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Notiziario Marketpress di Giovedì 07 Settembre 2006
 
   
  DOMUS PORTA LA COREA DEL NORD ALLA 10. MOSTRA INTERNAZIONALE DI ARCHITETTURA PRESSO LA BIENNALE DI VENEZIA

 
   
   Milano, 7 settembre 2006 - domus partecipa alla 10. Mostra Internazionale di Architettura presso la Biennale di Venezia (10 settembre – 19 novembre) con ‘Fiction Pyongyang’, installazione presente al Padiglione Italia che raccoglie tre anni di ricerche e progetti condotti dalla rivista sulla capitale della Corea del Nord. Una ricerca iniziata con un viaggio da cui sono scaturiti un lungo reportage pubblicato sulla rivista (domus giugno 2005), un dibattito internazionale e il lancio di una consultazione internazionale di idee per la ricostruzione della piramide del Ryugyong Hotel, alla quale hanno risposto da tutto il mondo oltre 120 studi di progettazione (domus giugno 2006). Grazia ad un sistema avvolgente di proiezioni il visitatore si trova immerso negli incredibili e sconosciuti spazi di Pyongyang. Le immagini sono state realizzate dal fotografo-artista italo-tedesco Armin Linke e da fotografi e ricercatori di domus. I filmati e le fotografie sono alternati con dati, statistiche, mappe. Un compendio di documentazione multimediale che svela a chi visita l’installazione le condizioni di vita estreme dell’ultima città inaccessibile del mondo contemporaneo. “L’iniziativa di domus ha focalizzato l’attenzione sulla capitale nord-coreana con l’obiettivo di lanciare un ponte verso un paese chiuso, un regime dittatoriale del quale si sa ancora oggi ben poco” spiega Stefano Boeri, direttore di domus. Grazie a questa indagine domus è ora in grado di ricostruire la misteriosa vicenda della ricostruzione di Pyongyang. Rasa al suolo dai bombardamenti aerei del 1952, la città fu ricostruita in pochi anni sulla base del disegno del dittatore Kim Il Sung e del suo staff di architetti sulla base di una operazione ante litteram di photoshop urbanism, ovvero attingendo da un catalogo di monumenti e temi dell´architettura mondiale di tutte le epoche. Accanto agli insediamenti residenziali ripresi dal modello sovietico, la riedificazione della città si è infatti basata sulla ricostruzione di alcuni dei più celebrati monumenti della storia dell’architettura mondiale: dalle piramidi egizie a Albert Speer, da Violette Le Duc a Ludwig Hilberseimer. “Pyongyang ha metabolizzato gli archetipi della storia dell’architettura del mondo intero nel corpo di una città totalmente “altra” da qualsiasi modello urbano democratico. I paesaggi di Pyongyang sono dunque allo stesso tempo perturbanti e abituali. Una città cupa e insieme spettacolare; in alcuni punti familiare, anche se geneticamente autarchica e dittatoriale. ” commenta Boeri Ma come si presenta Pyongyang? Boeri: “Immense strade vuote, senza macchine negozi e biciclette. Gruppi sparuti di individui in coda in attesa dei pochi mezzi pubblici. Dietro ai grandi cartelloni floreali e alle aiuole ornate da statue di gesso svettano i ‘giganti’ : Edifici di 200 metri - un’immensa sfera, un immenso arco con due figure femminili, un immenso anello…- che punteggiano la città come montagne di un altopiano deserto. I ‘giganti’ sovrastano lo spazio pubblico vuoto: il set abbandonato di una città-cinema, pensata per ospitare grandi scene di folla. E al centro di questa scena, gigante tra i giganti, il Ryugyong Hotel. Un piramide in cemento armato alta 330 metri, costruita nel 1987 in preparazione dei Giochi della Gioventù e mai terminata, monumento spettacolare e involontario ai ruderi di una dittatura politica”. .  
   
 

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