competitivo e meno cooperativo rispetto al robot funzionale e al computer. Il compagno umano e il robot antropomorfico non venivano percepiti in modo diverso per quanto riguarda la competitività. Essi hanno anche notato che i giocatori umani ritenevano che fosse più piacevole interagire con il robot antropomorfico e che questo fosse più simpatico rispetto al robot funzionale. Per i partecipanti, lo stesso aspetto del robot antropomorfico veniva valutato come più umano e le vittorie contro di esso provocavano sensazioni più piacevoli rispetto alle vittorie contro il robot funzionale o contro il computer. Questo studio fornisce le prime prove che il grado di somiglianza agli esseri umani di una "persona" corrispondente influenza la percezione, la comunicazione e il comportamento. Essi sono riusciti a mostrare che questa modulazione è lineare; quindi, quanto più un agente o un´entità mostra caratteristiche umane, tanto più la gente costruisce un modello della sua "mente". Le scoperte permettono anche ai ricercatori di concludere che gli esseri umani alterano il modo in cui si comportano in base a quanto umano appare un robot. Inoltre, quanto meno umano appare un robot, tanto più essi si aspettano che esso agisca in modi a loro "estranei". Ciò che questo suggerisce è che quanto più un robot assomigli a un umano, tanto più gli umani si aspettano che esso agisca come un essere umano. L´ue ha sostenuto la ricerca attraverso il progetto Cogniron ("Cognitive robot companion"), che è finanziato nell´ambito dell´area tematica "Tecnologie per la società dell´informazione" (Tsi) del Sesto programma quadro (6°Pq). Per ulteriori informazioni, visitare: http://www. Plosone. Org/doi/pone. 0002597 .  
   
 

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