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Notiziario Marketpress di Lunedì 08 Settembre 2008
 
   
  QUELLA DESALINIZZATA HA COSTI COMPETITIVI ED È DI BUONA QUALITÀ ANCHE L’ACQUA DI MARE PER LA SETE DELLA TOSCANA ALLO STUDIO DISSALATORI LUNGO LA COSTA E NELLE ISOLE DELL’ARCIPELAGO

 
   
  Firenze, 8 settembre 2008 - «Oggi in Toscana possiamo produrre, ricavandola da quella marina, meno di 3. 000 metri cubi al giorno di acqua potabile. Invece si può e si deve fare di più. E’ arrivato il momento di potenziare questa nostra capacità, attraverso un uso intelligente dei dissalatori. Partiamo dal raddoppio di quello del Giglio e dalla ultimazione dell’impianto di Giannutri, per contribuire a risolvere i problemi idrici delle isole dell’Arcipelago. Intanto porteremo la nostra capacità a 4. 300 metri cubi al giorno. Poi verificheremo se è possibile realizzarne altri lungo la costa, a partire da Punta Ala e Scarlino. Destineremo a questo scopo una parte dei 5 milioni di euro previsti per quest’anno dal Patto per l’acqua». L’assessore alle risorse idriche, Marco Betti, ha scelto questo inizio di ennesima estate siccitosa per fare il punto della situazione regionale e per lanciare la sua idea di u! n sistem a di dissalatori che si aggiunga ai due già esistenti. «Ormai – precisa Betti – questa tecnologia ha raggiunto costi competitivi. Basti pensare che un dissalatore capace di servire 100. 000 abitanti costa 1 milione di euro e ha spese di gestione che variano da 0,75 centesimi ad 1 euro e 50 al metro cubo di acqua prodotta. Significa che ricavare 1 litro di acqua potabile da quella marina costa al massimo 15 millesimi di euro, cioè 2,9 delle vecchie lire. Se a ciò si aggiunge che alimentando gli impianti con pannelli fotovoltaici anche il consumo di energia si riduce, che l’acqua trasportata con le bettoline costa 30 euro al metro cubo e a parte lo spreco energetico nel 2004 abbiamo speso per questo 4 milioni di euro, ben si dimostra come un dissalatore si ripaghi ampiamente, e in poco tempo». E per convincere della qualità dell’acqua dissalata, l’assessore Betti cita l’esempio della regione s! pagnola di Murcia, dove 2,3 milioni di abitanti ricevono dall’acquedotto locale acqua proveniente per tre quarti dal mare e per un quarto dal fiume. L’assessore ha organizzato anche un assaggio di acque con voto finale, riservato ad una giuria di giornalisti, ai quali ha proposto cinque diverse acque potabili, da quella dell’acquedotto, ad una delle minerali in commercio, all’acqua dissalata che gli spagnoli vendono in bottigliette da mezzo litro. «Aiutare le zone più siccitose come le coste grossetane utilizzando l’acqua di mare – conclude l’assessore – significa poter far fronte al picco delle richieste estive causate dalla forte presenza turistica, risparmiare l’acqua dell’Amiata e ridurre gli effetti del cuneo salino, cioè l’intrusione dell’acqua salata nelle falde di quella dolce. Ovviamente il primo obiettivo da cogliere è quello di ridurre gli sprechi, favorire il ! riutilizzo e l’uso razionale della risorsa, ma nell&rsqu! o;acqua di mare possiamo avere un valido alleato in più contro la sete della Toscana». Scheda Da quelli esistenti agli impianti in corso di realizzazione Dissalatori: gli alleati nella battaglia per l’acqua Costi competitivi, buona qualità e gestione ecoefficiente di Tiziano Carradori Firenze La Toscana, fino ad oggi, ha fatto ricorso ai dissalatori soprattutto per contribuire a risolvere il problema della sete delle isole dell’Arcipelago. Vediamo qual è la situazione e quali gli sviluppi già in corso nel settore della dissalazione. Gli impianti esistenti. Si tratta di quelli Capraia (un dissalatore ad osmosi inversa capace di produrre fino a 500 metri cubi di acqua potabile al giorno) in funzione dal 2005 e di quello di Giglio Bonsere (attivo dal 2004) che produce circa 2. 000 metri cubi al giorno. Quelli in corso di realizzazione. A Giglio Campes! e è in corso la costruzione di un dissalatore dal 1. 200 metri cubi al giorno, mentre a Giannutri entro l’estate dovrebbe essere inaugurato un impianto da 100 metri cubi giorno, che come deposito utilizzerà cinque cisterne romane interrate e comunicanti tra loro. I costi e i finanziamenti regionali. Quello di Capraia è costato 1,4 milioni di euro e quello del Giglio 2,5. Per l’impianto di Giglio Campese si spenderanno altri 2 milioni, mentre quello di Giannutri costa 600. 000 euro. La Regione ha finanziato gli interventi con 3,2 milioni di euro, dal 30% dei costi per quelli del Giglio, al 100% di quello di Giannutri, passando per il 90% di quello di Capraia. Un risparmio evidente. Il risparmio per le casse regionali è stato evidente. Basti pensare che nel solo 2004 rifornire con bettoline tutte le isole dell’Arcipelago è costato 4 milioni di euro e che un metro cubo di acqua potabile trasportata con le chiatte-cis! terna costa circa 30 euro, cioè 40 volte di più ! di un me tro cubo di acqua dissalata. L’esempio spagnolo. Durante l’incontro tra gli amministratori di cinquanta regioni europee per discutere di temi ambientali tenutosi a Saragozza nel giugno scorso e al quale era presente l’assessore Betti in rappresentanza della Toscana, è stato citato l’esempio della regione spagnola della Murcia, in cui nelle case di 2,3 milioni di abitanti attraverso le tubazioni dell’acquedotto arriva una miscela fatta per tre quarti da acqua dissalata e per un quarto di acqua di fiume, anch’essa potabilizzata. L’acqua spagnola “desalada” viene anche commercializzata in bottiglia, come una qualsiasi minerale. E quello del porto di Cecina. Nell’ambito della realizzazione del nuovo porto turistico di Cecina, oltre a predisporre una struttura energeticamente autonoma grazie all’uso di un impianto fotovoltaico da 1 megawatt, è prevista anche la realizzazione di un dissalator! e da 1. 000 metri cubi al giorno, in grado di produrre acqua potabile e, grazie ad impianto solare termico, anche acqua calda. Il nuovo porto sarà quindi idricamente autosufficiente ed indipendente dall’acquedotto comunale. Come funziona un dissalatore. L’acqua di mare arriva nel dissalatore tramite una pompa. Con il metodo dell’osmosi inversa passa, con una pressione di circa 60 atmosfere, attraverso alcune membrane. Questa procedura consente di eliminare non solo i sali presenti ma anche tutti i microrganismi, patogeni e non, fornendo quale prodotto finale un’acqua purissima, detta “acqua osmotizzata”. Prima di essere immessa in rete viene demineralizzata. L’acqua prodotta dai dissalatori ha ottime caratteristiche qualitative. Un possibile piano per la costa toscana. Secondo le stime dei gestori idrici organizzati nella Cispel, in Toscana si potrebbe arrivare a produrre fino a 71 milioni di metri cubi di acqua di! ssalata all’anno, attraverso la realizzazione di nuovi i! mpianti. Due da 20 milioni di metri cubi ciascuno potrebbero essere collocati lungo il litorale livornese-pisano e lungo quello piombinese, quattro da 7 milioni ciascuno lungo le coste della Versilia, all’Elba, nella zona tra Follonica e Punta Ala, a Porto Santo Stefano e a Orbetello-capalbio. Il consumi e la situazione delle acque in Toscana. In Italia il consumo medio di acqua potabile è di circa 213 litri al giorno per abitante. Solo 3 di questi servono effettivamente per uso potabile. Il 30% finisce nelle fognature dopo essere stata utilizzata per i servizi igienici. Ogni anno in Toscana vengono prelevati circa 1 miliardo di metri cubi. Il 45% serve per usi potabili, il 34% è assorbito dall’industria, il 20% dall’agricoltura e l’1% dall’allevamento. I consumi sono in aumento. Al momento il 47% dell’acqua utilizzata proviene da pozzi, il 26% da sorgenti, il 25% da corsi d’acqua e il 2% da invasi. . .  
   
 

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