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Notiziario Marketpress di Lunedì 08 Settembre 2008
 
   
  "TRASPORTI, MINISTERO PRIGIONIERO DELLE LOBBY"

 
   
   Rozzano, 8 settembre 2008 - "L´anas? Un buco nero della macchina amministrativa, un centro di potere enorme al quale, se provi ad avvicinarti con un dito, te lo trovi tagliato". "Un´azienda che avrebbe avuto bisogno di un rinnovo del management: noi ci abbiamo provato, ma non è stato possibile, perché gli inserimenti di professionalità esterne non sono stati accettati": gli ex ministri dei Trasporti Alessandro Bianchi e Pietro Lunardi, in un´intervista a due che appare sul numero di agosto di "Quattroruote", puntano entrambi il dito contro "la gestione basata su logiche autoferenziali", secondo le parole di Bianchi, dell´ente che amministra oltre 31. 000 km di strade italiane. Ma la società diretta da Pietro Ciucci non è l´unico bersaglio dei due tecnici, che per "Quattroruote" stilano un bilancio della propria esperienza di ministri. Il professor Bianchi, già rettore dell´Università di Reggio Calabria, denuncia che "in quella posizione si è prigionieri delle lobby: è un mondo dove non esiste né destra né sinistra, ma soltanto interessi da tutelare, che vengono rappresentati nelle forme più inattese". Allo stesso modo, l´ingegner Lunardi non risparmia qualche frecciata contro Giulio Tremonti: "Un uomo intelligente e capace, però da economista puro si tiene stretti i soldi perché vuole abbassare il debito pubblico. Ma sullo sviluppo bisogna investire". Ed entrambi criticano senza mezzi termini l´eccessiva autonomia delle Regioni: Bianchi afferma che "c´è un malinteso senso del regionalismo, se non del localismo, che sta recando gravi danni al funzionamento complessivo. In molte Regioni si sente parlare dello Stato come un intruso. Questo è di una gravità paurosa", un´affermazione di fatto condivisa dal "nemico" Lunardi, che sottolinea come "su certe linee guida, soprattutto per problemi ultraregionali come il sistema arterioso dei trasporti, deve esserci una cabina di regia centrale. Anche noi abbiamo fatto una fatica enorme a metterci d´accordo, perché i presidenti di Regione si sentono governatori e dicono che a casa loro decidono da soli. Da questo punto di vista c´è sicuramente ancora da fare molto". . .  
   
 

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