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Notiziario Marketpress di Lunedì 14 Luglio 2008
 
   
  MEETING DI SAN ROSSORE “CONTRO IL RAZZISMO” SOFTWARE LIBERO, STRUMENTO DI LOTTA ALL’ESCLUSIONE SOCIALE L’USO DELLA RETE E DELLE NUOVE TECNOLOGIE PER ABBATTERE GLI STECCATI

 
   
   San Rossore (Pi), 14 luglio 2008 - «Il software libero non è solo un’opzione economica, ma soprattutto etica e politica, che attraverso la libertà di condivisione dei contenuti tende alla costruzione di una comunità più solidale. Per questo l’uso del software libero a nostro giudizio trova giustificazione addirittura nella Carta Costituzionale, che richiama la libertà di pensiero e manifestazione, il pluralismo informativo, la libertà di inziativa economica, la libertà di cultura, l’uguaglianza e il valore della mutualità». Marco Ciurcina, presidente dell’Associazione per il software libero, ha in questo modo delimitato il terreno del dibattito pomeridiano nella Tenda Gandhi su “Tecnologia e partecipazione: i nuovi confini dell’esclusione”. Ha così colto l’invito del vicep! residente Federico Gelli, che ha aperto la discussione sottoli! neando i l tema del divario digitale come elemento di emarginazione, contro cui la Regione ha avviato una battaglia decisa, anche attraverso un contributo europeo, che ha come obiettivo il 2010. «Entro questa data – ha sottolineato - contiamo di superare un gap tecnologico che abbiamo individuato, e che non consente a 450mila cittadini e 30mila imprese toscane di avere accesso alla banda larga. Con ovvie conseguenze sulla capacità di partecipazione e sulla competiitività con il sistema d’impresa europeo». Ha poi preso la parola Maurizio Pagani, vicepresidente dell’Opera Nomadi, che ha riconosciuto come apparentemente la cultura zingara appaia lontana da quella informatica. «In realtà stiamo ricevendo molte richieste di insegnamento dalla comunità. L’esigenza nasce dal bisogno di comunicare e di ampliare le possibilità di ricerca di lavoro. Ma devo anche registrare molta attività in Europa, ! all’est in particolare, dove si è compreso la possibilità dell’informatica come strumento di emancipazione». «Noi immigrati dobbiamo molto alla new technology, è ossigeno», ha detto Papa Demba, del Coordinamnto dei Consigli degli stranieri della Toscana. «Con questo strumento comunichiamo con i nostri familiari in tempo reale. Mentre fino a qualche anno fa, una lettera ci impiegava anche due mesi ad arrivare. Ma possiamo anche dialogare tra noi e scambiarci idee e opinioni. Una grande opportunità che ci aiuta a integrarci, a imparare la politica per integrarci sempre di più ed essere una risorsa su cui investire». La conosce anche il sindaco di Lari Ivan Mencacci l’importanza delle “Rete” quale strumento di partecipazione, lui che ha istituito perfino l’assessorato all’innovazione tecnologica. Da un sondaggio tra i cittadini è uscito chiaro che lo stru! mento che preferiscono per essere contattati e partecipare, do! po il co ntatto diretto, è il contatto telematico. «Una risposta concreta alla voglia di partecipazione», ha sottolineato Mencacci. «Le democrazie spesso sono oligarchiche: decidono in pochi e la scarsa partecipazione non permette di avere il miglior prodotto possibile», spiega l’assessore alla partecipazione della Toscana, Agostino Fragai aggiungendo che «la tecnologia è uno strumento sicuramente utile per un salto di qualità». A partire dal rapporto con gli immigrati. «Rispetto ai cittadini autoctoni - spiega Marcello Maneri dell’università Bicocca di Milano - gli stranieri hanno in genere un accesso più avanzato alle nuove tecnologie. Ma le usano per rimanere in contatto con i loro paesi di origine, mancano in genere le condizioni per un accesso ad uno spazio pubblico». Lo sa bene Giuseppe Carovani della Consulta per l’immigrazione dell’Anci Toscana, ch! e ricorda l’esperienza degli sportelli per stranieri in quaranta comuni toscani, primo aiuto per l’accesso a servizi e le relazioni con il resto della comunità. Ultima frontiera il diritto di voto, «non senza però un pieno riconoscimento dei diritti sociali - ricorda Fragai - che deve andare di pari passo» . .  
   
 

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